martedì 27 settembre 2011

Presentazione del libro LA FISICA UNIGRAVITAZIONALE di Renato Palmieri

La prima volta che m’imbattei, o meglio mi scontrai, con Renato Palmieri fu nel lontano 1971, quando, di buon mattino, un mio carissimo amico, il cui nome mi piace qui ricordare, Quinto Quinzii, mi riscosse dal sonno all’improvviso apostrofandomi in tal modo: “Luciano, non ti alzi fino a quando non hai letto questo libriccino!”.

I molti interessi in comune, il tono perentorio, il titolo “Introduzione alla Fisica Unigravitazionale” ed il fatto che anche il mio amico fosse un fisico mi indussero a scorrerne le poche pagine. Dopo circa un’ora il libro era tornato al portatore con un lancio perfetto.

Passarono alcuni giorni e quel senso di malessere che deriva inesorabilmente dalle reazioni spropositate mi riportarono sul luogo del delitto: effettivamente nella formula newtoniana della gravitazione universale non era presente il parametro densità!

“Ok, Tino, fammi conoscere l’uomo nato due volte”.

Fu un’esperienza appagante sul piano dell’intelligenza e della logica perché il mio interlocutore usava quelle stesse capacità di sintesi che mi avevano sempre fatto preferire Leonardo a Galileo.

Iniziò, allora, un duello che nel corso di più di trent’anni ha avuto come scenari conferenze, incontri con esponenti della fisica ufficiale, apparizioni sui media (Costanzo show), pubblicazioni ed ovviamente Internet.

Esporre qui, anche per sommi capi, la teoria della propagazione ondulatoria eccentrica sarebbe come derubare il lettore del godimento visivo di una successione di albe e tramonti che, in maniera gaia ed ironica, si lasciano esplodere come fuochi d’artificio; più opportuno è giocare ai dadi lanciando sul tappeto una serie di informazioni atte a suscitare la curiosità dei sacri e dei profani (il libro è alla portata di tutti) e che troveranno la loro completa esplicitazione sulle pagine del WEB.

Insomma, se da una parte era vero che il piccolo professore si era fatto ampiamente notare, dall’altra nessuno resisteva alla sua incalzante dialettica che costringeva oppositori, qualificati e no, a repentine chiusure mentali con la conveniente scusa di non aver tempo da perdere; ma la perversa politica dell’incuranza a volte presentava qualche falla: nell’edizione della EST Mondadori del 1964 alla voce “Meteorite” si legge, a proposito dei frammenti di uno stesso meteorite, “... quelli di massa maggiore continuano a velocità maggiore e perciò hanno un percorso più lungo” (vol. VI, pag. 731); nella riedizione del 1970, dopo una lettera di contestazione da parte di Palmieri, si legge invece “… quelli di massa maggiore hanno un percorso più lungo” (vol. VIII, pag. 368). Veniva silenziosamente omessa la spiegazione in base alla velocità, ovviamente non più soddisfacente, rendendo il tutto ancor più nebuloso e lasciando, poi, completamente insoddisfatti gli spettatori televisivi che nel luglio del 1994 osservarono i frammenti più piccoli della cometa Shoemaker-Levy schiantarsi per primi su Giove.

Si riapriva il discorso della caduta dei gravi di Eötvös e si rivalutavano i dubbi espressi dallo stesso onesto Galilei : in caduta, nel vuoto, il corpo dotato di minor massa arriva prima.

Intanto la messa a punto dell’ “equazione cosmologica” e del programma Olopoiema aveva aperto nuovi orizzonti di ricerca: se la fisica è anche filosofia, cioè sforzo interpretativo della realtà che ci circonda, il modello unigravitazionale non poteva ignorare le applicazioni della mente umana nei settori cosiddetti non scientifici.

Il messaggio esoterico degli artisti del passato, da Piero della Francesca a Dalì, il codice geometrico delle Piramidi e delle Cattedrali, l’interpretazione matematica delle misure della Bibbia, diventavano trasparenti nell’applicazione di un'unica formula che contemplava le caratteristiche del numero d’oro j e del suo apparente antagonista p.

L’associazione dell’ altare degli olocausti agli anelli di Newton o allo scudo del Centurione nella Deposizione di Antelami , la costruzione astronomica di Orléans e di Napoli, l’accostamento dell’icosaedro di Holyrood ai virus, non sono voli pindarici ma espressione della stessa rete viaria che secondo un disegno teleonomico ha costruito il cosmo.

Ad un fisico non si può chiedere chi ha costruito l’universo, gli si può soltanto chiedere come è stato costruito: alla seconda domanda Renato Palmieri potrebbe aver già risposto, alla prima il pensiero non può che andare al “Giardino delle Delizie”, al “soffiatore” di Bosch, al Primo ed Immobile Motore.

Luciano Cattaneo

Fisico Ricercatore


Fonte:

dalla Presentazione del Libro

"La fisica unigravitazionale"

di Renato Palmieri

l'immagine del post è la prima pagina di un quaderno dove Renato Palmieri

prese il suo primo appunto per la sua ricerca 37 anni fà

http://xoomer.virgilio.it/cid12/


sabato 24 settembre 2011

PIU' VELOCI DELLA LUCE?: "LA FISICA UNIGRAVITAZIONALE" di Renato Palmieri

Richard Bach nel suo libro "IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON" si soffermava su alcuni principi di fisica:

"Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri." ...."Scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che noi apprendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, con le stesse limitazioni.",

ma ciò restava limitato nel gioco dell’immaginazione e della fantasia di uno scrittore anche se secondo me anche lui era un’angelo caduto.

Il nucleo creativo della ricerca sulla fisica unigravitazionale di Renato Palmieri (professore di latino e greco antico di Napoli) viene descritta più che come metafore o meglio opera, in un libro o trattato di 356 pagine pubblicato nel 2006 dall’Istituto Italiano per Gli Studi Filosofici di Napoli, studi i suoi che risalgono a circa 37 anni fa.

Ultimamente a seguito di alcune sue conferenze tenute agli inizi del 2011 presso l’Istituto degli Studi Filosofici di Napoli, un giornalaio ops scusate un giornalista di Roma scriveva su “IL FATTO QUOTIDIANO” un articolo

http://www.girodivite.it/Il-Fatto-Quotidiano-ovvero-la.html

definendo le sue tesi "sciempiaggini". Ora speriamo che possa ricredersi delle sue e fargli pubbliche scuse.

Questo scriveva alcuni anni fà Renato nel suo libro (ripeto pubblicato nel 2006):

“L’esperimento dei fisici di Ginevra ha dunque dimostrato , senza che essi ne siano consapevoli, la realtà di una telepatia fotonico, che è fenomeno ordinario di tutta la natura e che si riscontra, in modo meravigliosamente estetico, nelle manifestazioni sensibili di quel miracolo che si chiama AMORE.”

Che sia stato anche chiarovegente?

Ha anticipato il risultato anche dell’esperimento, telepatico?

No il fatto è che lui poteva viaggiare ad una velocità superiore a quella delle luce già anni fà e quindi la sua macchina del tempo gli ha permesso di arrivare anche prima di noi a questa notizia dell’ANSA.IT pubblicata solo il 23 settembre 2011

http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2011/09/23/visualizza_new.html_699325134.html

Lo dicevo io che quando andavo a casa sua a trovarlo lui mi apriva le porte del paradiso!

http://www.girodivite.it/Renato-Palmieri-ci-apre-una-porta.html

‎"Muoversi l’amante per la cos’amata come il senso e la sensibile e con seco s’unisce e fassi una cosa medesima. L’opera è la prima cosa che nasce dall’unione. Se la cosa amata è vile, l’amante si fà vile. Quando la cosa unita è conveniente al suo unitore, li seguita dilettazione e piacere e sodisfazione. Quando l’amante è giunto all’amato, li si riposa. Quando il peso è posato, li si riposa. La cosa cognusciuta con nostro intelletto" (Leonardo Da Vinci).

Renato Palmieri non disdegna, anzi gradisce autodefinirsi un "eretico" e considerato che lui è stato professore di latino e greco antico e ben consapevole del fatto che l’etimologia di questo termine deriva dal verbo greco "AIERO"= scelgo, preferisco, approvo un’opinione, eleggo una parte; quindi "ERESIA" = aireis = "scelta"!

Lui è un estimatore di Feyrabend ed in particolare del suo notevolissimo saggio "CONTRO IL METODO" .

Avendo fatto gli studi classici lui nel suo libro cita dell’Eneide Anchise che parlando ad Enea della dottrina pitagorica dell’anima universale (che lui prende a base di riferimento per i calcoli sull’espressione cosmologica) cita:

"U/n soffio alimenta da dentro (le cose) ed una mente diffusa per le membra muove la massa universale e si mescola al grande corpo".

Oggi, così la stessa "Biologia delle credenze", con queste nuove conferme alle tesi di Renato Palmieri, cambierà l’approccio della presa in cura dei malati, attraverso l’amore. Be si adesso lo avete compreso anche voi perchè tento di stupidirmi anch’io per diventare clown dottore.

Insomma il "cambio del paradigma" era già nell’aria da tempo, io come patafisico e scienziatissimo inventore della Moto del Tempo me ne ero accorto, che il XXI secolo sarà la conferma e la realizzazione di un nuovo uomo.

Nell’ambito della biologia lui si chiedeva già 37 anni fa: "..come mai il Bruco ha gli stessi geni di una farfalla?

Renato è uomo di dubbi permanenti e come un bambino di 88 anni quando ha nuovi ospiti a casa sua, oltre ad offrire sempre una pizza ed una birra a testa alla fine della sua lezione, la prima cosa che gli dice, appena seduti sul tavolo in cucina, forse suggerito anche da Benedetto Croce:

"La maggior parte dei professori hanno definitivamente corredato il loro cervello come una casa nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita; da ogni minimo accenno di dubbio...diventano nemici velenosissimi, presi da una folle paura di diverso ripensare il già pensato e doversi mettere al lavoro".‎...

”ecco (aggiunge)… io non vorrei essere portato ne in processione da voi come a San Gennaro, ma neppure essere ascoltato per le cose nuove che vi dirò come cose non possibili. Ecco ora che state qui un po’ con me, donatevi per almeno qualche ora di tempo, la libertà di avere dei dubbi su quel che conoscete già ed aprite il vostro cuore alle cose che vi comunicherò, della mia ricerca”.



I neutrini del CERN: ovvero, il trionfo del Fotone Unigravitazionale

di Renato Palmieri

"Nessuno poteva immaginare che una notizia diramata da fisici sperimentali, dopo tre anni di prove (ieri, 22 settembre 2011), fornisse l'assoluta prova matematica della parte più difficile di questa opera: la sezione IV riguardante le dimensioni e le funzioni del fotone, la particella unica e fondamentale della materia. Diamo qui una sintesi molto ridotta del problema, sull'onda del suo carattere sconvolgente e dell'urgenza di offrirne un'informazione corretta nel mare di commenti suscitati.


La chiave del mistero fisico-matematico sta nei §§14-16 di quella sezione (essendo necessaria a rigore l'intera lettura di essa). Indichiamo col solito c il valore empirico della velocità della luce nel vuoto di circa 300000 km/s (propriamente 299792,458 km/s). Ma tale simbolo ha tre versioni differenti: relativistica, tradizionale, unigravitazionale.

La prima è nata dalla erronea lettura dell'esperimento Michelson-Morley (come dimostriamo tante volte: v. NOTA a "Bilancio storico") ed ha l'incredibile caratteristica della cosiddetta "costanza", puramente dommatica. E', quindi, la prima insanabile vittima dei neutrini più veloci della luce.

La seconda, più ragionevole, ma senza spiegazione del limite, presenta giustamente la componibilità (al posto della costanza), come per l' "aberrazione siderea". Ma, a causa del limite, viene anch'essa spazzata via dai neutrini superveloci.

Ed ecco la terza, quella unigravitazionale, il cui limite empirico - lo stesso delle altre due, ma spiegato con una debole resistenza dell'etere - è però flessibile!, fino a un limite teorico superiore, di carattere ondulatorio, indicato nel §14: precisamente 1,035288c (la notazione greca, in dimensioni fotoniche ε/τ, equivale a c: v. fine di §15). In questo modo, tra il comune limite empirico di 1c e quello solo ondulatorio di 1,035288c trova posto una lieve superabilità del primo, che le altre due versioni della velocità della luce non consentono, oltre a non possedere una qualche reale spiegazione del limite.

Questo limite più ampio alle velocità corpuscolari è sfruttato dalle particelle neutriniche, in particolari condizioni, per correre a una velocità superiore a c. Ebbene, gli esperimenti del CERN danno un risultato di circa 300006/300000 km/s=1,00002c, in perfetto accordo col ragionamento unigravitazionale.

Napoli, 23 settembre 2011

E qui a volte cita anche Feyerbend ".. la condizione della coerenza, la quale richiede che le nuove ipotesi siano in accordo con teorie accettate, è irragionevole, in quanto preserva la teoria anteriore, non la teoria migliore".

E, già citazioni per citazione adesso ve ne dico anch’io una che mi ha scritto tempo fa il mio Angelo custode Mercuzio:

“Merita il nome di sapere soltanto ciò che conferisce il giusto ordine all’anima”.

Be devo confessarvi una cosa io credo che pure Renato sia un angelo ma non lo dice.

Ogni volta che vado a casa sua a trovarlo vedo sempre un anima infinita....che viaggia nello spazio tempo ad una velocità superiore a quella della luce.

Ma questa è un’altra storia, che appena potrò vi racconterò.


NOTA BENE: APPUNTAMENTO A CASA DI RENATO E' PER MERCOLEDI 28 SETT. ORE 17,00 max 7 partecipanti
INFO:
SMS +393384122630

nanosecondo54@alice.it

lunedì 12 settembre 2011

FISICA UNIGRAVITAZIONALE: "L'AMORE E' UNA LEGGE UNICA!"

Chi ha la fortuna e il piacere di conoscere di persona Renato Palmieri, non si rende conto esattamente del dono, fino a quando, come me ora, non continua ad avere davanti agli occhi i suoi occhi, sperando e augurandosi di conservare, alla veneranda età di 87 anni, lo stesso luccichio, la stessa brillantezza, la stessa profondità e leggerezza, come il mare del Golfo di Napoli, che spettacolarmente si apre al nostro sguardo, dalla sua terrazza, di fronte alla certosa di San Martino: "alle porte del paradiso" ci conduce così Nanos.



Una serata indimenticabile, ieri, e amici cari, la cosa giusta al posto giusto al momento giusto. Renato, fisico unigravitazionale ed ex professore di latino, con una semplicità e dovizia uniche ci spiega come, dal geranio all'orchidea al corpo umano si riproponga la forma pentagonale nonché uno schema riassuntivo delle principali funzioni del corpo, il macrocosmo che si riflette nel microcosmo, secondo un ordine spiegabile dall'equazione a cui è giunto lui, l'equazione cosmologica. Ce la dettaglia, ritrovo le nozioni di coseno, arco coseno, di limite, di logaritmo. Rispolvero quanto ci ha passato il buon Pontillo al Liceo a Telese (ci diceva che la matematica è poesia), e seguo uno per uno i passaggi di Renato.


Poi lui si scusa se ogni tanto "scantona", allorché fa considerazioni sull'uomo (l'unica bestia feroce dell'universo, che cerca il male per il male), sull'impianto della scienza in occidente (una scienza che ha riproposto l'atteggiamento fideistico e dogmatico che a parole dice di combattere,ma che non accetta posizioni alternative o diverse, bollandole come "scienziaggini"), sulle lobby che dettano gli orientamenti di pensiero.


Renato ritorna allora alla sua fisica unigravitazionale, e ci mostra con due semplici calamite che la forza di repulsione non esiste, ma che a un certo punto della "repulsione" una delle calamite fa una sorta di rotazione, si gira, e riposiziona il polo contrario verso l'altra. La legge matematica della natura è la sezione aurea.


L'AMORE E' UNA LEGGE UNICA E NON C'E' REPULSIONE.


LA FORZA UNIGRAVITAZIONALE E' L'AMORE.


Che aggiungere, di Renato, più di quello che ti ho detto salutandoti?

Che sei un DONO, e per questo sei PRESENTE.

Che Dio ti porti sempre nel palmo della sua mano.

Clown Caramella

(Napoli, 30 agosto 2011)


rinnovato appuntamento


SABATO 17 SETTEMBRE

torneremo a casa di Renato (il gruppo è già chiuso vedi email comunitaria)

Info sulla sicurezza di volo:

Si consiglia bagaglio a mano e indumenti comodi in caso di emergenza seguire il sentiero luminoso e indossare le ali sotto i sedili, state tranquilli volerete da soli.

AVVERTENZE ASSICURATIVE:
“Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza;

ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari,

mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna,

al punto che non so concepire

un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.”

(Charles Baudelaire, Opere postume) ……

...ma siccome che nell'universo come dice anche Renatino c'è solo una forza quella unigravitaionale che sempre più a me si dimostra… (e già).... noi siamo quello che pensiamo. Per questo dobbiamo sempre considerare che siamo noi il nostro dolore e quindi se stiamo nella paura siamo dolore ma se stiamo (pensiamo) nella bellezza possiamo essere amore, e cosi metteremo diamanti (di stelle) sotto le suole delle nostre scarpe e potremmo volare.
(Nanos opera seconda)

per chi intende approfondire su chi è Renato Palmieri e cosa per oltre 40 anni ha ricercato:



Nuovo appuntamento in programma per
MERCOLEDI 28 SETTEMBRE ore 17,00
a casa di Renato Palmieri

Gruppo di volo prenotarsi

lista d'imbarco : nanosecondo54@alice.it



"SOGGETTI SMARRITI": DELLA COMUNITA' O DELLA "CONSAPEVOLEZZA" PROVVISORIA

“SOGGETTI SMARRITI”..., lo possiamo definire un "viaggio... alla ricerca" (anche in questo caso) del significato delle parole, curato dal Prof. Mauro Orlando - Presidente Onorario della nostra Comunità RNCD.

(NdR) Il Viaggio è previsto in 18 tappe che qui riportiamo come indice. Ogni argomento sarà pubblicato in Post unico nel corso di questi mesi sul nostro blog e su altri che sono interessati a pubblicarli. La riproduzione non è vietata.




Indice

1. IL VIAGGIO

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/11/soggetti-smarriti-il-viaggio.html

2. COMUNITAS

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/11/soggetti-smarriti-comunitas-di-mauro.html

3. “IMMUNITAS”

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/12/soggetti-smarriti-immunitas.html

4. La comunità …inoperosa”

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/12/soggetti-smarriti-la-comunita-inoperosa.html

5. La terra

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/12/soggetti-smarriti-la-terra-di-mauro.html

6. IDENTITA’

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2010/12/soggetti-smarriti-identita-di-mauro.html

7. POESIA per.. “l’IO”

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/01/soggetti-smarriti-poesia-dellio-di.html

8. RESPONSABILITA'-POTERE

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/01/soggetti-smarriti-responsabilita-potere.html

9. Poesia per “gli altri”

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/01/soggetti-smarriti-poesia-per-gli-altri.html

10. PAESOLOGIA

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/02/soggetti-smarriti-paesologia.html

11. La Politica

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/03/soggetti-smarriti-la-politica-di-mauro.html

12. Maliconia

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/03/soggetti-smarriti-maliconia-di-mauro.html

13. Festa

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/04/s-oggetti-smarriti.html

14. Amicizia

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/05/soggetti-smarriti-amicizia.html

15. Nostalgia

http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/2011/06/soggetti-smarriti-la-nostalgia-di-mauro.html

16. Della comunità o della “consapevolezza” provvisoria

17. Sapere-politico

18. Cinismo (lettere per i vivi)



"DELLA COMUNITA' O DELLA "CONSAPEVOLEZZA" PROVVISORIA"

Una persona in modo eccezionale e non per abitudine osserva le proprie emozioni e processi mentali ed elabora il senso dell’io…autentico e profondo. Non sempre in modo consapevole mentre vive il suo io storico, sociale e personale in modo attivo. In scienza si suole distinguere tra una consapevolezza primaria e una di ordine più elevato, cosciente e motivato: la prima è soprattutto percettiva, mentre la seconda è una nozione concettuale del proprio io. Gli animali possiedono la consapevolezza percettiva ad esempio. Ad un uomo razionale non basta saper inventare e creare spazi di discussione (piazze virtuali o reali) costruire comunità (pòlis o associazioni) ed essere solo in grado di percepirle e dotarle di senso e coerenza e neanche solo come spazio ed occasione dove meramente reagire a semplici stimoli emotivi o emozionali.


Considero la creazione di occasioni comunicative o di esercizio agonistico e la costruzione di comunità esistenziali la caratteristica fondamentale di una consapevolezza primaria ancora delle comunità primitive .Tuttavia l’uomo fa uno scatto di senso nel momento che può e sa pensare a se stesso come soggetto e oggetto di conoscenza e assieme capacità di stare assieme …..che meraviglia e che potere! Ma più di tutto può avere desiderio e piacere della vita e, in parte, la consapevolezza della morte, che nessun animale possiede. La morte …. del mondo che inconsapevolmente ci siamo costruiti intorno, ma consapevoli che …..


”Il mondo è morto molto prima, quando la logica ha preso il sopravvento in maniera strisciante e subdola sull’istinto. quando in nome della nostra presunta superiorità di specie, abbiamo iniziato ad allevare e ad uccidere, quando abbiamo deciso di costruire mura intorno alle città, insediamenti puzzolenti di merda e di piscio dove ogni spazio delimitava una solitudine, una casa abitata da altri morti che litigavano con i vicini per il confine, per le pecore, per la proprietà. la morte è un evento definitivo, e noi abbiamo bisogno solo di eventi definitivi, unici, senza scampo” (Elda Martino)


In più, e in parte, abbiamo coltivato la capacità di ricordare o vedere la propria vita come un tutto; la capacità di immaginare altre prospettive o altri stati mentali; di pensare ipoteticamente in modo soggettivo o teoricamente in modo oggettivo, di affrancarsi dal qui e ora , di sognare o sperare un futuro anche di eternità in piena libertà e senza essere costretti a una riconoscenza a qualche Dio ma non rinunciando a coltivare l’esigenza e il senso della sacralità e della religiosità ! Riusciamo anche a sospettare o distinguere tra la consapevolezza del mondo e la consapevolezza di essere consapevoli. Fino a pensare che la consapevolezza del proprio io sia una caratteristica che solo noi umani possediamo, e che sia una componente necessaria della nostra consapevolezza. ‘L’autoconsapevolezza’ è una componente determinante. Gli animali non arrossiscono. Forse perché a differenza dell’uomo non sono molto consapevoli di potersi osservare e di essere osservati…Narciso non poteva essere un animale!


Altra peculiare caratteristica è che noi abbiamo la percezione e la capacità delle parole, delle cose, delle persone e del mondo nella loro profondità non solo in termini spaziali e temporali.


Possiamo migliorare la superficie tecnica del nostro linguaggio e ricercare assieme la profondità delle parole ,dei concetti e delle idee come scoperta di verità ( alètheia…non nascosto). Idea è parola del greco ‘eidon’…..il saper guardare in profondità. E poi abbiamo imparato a mettere assieme parole per raccontare il nostro “io” quando ‘sente’, ‘pensa’, ‘agisce’ e a costruire sapere ‘oggettivo’non solido, rigido ma basato su sentimento,pensiero ed azione…’soggettiva’ e …provvisoria.


E poi abbiamo la fantasia e la voglia di inventare sogni ed avventure. Henry James una volta disse che le avventure accadono solo a coloro che sono in grado di raccontarle. Il più bello degli uccelli non può raccontare la bellezza e la leggerezza del volo!


Quindi, per una mente creatrice di avventure, queste ultime accadono; il mondo, in realtà, consiste in larga misura di avventure e sogni. Creiamo uno spazio interiore in cui possiamo muoverci in modo relativamente facile con l’immaginazione e il sentimento. Esiste una notevole libertà di azione,…. Anche se, quando si è depressi, tristi, addolorati si perde tale libera volontà e si ha la sensazione che nessuno la possieda.


Esiste un bel passaggio, nelle ‘Meditazioni’ del cogitante Cartesio, in cui egli guarda fuori dalla finestra e, vedendo le persone sotto di lui, afferma: “Sembra che esse abbiano volontà e libertà di scelta, ma come posso sapere se non sono ingegnosi burattini o parti del meccanismo di un orologio?”.


La volontà è essenziale per definire o progettare un organismo e la consapevolezza per difendere la sua libertà. E poi, non solo per gioco o per necessità, quando non ci bastavano i miti che noi stessi avevamo costruito e che alcuni utilizzano con ‘malizia’ come forme di potere personale o istituzionale (Governi, Chiese …..) abbiamo cominciato a fare domande e ad abbozzare risposte umane o troppo umane, e poi metafisiche o assolute . Ma sempre tornavamo alla domanda iniziale.


Questa coscienza è qualcosa che si impara o è innata? Wittgenstein parlava di ‘ decenza’, cioè , si era esseri umani decenti solo nel pensare e definire capacità conoscitive e difetti comportamentali ed etici dell’essere umano. Non vedo come si può dire se una cosa come questa è appresa o innata, perché la gente, a parte i ragazzi-lupo-selvaggi (da Hobbes,Rousseau a…. Trouffaut) e cose simili, subisce sin dall’inizio sempre e comunque l’influenza del mondo della cultura come espressione consapevole o indotta dell’uomo.


È difficile parlare della “natura umana” in quanto tale, perché siamo sempre sotto l’influenza della cultura. Questa è una delle ragioni per cui i ragazzi-lupo-selvaggi sono così affascinanti e strumentali: per questa idea secondo cui potremmo vedere in essi la natura umana allo stato primitivo o puro per essere autorizzati a intervenire d’autorità con la scienza o con la politica.


Altra cosa è lo stato originale che richiede la conoscenza propulsiva delle proprie radici storico-antropologiche .Più delicato e rischioso quando dalla coscienza di sé e della conoscenza delle proprie radici storico-culturali si pretende di passare alla risposta tutta politica sulla ‘identità’antropologica individuale o peggio etnico-raziale di un ‘popolo basata sulla paura e sull’egoismo. L’’uomo occidentale dopo aver consumato sino in fondo l’ipertrofia del proprio “io” nella esperienza apicale del “moderno” con Cartesio ,Kant ,Hegel ha raschiato il fondo delle sue possibilità e capacità di conoscenze delle conoscenze e di senso della sua tragedia.


Ci affascina e mortifica ancora l’esercizio radicale del relativismo e del nihilismo della follia di Nietzsche,nella ricerca e difesa della sua estrema libertà ‘umana,troppo umana’ che lo costringeva a tagliarsi così i ponti possibili del comunicare e autoimmunizzare gli alibi per inventare nuovi miti,riti per scongiurare le costruzioni di nuovi labirinti mentali o torri di babele sociali che, per timore e paura, alla fine ti costringono a rispolverare il bisogno dell’afono ed unico Dio dei monoteismi ideologici vecchi e nuovi.


E allora abbiamo scoperto e rivalutato i momenti e i viaggi , di fuga , di sogni, utopie fuori di noi e tentare di costruire “Comunità provvisorie” individuali e plurali in cui poter essere più autenticamente liberi e più sensibili, in cui poter esercitare anche il proprio intuito e sentimento non “in interiore homini” ma ‘in exteriore homini’ in spazi più vasti e profondi fuori di noi. Usando uno dei più antichi e naturali poteri dell’arte che è quello di rendere più grande e profonda, in modi diversi, la consapevolezza di una persona in un territorio determinato senza steccati ,’enclusures’ o peggio ‘enclavi’ etnici e riconquistando e riimparando a vivere i “piccoli paesi dalla grande vita” con una consapevolezza estetica,poetica , morale , mistica o politica e non solo sociologica ed economica.


E abbiamo recuperato una funzione leggera e liquida anche della scienza, dell’antropologia e della filosofia nel favorire forme di visioni, conoscenze, sentimenti , idee nuove insieme a una consapevolezza intellettuale più ampia e profonda.


Una persona ha e vive degli stati d’animo, o degli umori, nei quali la consapevolezza sembra espandersi e farsi più comprensiva, accogliente, generosa, sensibile e anche particolareggiata, mentre in altre occasioni sembra restringersi, intristirsi, ingrigire.


E allora abbiamo azzardato a pensare che anche l’educazione, la ‘paideia’ antica e sapienziale dei greci andrebbe declinata e riconsiderata come educazione alla consapevolezza anche nella ‘poliedricità labirintica e tecnica della “modernità”, e non solo come insegnamento o creazione delle gerarchie delle varie professioni tecniche e nell’utilizzo democratico e plurale delle molteplici nuove tecniche e tecnologie informatiche.


Esistono dei momenti particolarmente emotivi ,densi di passioni calde e pesino di esaltazioni. Come diceva Flaubert? “Anche la mente ha le sue erezioni”.


William James pensava che le droghe, compreso l’alcool, erano mistagogiche, e certamente l’espressione “espansione di consapevolezza” che era molto in voga e abusata negli anni sessanta non più perseguibile o usabile oggi.


Almeno abbiamo sperimentato la ‘immunitas’ culturalmente sana in nome e in vista della ‘comunitas’ possibile. Anche la perdita di persone care e di identità culturali e storiche del proprio territorio e il dolore e la rabbia per la superficialità,arroganza e la trascuratezza degli ‘addetti politici ai lavori’, preposti alla sua difesa ,protezione e cura possono per paradosso espandere la consapevolezza per molti o pochi altri. Noi abbiamo invitato con cortesia e gentilezza alcuni vecchi e nuovi amici a passeggiare con noi nei ‘nostri sentieri interrotti’ non solo per ‘decriptare’ eventuali ‘segnavie’ ma sopratutto per scoprire che una persona che non conosce il luogo in cui stiamo camminando può aiutare anche noi a sperimentare e scoprire (alètheia) quel luogo come fosse nuovo, immacolato, autentico.


Vivendo e sperimentando nella pratica che ogni contatto umano ha il potenziale di cambiare la consapevolezza di sé proprio quando ci si imbatte in una concezione e una costruzione del mondo diverse dalla propria. Una educazione alla ‘diversità’ come stimolo di conoscenza e come promozione di cultura e identità vera. Anche questo fa parte della esperienza che abbiamo chiamato “paesologia”.


E’ la cultura delle montagne …il nuovo “umanesimo delle montagne” “… dovrebbe avere come cuore pulsante la richiesta di un modello economico basato sulla decrescita e di un modello culturale basato su un nuovo umanesimo, l’umanesimo delle montagne. Non più l’uomo come ingordo produttore e consumatore, schiavo insonne nella piramide capitalista, ma essere che si muove tra le cose sapendo che siamo qui per passare il tempo e spesso per non venire a capo di nulla, siamo qui per immaginare, per emanciparci dalla nostra psiche ristretta e avara e accasarci in una mente più grande, più generosa, più accogliente: i nostri impulsi intrecciati al moto delle nuvole e al grano che cresce, al fiuto delle volpi, al richiamo dei falchi, insomma una nuova alleanza con la natura” (F. Arminio).


“La paesologia”non ha la pretesa e lo statuto per essere una scienza eidetica o una estetica,non vuole essere un’etica e non è una dottrina prescrittiva,sacrale ed eteronoma . E’ un modo di essere individualmente autonomi nell’individuare uno stile di vita , un criterio per guardare , sentire se stessi e il mondo esterno in ‘koinonia’ e in modo più mite, leggero,profondo e generoso. E’ anche un modo di sentirsi bene tra contraddizioni e ritardi, sentire la stessa sensazione di un germoglio che sta sbocciando: questa sensazione, questa immagine biologica, metaforicamente può rappresentare l’immagine della consapevolezza e della coscienza come anima della paesologia. Non è assolutamente un’immagine meccanica e fisiologica . Imparare a sentire che all’interno di ognuno ,di una cosa,un albero,un paese c’è qualcosa di simile a un’identità unica e autonoma, inaccessibile alla consapevolezza, protetta da interventi o interferenze nei modi più comuni che si possono individuare negli atteggiamenti della “paesanologia” e di tutti luoghi comuni che insidiano un recupero autentico ed originale dello stile di vita,del ‘genius loci’ in un piccolo paese per quello che è senza condannarlo in contumacia ad esser solo spugna delle influenze negative o superficiali delle enormi quantità di informazioni commerciali,sociali e politiche o luogo-rifugio protetto e difeso con mura ideologiche o confini innaturali dagli intrusi di turno.


Curando maggiormente di essere più sensibili al mondo della natura nei suoi cicli e misteri senza trascurare il momento consapevole e cosciente della cultura e degli uomini. Che si tratti del cielo stellato sopra di noi , dei boschi intriganti intorno a noi , del mondo morale dentro di noi o delle visioni o degli ascolti delle albe tra le nebbie sottili delle colline e dei tramonti infiniti sul mare , dell’ imparare il senso e il sapore delle parole di una preghiera umana o divina o la vitalità di un respiro….nel silenzio dell’aria.

Sento che queste esperienze espandono comunque “ la consapevolezza” solo se possono essere declinate con gli uomini e nelle ‘pòlis’, comunità ,’koinonie’,’eterie o thiasi’ o istituzioni ,possibilmente libere,aperte e liquide che gli uomini hanno pensato e prodotte per gli uomini per sentirsi in ‘comuni’ nella individualità. Senza modestia,però, ma con la “consapevolezza” di vivere e promuovere una vera “rivoluzione”…..” una rivoluzione che metta al centro la resa. Più che barricate si tratta di organizzare ritirate.


Più che l’esposizione al mondo, quello che immagino basata su un vivere nascosto, un rimanere sui margini, sui confini. Non c’è un centro da abbattere o da conquistare, ma un orlo che sia fatto di sfilacciature riammagliate che mai prima si erano incrociate. È una rivoluzione artigianale, fatta sui gesti che ognuno sa produrre, senza slogans che valgano per tutti. Ulteriore paradosso: un movimento collettivo che esalta il dettaglio, l’eccezione, il singolare.


Quando nevica nessun fiocco è simile a un altro e (la nostra rivoluzione) deve essere così: un movimento che si accende e si spegne, che avanza e si ritira, che si apre e si chiude, un movimento fatto anche di timidezze, di affanni, di ritrosie, di debolezze, di esposizione, di furie. Una rivolta concepita come sistema di depurazione, come tentativo di accogliere con lo stesso amore il rigore, il furore e la desolazione” (F. Arminio).


di Mauro Orlando - Presidente Onorario Comunità RNCD


“Merita il nome di sapere soltanto ciò che conferisce il giusto ordine all’anima”




giovedì 8 settembre 2011

Gli antichi insegnamenti dei nativi americani


Con estremo piacere ospitiamo la presentazione del nuovo libro di Story ai quali insegnamenti ci siamo ispirati come Comunità RNCD

Gli antichi insegnamenti dei nativi americanidi Manitonquat - Medicine Story
Terra Nuova Edizioni
cod. EA083 - pp. 220 - € 12,00
(per gli abbonati € 10,20)


L'autore si ispira agli insegnamenti degli anziani nativi d'America per proporre un percorso di riflessione e cambiamento che coinvolge la vita di tutti gli esseri umani e la salvaguardia del Pianeta. Dalle parole e dagli esempi degli anziani maestri emergono quelle Istruzioni Originarie che, benchè siano tra i principi innati, gli esseri umani hanno dimenticato. Manitonquat sostiene, con passione e devozione, la necessità di recuperare e praticare questi insegnamenti per ricostruire un mondo più giusto per tutte le specie che lo abitano. Un libro delicato e penetrante, gioioso e poetico, intriso di un profondo rispetto per l'Universo e per tutte le creature.

Un passo tratto da pagina 14 e seguenti del libro dal titolo "Gli esseri umani hanno dimenticato le Istruzioni Originarie"

Ho percorso tutto il Nord America per ascoltare le parole degli anziani nativi. Ciascuno di loro aveva immagini, storie e profezie diverse, ma il messaggio era lo stesso. Quando domandavo perchè gli uomini si comportano in maniera così tremenda verso la Terra e tra loro, mi rispondevano che gli esseri umani avevano dimenticato le Istruzioni Originarie.

Era un messaggio che non avevo mai sentito e che quindi non potei fare a meno di ascoltare attentamente. Ogni cosa nella creazione, dicevano, possiede uno spirito istruito dalla Sorgente, lo Spirito della Creazione. Quindi tutto ha lo stesso valore, tutto è sacro. Ciò significa, affermavano, che la creazione è buona e perfetta, affidabile e molto bella. Tutti gli spiriti sono collegati per mezzo dello Spirito della Creazione. Ciascuno funziona e si realizza seguendo le leggi naturali, note a molti popoli nativi come le "Istruzioni Originarie".

Sono queste Istruzioni che fanno in modo che l'erba sia erba e sia verde, gialla o bruna. Che il melo fiorisca e produca mele e non pigne o ghiande. Che in inverno le oche volino verso sud mentre il corvo e la ghiandaia le osservano andar via, ma restano. Il sole segue le sue Istruzioni per elargire luce, energia e calore. La luna, passando lealmente attraverso le sue fasi, permette di segnare il trascorrere del tempo; la Terra segue il suo percorso circolare che porta il rinnovamento delle stagioni.

Naturalmente questo non significa che tutto è qui per noi, che gli esseri umani sono la ragione e l'intenzione ultima della Creazione. Questo è un mistero che gli scienziati e i filosofi più saggi non sono in grado di sciogliere, ma se tu pensi di comprenderlo e di conoscere il suo segreto io rispetterò comunque la tua convinzione.

La vita in tutte le sue forme si sviluppa, si riproduce e decade. Si alimenta e si offre come nutrimento, trasformandosi in nuova vita. Tutto funziona alla perfezione. C'è equilibrio e armonia. Stando seduti su un'altura lontano da tutti potete percepire l'equilibrio, l'armonia, l'interdipendenza, la completezza e la perfezione della Creazione. A quel punto vi accorgerete di non essere un osservatore esterno ma una cosa sola con la Creazione, di esserne parte. Anche tu hai un posto e una funzione, anche tu sei completo e perfetto: sacro.

Lo stress domina le nostre giornate, l’inquinamento le avvelena. Possibile che non ci sia un altro modo di vivere? La ricerca di alternative al nostro sistema di vita è un tema che sta diventando sempre più attuale e condiviso. Diversi maestri spirituali e rappresentanti di culture minoritarie rispetto alla nostra, ci dicono che «si può fare».

Nel suo ultimo libro Gli antichi insegnamenti dei nativi americani, Manitonquat, detto anche Medicine Story, ci introduce ai principi fondamentali su cui il suo popolo basava la propria presenza nel mondo. Li definisce «Istruzioni Originarie», che sono presenti in ogni essere umano e lo orientano verso la cooperazione, la vita pacifica, rispettosa di tutti gli esseri, in armonia con l’ambiente naturale e libera da logiche di sopraffazione, violenza e paura. L’affermazione è affascinante e apre il cuore all’ottimismo e alla speranza nel futuro della nostra specie e del Pianeta.

Con questo atteggiamento interiore partiamo per andare a incontrare Story, in Italia per un ciclo di incontri e seminari. È l’inizio di un fine settimana lungo, sulle strade molte auto, molte persone che viaggiano verso i luoghi di villeggiatura dove concedersi finalmente l’agognato riposo per poi sottoporsi al massacrante ritorno in città, il tutto in poco più di quarantottore… un esempio del nostro stile di vita!

È una mattina ventosa, e Story ci riceve nella cucina della casa in campagna, dove è ospite, accanto a lui, Ellika Lindèn, sua moglie e compagna.
Story è un uomo di ottant’anni, alto, con lunghi capelli grigi. Il suo aspetto è fiero, i modi gentili e la risata pronta. Il viso, segnato dal tempo, esprime la bellezza della vita vissuta con convinzione, come quello di Ellika, che ci osserva con grandi occhi blu, dolci e sereni.

Le curiosità sono tante, e cominciamo con le domande. Story, nel tuo libro dici che gli anziani non davano insegnamenti diretti, ma erano esempi viventi. Oggi, nella nostra società, abbiamo pochi esempi da seguire. Cosa possiamo fare?


Penso che gli esempi positivi siano più numerosi di quello che generalmente si crede, e che tra la gente comune possiamo incontrare tante persone che vivono bene e a cuore aperto. Ammetto che è difficile, perché dobbiamo ricordare che per più di cinquemila anni la civiltà si è basata sulla dominazione mentre noi, come specie, siamo diventati umani attraverso la cooperazione e la collaborazione. Nessuno dominava, né sugli esseri umani né sugli animali, e nessuno possedeva la terra. Per collaborare tra noi avevamo necessità di comunicare sempre meglio e da qui è nato il linguaggio: alla collaborazione e alla comunicazione dobbiamo la nostra sopravvivenza. Poi, mentre ci distribuivamo nel mondo, abbiamo cominciato a vivere in piccole comunità di 150 elementi al massimo. Non dimentichiamo che un essere umano nel corso della sua vita può arrivare a conoscere bene più o meno 150 persone, oltre quel numero diventa difficile. Quando, a causa della pratica dell’agricoltura, la crescita della popolazione è esplosa, le piccole comunità sono scomparse e con loro il cerchio e il gruppo di sostegno. Prima le persone sapevano di essere protette dalla nascita alla morte, prendersi cura gli uni degli altri era la norma. All’improvvisohanno dovuto immaginarsi come sopravvivere circondati dalla paura anziché dalla fiducia reciproca. La paura fa emergere l’aggressività, così da allora in avanti la storia del mondo è diventata storia di aggressione, violenza e conquista. Gli imperi sono sorti e si sono disgregati e tutto quello che è venuto in seguito ha continuato a basarsi sullo schema della dominazione. Osserviamo il mondo in cui viviamo: i governi, il mondo degli affari, il sistema scolastico e quello sanitario, tutte le nostre istituzioni sono basate sulla dominazione.

Secondo te, è possibile vivere in questa società e mantenersi integri e con il cuore aperto?


È possibile, ne sono certo. Conosco molte persone che già vivono così. Ti voglio parlare di un cammino particolare, su cui ho impostato la mia comunità e cresciuto i miei figli, che è quello del co-counseling. Il co-couseling è una comunità internazionale, nata circa sessant’anni fa con la presa di coscienza del fatto che quello che non conosciamo di noi stessi è costituito da cose nascoste, che portiamo impresse dentro di noi da quando eravamo molto piccoli. Sono la conseguenza del modo in cui siamo stati ascoltati o ignorati, abusati o abbandonati.
Crescendo, portiamo dentro di noi senza saperlo tutta questa confusione, che ci impedisce di attingere all’intelligenza naturale, alla gioia per la vita, al pensiero indipendente e allo spirito di collaborazione che avevamo quando siamo nati. I sentimenti e le emozioni forti che affiorano, hanno origine nel passato e se riusciamo a esprimerli profondamente attraverso il corpo, piangendo, tremando, gridando, sentendoci scossi, arriviamo a liberarcene.
Più lo facciamo, più ci liberiamo e ci avviciniamo allo stato originario di apertura, rilassamento e godimento della vita. Sto parlando di persone che come me hanno seguito questa pratica per molto tempo. Questo è un metodo con cui ognuno potrebbe attrezzarsi per sopravvivere nel mondo attuale. Il co-counseling non aspira soltanto alla sopravvivenza, ma punta al cambiamento del sistema, a renderlo più umano, in modo che ci nutra e ci sostenga. A questo proposito sono stati creati i «gruppi di liberazione». Ce ne sono molti, uno per ogni tipo di oppressione, tutte con lo scopo di immaginare come uscire dalle diverse situazioni in cui restiamo bloccati.
Tutti noi siamo vittime di una comune oppressione, l’adultismo. Quando eravamo piccoli nessuno aveva rispetto dei nostri sentimenti, delle nostre sensazioni e dei nostri pensieri, ed essendo cresciuti in quel sistema, tendiamo a perpetuarlo con le nuove generazioni, a meno che non cominciamo a cercare la nostra liberazione. La mia proposta per risanare la società - ma non dico che questo sia l’unico modo, è quello che va bene per me - è di ritirarsi e dare inizio a una società diversa su dimensioni ridotte, tornando al modello della tribù. Ricordate? Centocinquanta persone che vivono insieme conoscendosi veramente bene, con il cuore aperto gli uni verso gli altri, capaci di prendersi cura dei bambini e degli anziani. Piccole comunità che abitano la terra con lievità, producono la propria energia pulita, coltivano il proprio cibo biologico, vivono il più semplicemente possibile alla luce di valori autentici connessi alla profonda relazione che ci lega gli uni agli altri e con tutte le creature.

È vero, è importante lavorare per cambiare se stessi e costruire queste piccole comunità. Ma ci sono questioni ambientali e sociali così urgenti, che molte persone sentono la necessità di agire, prima che i danni diventino irrimediabili…


Sono completamente d’accordo. Non sto suggerendo di andare a vivere in un monastero o sulla cima di una montagna. Personalmente voto in tutte le elezioni, sottoscrivo migliaia di petizioni, appartengo a numerose associazioni ambientaliste e progressiste, insomma faccio tutto quello che posso. Anni fa ho partecipato a moltissime manifestazioni e marce contro gli impianti nucleari e per la pace. Bisogna continuare a insistere e sono grato a tutti quelli che si impegnano in quei settori. Allo stesso tempo però mi piace pensare di creare un modello di mondo diverso, secondo lo slogan: «Un altro mondo è possibile». Mi piace l’idea che ci siano luoghi dove si può vedere concretamente che è possibile vivere in modo diverso. In questa prospettiva, quando ho appreso dai miei anziani che dovremmo vivere in cerchio, ho cercato di creare un modello che integrasse il cerchio con il co-counseling. Il cerchio rappresenta un modo umano di stare al mondo, dove ognuno ha la stessa importanza. Il co-counsling permette di creare relazioni profonde, aiuta le persone a vincere l’isolamento e a darsi reciproco sostegno. Questo è il modello che propongo nei miei scritti, negli incontri e nei campi che conduco.

Che messaggio ti senti di inviare alle persone che cercano di creare comunità qui in Italia?


Le comunità che conosco si muovono generalmente nella direzione giusta, il cuore è al posto giusto. Queste persone comprendono, meglio del resto della popolazione, la relazione corretta con la terra e tutte le altre creature. Cercano di imparare a mangiare in maniera più sana e a prendersi cura di se stessi. L’aspetto su cui potrebbero riflettere un po’ di più o su cui potrebbero ancora fare delle scoperte è quello dei sentimenti, delle emozioni e delle relazioni con le persone che li circondano, partner, figli, genitori e collaboratori. Perfino in comunità come gli ecovillaggi, questo sembra essere l’aspetto che crea più difficoltà. Il fatto di essere cresciuti in un mondo caratterizzato dall’oppressione li influenza ancora, e quindi condiziona anche il modo di educare i bambini. È importante rispettare i sentimenti dei bambini, evitare di dir loro che sono sbagliati o cercare di allontanarli dalle loro emozioni. I bambini hanno delle opinioni, sono intelligenti, non sono dei piccoli esseri umani
ancora informi!

Se tu volessi spiegare a queste persone quanto è importante avere un cerchio?


Per prima cosa, se non hai un cerchio lasci sempre fuori qualcuno. Lo lasci fuori dal tuo cuore, dalla tua comprensione, dalla relazione, dal processo decisionale. Il cerchio include tutti. Come non mi stanco mai di ripetere, nel cerchio tutti hanno la stessa importanza, ognuno ha qualche esperienza particolare, un modo speciale di vedere le cose che è utile all’intera comunità. Quando non c’è il cerchio si ritorna al sistema di dominazione, anche senza averne l’intenzione. Se ci sono delle persone in gamba in cui si accentrano tutte le responsabilità, si crea sempre un sistema in cui c’è oppressione.

Perché una persona dovrebbe leggere il tuo libro, cosa può imparare?


Queste lezioni vengono da un tempo antico ormai passato. Una volta un carcerato mi ha detto: «Tu sei l’unico anziano che mi è rimasto e non ti resta molto… e io non ho altri anziani con cui rimanere in contatto». È stato così che ho deciso di scrivere questo libro, per chi è interessato a sapere che in passato ci sono state delle persone che vivevano in modo migliore di come viviamo noi oggi.
Leggendo questo libro si può conoscere il punto di vista dei miei anziani e anche il mio, che ho attraversato tutti i cambiamenti dagli anni ‘60, quando ho cominciato il mio apprendistato presso gli anziani, fino a oggi. Penso che sia importante fare propria l’idea di vivere in cerchio secondo l’istruzione del rispetto, oltre a praticare l’apprezzamento e il ringraziamento. Già da sole queste istruzioni basterebbero a portare tanto bene nel mondo. Insisto ancora sul cerchio: se lo accetti non puoi uccidere un’altra persona, non puoi andare in guerra perché tutti intorno a te sono parte del cerchio. Allo stesso modo non opprimerai i tuoi simili, non cercherai di usarli per ricavarne profitto economico. Offrirai loro i servizi e i prodotti che hai creato o coltivato a partire dal tuo cuore, non perché vuoi ottenere, ma perché desideri condividere, e questo fa riferimento all’istruzione della generosità.

Un’ultima domanda, più personale. Tu ed Ellika non siete più giovani e siete delle persone molto belle e vitali. Ci vuoi dire qualcosa sull’invecchiare?


La vecchiaia è una fase della vita che spero tocchi a molte persone. Accadono un mucchio di cose buffe. Al tuo corpo succedono cose che non avevi mai provato prima, e ti chiedi: «Ma cos’è questo dolore che sento qua?». A suo modo è una faccenda interessante. È difficile parlare a nome di tutti gli anziani, specialmente perché in passato mi è capitato di visitare delle case di riposo dove le persone avevano più o meno la mia età e la maggior parte erano piuttosto malandate, immobili di fronte alla tv. Mi è capitato di suonare il pianoforte per loro, anche perché le canzoni che conosco e con cui sono cresciuto sono le stesse della loro gioventù. Ricordo una volta in Danimarca, quando mi sono messo al piano c’era un uomo immobile, seduto lì accanto. Tutti insieme abbiamo cominciato a cantare vecchie melodie e lui sempre immobile. Poi quando ho sollevato lo sguardo mi sono accorto che una lacrima gli solcava il viso. La vecchiaia non è divertente per tutti. Una cosa che non mi piace delle attività per gli anziani è che fanno sempre tutto tra loro. Di solito abitano in residenze riservate a persone della stessa età e classe sociale. Lo stesso vale per le gite e gli alberghi. Non incontrano mai altre persone, soprattutto bambini, e questo è veramente sbagliato. Si può parlare di vera vita comunitaria, solo quando persone di età diverse stanno insieme, compresi i bambini.
Per me la vita si mantiene molto interessante, continuo a leggere, studiare, imparare, seguendo quelle che chiamo avventure della mente, poi vado in posti nuovi e mi occupo di cose che non avevo mai fatto prima. Mi piace viaggiare con la mia compagna, insieme ci divertiamo un mondo. È importante apprezzare le stesse cose. Cos’è, che ci aveva divertito così tanto l’altro giorno, Ellika? Ellika ridendo: «Ce lo siamo dimenticato!».
Anche questo è parte del divertimento ma qualche volta mi fa un po’ paura… è necessario molto senso dell’umorismo e a me piace ridere di
me stesso. Occuparmi delle mie dimenticanze significa anche riderci sopra. Ecco una storiella su tre anziane sorelle che vivevano insieme. La prima va in bagno e da lì grida alle sorelle: «Stavo entrando o uscendo?». La seconda risponde: «Non lo so, vengo a vedere». Comincia a salire le scale e si domanda ad alta voce: « Stavo salendo o scendendo?». La terza che è in cucina a prendere un tè, dice tra sé: «Non sono mica come quelle due rimbambite. Tocca legno!». Picchia sul tavolo, toc toc, e subito: «Chi è?». Diventando vecchi si è più rilassati, si è obbligati a rallentare e si notano di più i dettagli. C’è una profonda relazione tra l’anziano e il bambino piccolo che si agita molto, corre e poi all’improvviso si ferma a osservare. Anche l’anziano, muovendosi lentamente, fa una pausa e si guarda attorno. Entrambi si prendono il loro tempo, si divertono e vivono nel momento presente, senza preoccuparsi di dove corre il resto del mondo».

Chi è Manitonquat – Medicine Story
Manitonquat è scrittore, poeta e contastorie. È stato Capo delle cerimonie degli Assonet Wampanoag. Ha collaborato con le riviste di cultura dei nativi Heritage e Akwesasne Notes ed è editore della pubblicazione Talking Stick. Ha preso parte al Movimento per l’unità spirituale degli indiani nordamericani ed è cofondatore del Consiglio di guarigione tribale. Da tempo dirige un programma per portare la realtà del Cerchio tra i detenuti di diverse carceri statunitensi, dove è anche insegnante di co-counseling. Con la moglie Ellika Lindèn conduce incontri e campi estivi in molti paesi del mondo per far sperimentare la vita tribale, la condivisione e la cura reciproca tra persone di tutte le età. Ha pubblicato innumerevoli libri. Sono stati tradotti in italiano: Ritorno alla creazione, Urra Edizioni e Cambiare il mondo, Spirito Libero.

Fonti:
L'INTERVISTA DI STORY ..MANITONQUANT