mercoledì 28 ottobre 2009

CLOWN, PAGLIACCI, BECCHINI, ANGELI e DEMONI...

Sottitolo
Storia immaginifica e riadattata di
"AMLETO AVVISATO MEZZO SALVATO!"

I Clown, i Pagliacci, sono gli unici che riescono a parlare con gli Angeli e con i Demoni, a volte si fanno aiutare dai becchini al cimitero.

Clown, colonus: contadino; lo zotico, l’inurbano, colui che sta fuori la logica perbenista. Il Clown, il Pagliaccio, è colui che si rotola nella terra e ri-nasce dalla terra. Si sporca per ri-emergere e trasformarsi. Ricicla, nel contempo, tutte le sostanze tossiche e nocive, acide e velenose. Insomma, come il pesce Pagliaccio è in simbiosi con l’Anemone Velenosa per sopravvivere.

I Clown essi stessi Angeli e Demoni? Per questo a volte fanno così tanta paura i bambini. Come, i contadini riescono ad utilizzare tutti i residui per concimare la terra. La stessa merda per concimare i campi e renderli fertili.

La stessa merda pietra filosofale di tutta la satira clownesca?

Certo i clown devono fare molte acrobazie per riusciere a "mangiarsi la merda" e per questo è facile che cadono spesso con la faccia nel pagliericcio fetente dove i cavalli da poco hanno fatto i loro bisogni.

Nel teatro dell’incantamento il Clown assume su di s
e la merda del mondo come Yorick, il giullare di corte, manipola anche lui il teschio con cui Amleto si chiede “essere o non essere...(?)".

Yorick è il protagonista di una bellissima re-interpretazione dell’Amleto di Shakespeare e, in compagnia come fantasma di se stesso e di due Becchini del cimitero, che ritrovano il suo teschio, si pone anche lui la domanda: “....questo è il problema?”.

Due Becchini un po’ come gli spazzini (Ops..Operatori Ecologici), che si pongono il problema, in qualche modo, di essere custodi della vita, della morte e dell'arte dell’essere clown.

Anche Yorick cercherà di sventare la tragedia danese, svelando delitti, scandagliando pensieri e ritraendo anime e corpi di tutti i personaggi che hanno vissuto le ultime esperienze di vita di merda, in questa drammatica farsa che è la vita, con un Amleto, anche in questo caso, ormai sacrificato alla vendetta, e/o dall’altra, nell’ironica possibilità di salvarlo, in ogni caso da morte sicura.

E, chi potrebbe compiere questa missione impossibile se non due Clown Becchini ed un Fantasma Giullare come lo stesso Yorick?

E, così in ossa e calzamaglie, con assi e nasi rossi, anche noi gettarci a capofitto nell'impresa?

Poiché di ardua impresa si tratta. La loro arte, infatti, si gioca su una scommessa: salvare Amleto, o almeno avvertirlo in tempo di ciò che sta per scatenare per evitare il male! Semmai tentando anche di parlare con qualche Angelo e Demone per aquietarli entrambi delle loro voglie di perdono o di punizione infernale evitando di trafigerlo con la loro spada di fuoco, molto più dolorosa del veleno, prima del tempo.

Il tentativo anche qui è quello di cambiare la storia.

"Amleto va salvato e non ammazzato!"

D’altronde questo è sempre stato il compito di ogni Clown?

Il naso del Clown può toccar nel segno più della lama avvelenata della spada dello stesso Amleto, o quella degli Angeli e Demoni!

Per questo ora posso ordinare, come la regia di questo spettacolo teatrale ordina (Amleto avvisato mezzo salvato): "...nessuna parodia, ma solo arte comica pura, per riusciere a ridere di se".

E, così come vuole Yorick, spirito del teatro, "...memore del fatto che una verità imparata da un buffone si ricorda per tutta la vita..." bisogna cercare di trasformare anche questo delfino del re in pesce, ed ogni pesce in delfino del nuovo re più giusto e meno traditore del primo!

Come riuscire in questa impresa?

"Come Yorick uccidere Ofelia? Uccidere Polonio? Uccidere lo “zione” cattivo? Rapire il principe danese per tre mesi? O farlo fuori direttamente, tanto è insalvabile?" ....

"Amleto, pur di rimanere in scena, nel caso descritto, prolunga all’inverosimile la scena della sua morte!" ....

E, questa potrebbe essere un’idea.

Insomma, anche qui dobbiamo inventarci qualcosa per tentare di cambiare la storia.

Pensavo a come il pesce Pagliaccio si lega al suo territorio, e di come resta aggressivo. Se avesse le dimensione di un Delfino o di uno Squalo, il pesce Pagliaccio sarebbe un predatore pericolosissimo.

Non abbandona mai il suo territorio e la sua preda, se non per formare una nuova famiglia.

Per fortuna che il suo raggio di azione, essendo piccolo, piccolo, è di pochi metri e quindi se pur nella difesa dei suoi confini è piuttosto aggressivo, è in ogni caso limitato è rimasto piccolo nonostante la sua aggressività, ma nun ci’arriv?

L'essere rimasto piccolo, pare che sia anche la fortuna dei subacquei. Figuratevi se fossero stati grandi come i Delfini o gli Squali, i mari sarebbero stati interdetti dalle immersioni, e la stessa Protezione Civile sarebbe stata allertata! Berlusconi sarebbe arrivato con le tende e gli scout! Figurat?

Credo che anche voi avrete potuto ammirare le loro piroette, che segnalano il nervosismo quando vi avvicinate al loro territorio, sono molto divertenti, anche se un pò invandenti.

Vivono in simbiosi con gli anemoni. Infatti, erano anche chiamati pesci anemone. Sazz'ecchano chuoll!

Sono di una bellezza folgorante, si possono trascorrere immersioni intere a fare macrofotografie con il rischio che vi riportate a casa migliaia di souvenir - in quantità industriale - e non sapete neppure dove metterli e/o esporli.

Insomma, bisogna stare attenti hai tentacoli urticanti e letali anche degli anemoni nei quali si rifugiano, perchè come la spada di Amleto, le punte sono intrise di veleno e sono molto viscidi.

Loro si proteggono con uno strato di muco appiccicoso, che rende inefficace il veleno, restando al sicuro dagli attacchi di altri pesci, proprio nascondendosi tra i tentacoli, mentre voi rischiate di essere feriti a morte, se solo vi sfiorano.

Ora la questione è delicatissima!

L’anemone protegge il pesce Pagliaccio, e quest’ultimo, come dicevamo prima, protegge l’anemone dai possibili predatori, che inoltre lo pulisce dai residui di cibo sul mantello. Questa è la loro esistenza in simbiosi, e più in specifico di ‘simbiosi mutualistica’: entrambi gli esseri ricavano vantaggi dalla loro vita in comune. Un pò come i becchini e le ossa, come gli angeli e i demoni, come i clown e la merda.

Eppure c'è una cosa che li rende unici e divini. Sono esseri ermafroditi proteroandri.
Si lo so pochi lo sanno! Ma, i piccoli pesci Pagliacci, nati dalle uova deposte tra i tentacoli dell’anemone, sono di sesso maschile, solo in seguito si trasformano in femmine.

Questo processo però è influenzato dalla femmina della colonia, che è l’individuo più grande. L’anemone, con il pesce pagliaccio femmina, come ‘capofamiglia’, impedirà agli altri esemplari di cambiare sesso, e così si potrebbero salvare, dalle aggressioni dei propri simili.

Ecco credo che questa potrebbe essere una strada. Trasformare il Delfino cattivo del Re in un pesce Pagliaccio e farlo diventare all’occorrenza, femmina o maschio per evitar di far danni.

Spero che questo tentativo non resti inutile e questa storia non finisca in maniera tragica come nel caso di Amleto che muore comunque trafitto dalla spada, cadendo con la faccia nella merda di un cavallo, mentre duella con Orazio che gli annuncia l'arrivo di Fortebraccio il Re buono che disporrà grandi funerali per il defunto principe, suo Delfino.

Nel frattempo che vi raccontavo questa storia immaginifica ho parlato con il mio angelo Mercuzio che mi ha detto:
"... non mi sento ancora un Becchino...ma, credo di poterti dare una mano...in questa storia di merda".


"ESSERE O NON ESSERE Clown: QUESTO E' IL PROBLEMA!"


Nota Bibliografica:
Scritto in un momento di turbolenza religiosa e al risveglio di uno scisma perchè come Amleto non mi sento meglio del peccatore che ogni Clown deve in ogni caso punire, travolto anch'io dal non aver soddisfatto quell'amore che a volte porta all'oblio della follia. Lo spettacolo "Amleto avvisato mezzo Salvato" è di Giampiero Pizzol, della Filarmonica Clown e di Renato Sarti, che cura anche la regia.


Nanos

NAPOLI IN STRADA

Il 30 ed il 31 Ottobre si svolgerà a Piazza San Domenico Maggiore la 2° edizione della manifestazione "Napoli in strada" che intende valorizzare l'arte, la cultura e le tradizioni napoletane con la presenza di artisti ed artigiani.

L'evento è promosso ed organizzato dall'associazione POPOLARTE.

Diverse le associazioni partecipanti e fitto il programma della manifestazione che vede tra l'altro un laboratorio per la costruzione di piccole molgofiere e l'esposizione di lavori artigianali.

La Compagnia del Sorriso Campania sarà presente il 31 ottobre con i propri clown "dottori" con
uno stand informativo, dalle ore 11,30 alle ore 14,00 e dalle 16.30 alle 18.30.

Redazione

domenica 25 ottobre 2009

COLORANDO CLOWN MECALA

Ho dato colore alla sagoma di Mecala, ogni tratto un emozione, ogni pezzo un ricordo, la pancia che vibrava e lo stomaco che si stringeva ai ricordi che hanno accompagnato i colori, la stoffa di un vestito che è sempre lo stesso attraversato da tante sensazioni.

Dipingevo ascoltando le musiche del mondo d'amelie come quando ho ballato reinventandomi di nuovo nel giorno della mia rinascita,liberando la farfalla dalla zavorra del dolore... e come una farfalla variopinta e colorata passavo da un ricordo all'altro e così mi sono posata sull'intensità e la leggerezza del mitico Goccia, mentre nella testa passavano i ricordi di "Questa è la mia vita" con i sorrisi immensi di Molletta e gli occhi commossi di Triky che ancora sogna una piccola Katty Birimbao e se una pizzica affiora i piedi leggeri di Favola sembrano danzare con i miei.

Alla nostalgia si accompagnano le risate condivise con scimmietta mentre c sagomavamo e per ridere c siamo dovuti accontentare della "cara" ( in tutti i sensi) minestra di talli di Cianda (era rimasta solo quella...)
Questo vestito l'ho da sempre sentito mio, anche se c sono stata stretta in un momento particolare dove era forte la necessità di creare una stacco dal passato, e mentre caramella decisa cambiava nome ed abiti, io soffrivo, ma non avevo il coraggio di toglierlo, e così cambiavo i capelli, le mollette, impazzivo sbiadendomi il solito trucco ma ero sempre su un confine tra il ricordo delle giornate di Cairano e la nuova Mecala che voleva riappropriarsi del suo volo.

Turbamento placato dal gabbiano che vola sulla motocicletta del tempo inseguendo suo padre che faceva l'autista e ne sapeva una più del diavolo, che ha compiuto un'altra magia gentile senza neppure accorgersene, dandomi il tempo di stare con me per liberare l'anima dai giudizi subiti e dalle eccessive messe in discussioni. così Mecala si è riabbraccaita ed amata nei suoi vestiti, di un amore intenso ed immenso che ho riconosciuto nel dipingermi gli occhi così come me li ha fatti vedere Delfino...

Il viso non ho avuto voglia di definirlo, fa parte della variabile indipendente... solo il naso rosso che ha il sapore dell'affetto di scimmietta...

Ho solo voglia di dirvi GRAZIE, per l'amore, i colori, la gioia, le magie gentili che c facciamo inconsapevolmente nell'autenticità del nostro esserci, per le risate e per le lacrime, ma soprattutto per l'umanità di noi sognatori pratici...

vvb... Clown Mecala

mercoledì 21 ottobre 2009

La vita e l'amore

L'amore è un sentimento universale, libero da condizionamenti e convenzioni. A nessuno è dato il potere di stabilire chi amare e come, nella propria sfera privata. Si può amare una persona idealmente, si può amare senza essere ricambiati, si può amare semplicemente guardandosi negli occhi, si può amare senza far caso ai vincoli che la società ingiustamente ci impone: età, sesso, razza, religione, ceto sociale, condizione fisica. In realtà siamo soltanto anime in cerca di altre anime. I nostri corpi sono semplici involucri aventi il solo scopo di contenerle e di portarle in giro per il mondo affinchè possano nuovamente incontrarsi, insieme, per godere e godersi per un attimo la bellezza e la gioia che in questo nostro passaggio terreno, breve ed effimero, ci viene offerta e di cui, quasi sempre, non sappiamo approfittare.

martedì 20 ottobre 2009

CONFLITTO-BELLEZZA-AMORE


(Dialogo immaginifico tra un Angelo ed un Clown---)


Carissimo Mercurzio Angelo mio, mi sono chiesto ma gli uomini sono amanti della luce o sono figli dell’oscuro o dell’ombra?

Mercurzio: Gli umani sono tra la luce e le tenebre tra la vita e la morte. L’uomo è un ‘atopos’ assurdo…desituato o insituabile. L’assurdità sta nel fatto che all’uomo insegnano a definire o avere nostalgia di un luogo che lo identifichi o gli dà identità, anche se poi è costretto per caso o necessità in un luogo…. “nascere è un caso”… dice un vostro detto popolare.

Nanosecondo: Ma dai lo sai che l’uomo non è costretto a nascere ma e lui che decide di nascere e si sceglie pure i propri genitori ed il luogo dove nascere? L’uomo semmai poi viene costretto dagli eventi dalle sue scelte da destino a scrivere storie. Storie fatte di vittorie e di sconfitte basate sul niente che è lo scontro tra l’oscurità reale della sensibilità, della percezione degli altri, nostra e la chiarezza fittizia o presunta della ragione di esistere o resistere alla sua infinita grandezza e potenza.

Mercurizo : Ma cosa sono queste visioni o fantasmi che l’uomo sceglie di nascere e si ritrova in una luce che chiama interiore, intuizioni, sogni, fantasie e luoghi? Sono il niente ed il niente è parte dell’uomo. L’uomo deve riempirei i suoi vuoti e solo lo spirito lo può riempire.

Nanosecondo : Ma dai, anche tu ti ci metti adesso con la classica opposizione tra verita–nonverità, tra ragione-sensibilità, tra essere e nulla, tra vero-non vero. La liberazione dell’uomo non consiste nel distruggere l’ideale della bellezza che è in ogni uomo ma la muraglia delle paure che la circondano e che gli hanno costruito intorno, con l’arte dell’amore. Su una cosa sono d’accordo con te che il vuoto dell’uomo non può che essere riempito dallo spirito.

Mercurzio: Ma che dici Nanos? Lo sai anche tu che sei un Clown, che non è così semplice spiegare agli uomini perché sono educati a ragionare in modo bipolare per contraddizioni A- non A. La spiegazione è nella contesa tra i due momenti, nel conflitto … nella tensione che si crea fra le differenze tra vero e non vero, bello e brutto, buono e cattivo, bianco e nero e così via.

Nanosecondo: Gli uomini non sanno ancora che possono essere tutto ciò che immaginano di essere non malgrado il loro corpo e la loro storia, ma viceversa “essendo” questo corpo e “questa” storia. Si perdono così le sfumature dei colori della vita. Ci vuole solo una parola, un concetto, un’idea che gli possa immediatamente far capire questa loro pretesa di spiegare il tutto solo nella logica del bene e del male. E, tu come Angelo ce la potresti pure mettere questa buona parola. Il Logos.

Mercurzio: Beh! La parola è quella che i greci chiamavano ‘tò kalòn’ il bello o la bellezza che dir si voglia.

Nanosecondo: Beh! Mi accorgo che anche a voi angeli piace giocare con le parole come spesso capita a me fare con i bambini. Ma tu così non rischi di apparire come un mio amico filosofo? Cioè ‘amante della saggezza’ e del logos, per la sola purezza dell’uso della stessa, senza che la stessa faccia sintesi, si proponga come cura per l’uomo. Lo sai io studio la logos ed i cerchi che faccio con la “biblioteca dell’anima” ormai sono diventati e riconosciuti terapeutici anche da illustri scienziati. L’uomo è un corpo, con esigenze biologiche quali bere, mangiare, riprodursi, appartenere, evitare i pericoli, trovare riparo. Siamo anche “psiche”, attraverso la quale elaboriamo le impressioni sensoriali ricevute dal mondo esterno, formuliamo obiettivi, definiamo priorità. Siamo essenza, scintilla divina, Energia della Sorgente che abbraccia ed interpreta tutto ciò che è. Siamo essenza oltre il tempo e lo spazio, come molte tradizioni spirituali suggeriscono da migliaia di anni. L'essenza è ciò che ci anima, che guida la nostra intenzione creativa e che arriva sulla Terra con uno scopo. Quando la connessione con l'essenza viene ridotta o disturbata e ci distacchiamo dallo scopo che da un senso al nostro vivere, sperimentiamo la sofferenza. Sai oggi molti uomini soffrono per questo. Incontro sempre più persone che non riescono ad elaborare la loro esperienza nel mondo, e non c'è nessuno che le sostiene davvero in questo viaggio, reagiscono solo attraverso due fenomeni reciprocamente collegati e non riescono ad uscire fuori da questo schema dualistico. Semmai usano espressioni che sono strettamente legate alla ‘estetica’ ad una loro immagine accattivante, suggestive, variopinte, ammaliata da parola poetiche che hanno buon gioco con il ragionamento, la logica e il sapere scientifico, ma ispirano la loro azione ad una logica di potere e di attaccamento senza amore.

Mercurzio: Io ho evocato una parola e non ho voluto proporre un assioma, un concetto, una idea. Mi avvarrò di un grande scrittore per anticipare una spiegazione. Dostoevskij scriveva che la bellezza “… è una cosa terribile e paurosa, perché è indefinibile e definirla non si può, perché Dio non ci ha dato che enigmi. Qui le due vie si uniscono, qui tutte le contraddizioni coesistono”..

Nanosecondo: Mi meraviglia che un Angelo continui a propormi una via di uscita suggestiva ed estetica, invece di propormi parole divini va a pescare un letterato squattrinato che ci ha proposto per anni solo immagine oscure di sottosuoli tenebrosi. Come può un uomo delle tenebre comprendere la luce? Mi chiedo! Lui ha proposto come il ‘classico coniglio’ la soluzione tra realtà e finzione con la parola bellezza in cui coesistono ibridamene l’essere e il nulla in una sfida agonistica tutta estetica interna alla nostre anime? Ah, Mercù veramente non ti capisco! Tu mi dovresti insegnare la bellezza. La liberazione che non consiste distruggere un ideale, una fede, una storia, un corpo, ma semmai le muraglie della paura che la circondano con l’arte dell’amore, e mi dici che a te interessa il piano etico dei comportamenti consapevoli e responsabili tra uomini? Ma, lo sai meglio di me che gli umani sono stati insegnati alla morale rinnegando il corpo e le loro storie e non renderle umane si proprio umane con tutti i loro limiti nel bene e nel male perché essi non esistono se non fuori dalla morale, dell’etica di cui è intrisa la loro società così ipocritamente perbenista? Per non parlare di diversi e plurali …. per non parlare poi del pretesa del piano politico a voler costruire polis democraticamente governate e comunità provvisorie identitariamente auto centrate e non aperte ……dove la stessa democrazia è andata a macero perché a rinnegato l’amore e la bellezza del corpo e della storie umane?

Mercuzio: Ma, vedo che tu pure stai diventando prigioniero del ‘logos’ e pensare che prioritario e privilegiato per l’uomo è il ragionare filosoficamente. Ma prima di Eraclito che ci ha spiegato l’unità contenuta nella differenza del divenire continuo della realtà che è la essenza stessa della bellezza …non c’era nessuna filosofia che potesse arrogarsi questo nome…….I guai sono cominciati dopo con la laica trinità : Socrate, Platone ed Aristotele. Ma i cosiddetti presocratici alla fin fine erano dei poeti con suggestioni e pretese razionalizzanti. Noi siamo partiti non da un semplice nuovo processo alla filosofia che nella storia del pensiero occidentale è stato una “la croce e la delizia” un po’ inconcludente ed anche un po’ snob. Quel che non mi convince è comunque la sua via di fuga poetica, letteraria e quindi ‘estetica’ che non è poi così originale e convincente .

Nanosecondo: AVRAH KA DABRA (origine etimologica della formula magica più conosciuta al mondo, ABRACADABRA) è aramaico e significa IO CREO MENTRE PARLO, la bellezza di cui io parlo è scandalo, mistero, ed è osceno e sacrilego e tu la vuoi ridurre ad un mero approccio “estetico o peggio estetizzante” o ancora peggio etico, …. non è metafisica classica ma “oltranza “ non un semplice oltrepassamento … oltre le cose così come sono o le vediamo o sentiamo ma verso ciò che possono essere. Il se senza accento. Le cose, le persone , la realtà non si esauriscono nel presente sono nascoste non dette in grandissima parte future ma cos’è il futuro se non il qui ed ora? Il sentimento della bellezza autentico si conquista attraverso la percezione dell’altro nel momento presente. Ciò è possibile solo attraverso una “riflessione simpatica”, una “magia gentile” come le chiamo io, se vuoi il privilegio poetico dell’immaginazione della bellezza del mio clown, la bellezza che circonda e può circondare tutti i clown: uomini interi… che racchiudono in essi i sei archetipi fondamentali dell’equilibrio della bellezza: l’innocente, l’orfano, il martire, il viandante, il guerriero ed il mago (appunto).
Tutti spiriti mobilitati verso una direzione nuova, in ogni caso pratica: la gioia e l’amore senza nessuno attaccamento.

Mercurzio : Caspita Nanos stavolta sto rischiando come Angelo di diventare io il filosofo della situazione e tu il vero divino: l’angelo con il naso rosso! Non credi di rischiare di essere presuntuoso provando anche a tirarmi d’orecchia per la “Ragione e Logos”, che pretende di unificare, analizzare e ordinare il reale per la morte e la bellezza che lo vuole contenere e promuovere come forza , conflitto per la vita. D’ora in poi cercherò di utilizzare anch’io la tua parola magica : AVRAH KA DABRA.

Nanosecondo: Carissimo Mercurzio io è un po’ di tempo che penso che Logos ed Eros sono un tutt’uno ordinato anche rispetto a un disordine e caos. Non si può costringere il tutto plurale e diverso ad un “se”. Non è nella testa dell’uomo. Se proprio vogliamo parlare di filosofia è Polemos padre di tutte le cose visibili ed invisibili che governa il corpo e la storia (la vita) degli uomini. E’ da polemos che nasce la parola ‘politica’ come sede e occasione del conflitto nell’ordine della legge (nomos). Tetrarca commentando Eraclito ha scritto “omnia secundum litem fieri”. E’ solo nella contesa tra le cose che le idee possono emergere, le differenze trasformarsi nel sale della terra. Il mondo è in‘fieri’, diventa, non si annienta, unificandolo astrattamente. Eros è conflitto non violento che unifica profondante due o più diversità , dividendo, non unificando come pretendono alcuni dogmi di fede monoteirtiche . Il mondo si forma e si sviluppò solo nella divisione unificante ma dinamica, differenziale e conflittuale dell’eros. Eros è fluido e prende le forme delle circostanze e delle persone che lo vivono. Pensare all’eros e alla bellezza in questo modo dinamico e conflittuale ci fa capire anche le grandi contraddizione del tempo inquieto in cui si l'uomo pensa di risolvere i conflitti e le diversità con la forza, l’ordine e il nomos o il logos …penso che l'uomo abbia sempre più bisogno di un logos, ibrido, mutevole e plurale. Così come ibrida, mutevole e plurale è la bellezza. Adesso più di te sento il grande spirito che riempie tutte le parti anche del mio corpo vuote. Anzi ti dico che le vedo e ci sono seduto di fronte. E, si! E’ il mio mare che tu li non hai. E’, il mio mare della tranquillità di clown che mi pervade tutto il corpo stasera e mi fa assaporare come goccia d’acqua la bellezza infinita dell’essere uno. E, si! Adesso ho immaginato semplicemente di essere infinito amore e cosi: AVRAH KA DABRA. Mi sono trasformato in goccia. Uaooo

Omaggio a Charlot

"Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all'odio e al terrore."

"Attraverso la comicità vediamo l'irrazionale in ciò che sembra razionale, il folle in ciò che sembra sensato, l'insignificante in ciò che sembra pieno di importanza."

"Non devo leggere libri per sapere che il tema della vita è il conflitto e il dolore. Per istinto tutta la mia comicità si basava su queste cose."

"Grazie all'umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita."

"Il ridicolo è un atteggiamento di sfida: dobbiamo ridere in faccia alla tragedia, alla sfortuna e alla nostra impotenza contro le forze della natura, se non vogliamo impazzire."

Non Sprecare i Propri Passi..

Lo Stage Clown con Jean Menigue è stato un susseguirsi di magia... Necessità di fare la propria parte ogni giorno, anche con leggerezza del cuore e allegria, semplicità, umidità, umilità. porosità.... anche questo è il CLOWN. Io lo vivo come responsabilità verso il mondo, verso la vita, come rispetto per la serietà della vita, per il sacro che ci circonda ed è dentro di noi. Non sprecare i propri passi, perché non sono infiniti.

Che bello inoltre quando ci diceva che gli occhi non devono andare a vedere prima della faccia….perchè vorrebbe dire non accettare il rischio di perdere la faccia…..questo si che è una mazzata per tante persone ipocrite…. Malattia che ho avuto e che ora cerco di non avere più….. il clown mi sta aiutando pure in questo…..

Altro momento commovente è stato quando una persona ci doveva toccare delicatamente da dietro e poi dileguarsi. Ho sentito che così è l’angelo custode, che c’è un qualcosa una presenza di qualche tipo che, umana o divina, ci sostiene nel dolore, nella vita, nelle scelte, ci tocca, come un testimone amorevole, un testimone soccorrevole, che può arrivare all’improvviso e aiutarci solo per poco. Questa cosa mi fa pensare a quanto ognuno di noi può a sua volta esserlo con gli altri, esserci al momento giusto con una parola, un tocco, un sorriso, uno sguardo.

E’ un rimettere in circolazione il bene.

Tutte le suggestioni e gli esercizi sul corpo (la carcassa) mi hanno fatto sentire questo ritorno alla terra, il corpo umile, umido, il restituire il respiro alla terra, e ho pensato all’ultimo respiro di mio padre nella mia mano, mi ha fatto questo dono, mi aspettò quella sera ed è morto con me accanto.

Anche questo mi ha attraversato in quei giorni, come vedi ce n’era abbastanza per piangere tutto il tempo.

In particolare, l’esercizio della mano sotto l’ischio e l’altra messa a delineare come un’ampolla sacra mi ha dato il senso dell’unione di cielo e terra, di energie ugualmente divine pur nella differenza delle proprie espressioni.

Un altro momento molto forte è stato quando da terra ci dovevamo sollevare per camminare a quattro zampe, a occhi chiusi. Io mi sentivo come un animale vero e proprio, agli albori dell’universo, intorno a me vedevo un paesaggio preistorico, tutto da scoprire, tutto nuovo, e soprattutto l’annusare col naso e sentire con le orecchie mi ha rimesso in contatto con quel rinencefalo che abbiamo in comune con i nostri antenati, e mi sono sentita piccola piccola, e mi sono sentita che la vita continua, che ci sarà sempre, al di là della mia nascita e della mia morte. Tutto questo mi ha commosso oltremisura e ho pianto.

GRAZIE JEAN E GRAZIE AMICI CLOWN! CHE I NASI ROSSI CI PORTINO CON TANTO AMORE LUNGO LE STRADE DEL MONDO!

Caramella

Mi chiamo ....Nanosecondo e sono un Clown

Come Clown sono un amante della parola, cioè ‘amante della saggezza’ e del logos, per la sola purezza dell’uso della stessa, senza che la stessa faccia sintesi, ma si proponga nel contempo come cura per l’uomo.

Studio la logos ed all’interno dei cerchi che faccio con la “biblioteca dell’anima” (ormai sono diventati e riconosciuti terapeutici anche da illustri scienziati) mi accorgo sempre più che la Logos, la parola, che pronuncio e/o pronunciano i partecipanti e che non posso scrivere qui e raccontarvi rende in ogni caso tutti più consapevoli di essere presenti in un contesto nel percepire gli altri anche in maniera diversa di quello che sono o pensano di essere o non immagina di essere.

La mia presenza nel mondo si rafforza così in questi contesti, nei quali ho potuto vivere queste esperienze. Sono sempre più convinto che qualsiasi cosa che ci può comunicare l’altro in effetti ci appartiene. E' anche dentro di noi (di me in questo caso) quello che ho visto ad esempio nella sirena (nel mio ultimo racconto che ho postato anche qui nel blog) non è altro che uno specchio ed un "sogno". Anche in me esiste un "sireno" e come tale credo anche che non è né negativo né positivo nel senso che come ho anche riflettuto nelle cose che ho scritto è un riviversi e consapevolizzare un esperienza. Ma qui siamo ancora sul cognitivo. Nello stesso può succedere e mi succede sempre più spesso ad esempio, che altri mi parlano di cose mie come se fosse un’altra persona o meglio quella persona che conosco bene e che è la sola a sapere e mi potrebbe dire quelle cose, in maniera molto più diretta e forte di prima e mi aprano possibilità di riflessioni enormi. Quando si dice che il council cura è proprio vero.

L’altra questione che sinceramente mi interessa di più come strumento di riflessione nel mio viaggio clown è rendere consapevole il fluire dell’esperienza, il mio essere nel mondo oggi come uomo intero, come Enzo e come Clown Nanosecondo.

Molto spesso in passato ho dato per scontato delle cose che criticavo negli altri e non mi rendevo conto che quelle cose si rispecchiavano in me in maniera così forte perché mi appartenevano. Ecco vorrei avere più coraggio a sperimentare i miei limiti ed il mio Clown mi ha aiutato a farlo.

Il mio esistere nel “qui ed ora” nel mio mondo fatto di tutte le cose; lo stesso “fatto” che davo per scontato tempo fa e che mi ha posto nella situazione di sentirmi non più soggetto ma “oggetto di un ruolo”, di una cosa che subisce impulsi, riceve stimoli e reagisce ad essi senza più sapere o meglio senza più condividerne l’azione, o sapendolo in una proporzione molto limitata. Ecco finalmente attraverso il clown ho sperimentato tutte le mie “possibilità” e me ne restano ancora altre.

Oggi attraverso “il mio viaggio” sono più consapevole dei miei limiti umani. E, si io studio per diventare dio (fatemi passare almeno questa eresia) per affermare allo stesso momento la mia voglia di fede e di credenza avendo coscienza che in ognuno di noi c’è una parte di Dio.

La mia stessa presenza che un tempo vedevo come elemento di critica da parte degli altri, con tutti i sensi di colpa, oggi li riscopro e vedo come è possibile trasformare tutto ciò in un atto creativo attraverso la parola: AVRAH KA DABRA (origine etimologica della formula magica più conosciuta al mondo, ABRACADABRA) è aramaico e significa IO CREO MENTRE PARLO.

La bellezza di cui io parlo come Clown è scandalo, mistero, ed è osceno e sacrilego e non è possibile ridurlo ad un mero approccio “estetico o peggio estetizzante” o ancora peggio etico, …. non è metafisica classica ma “oltranza" “non un semplice oltrepassamento … oltre le cose così come sono o le vediamo o sentiamo, ma verso ciò che possono essere. Il "se" senza accento nel significato appunto di "transito". Le cose, le persone , la realtà non si esauriscono nel presente sono nascoste non dette in grandissima parte future ma cos’è il futuro se non il qui ed ora?

Il sentimento della bellezza autentico si conquista attraverso la percezione dell’altro nel momento presente. Ciò è possibile solo attraverso una “riflessione simpatica”, una “magia gentile” come le chiamo io, se vuoi il privilegio poetico dell’immaginazione della bellezza del mio clown, la bellezza che circonda e può circondare tutti i clown: uomini interi… che racchiudono in essi i sei archetipi fondamentali dell’equilibrio della bellezza: l’innocente, l’orfano, il martire, il viandante, il guerriero ed il mago (appunto).

Tutti spiriti mobilitati verso una direzione nuova, in ogni caso pratica: la gioia e l’amore senza nessuno attaccamento.

Lo stesso laboratorio “Alla ricerca del tuo clown ….ma se trovi qualcos’altro va bene lo stesso” che propongo è un esempio, nel piccolo di quello che sto dicendo. Alcune sere fa mi ha chiamato una Clownesca e mi ha detto “…sai nanos ho trovato davvero qualcos’altro!” …Cosa gli ho chiesto io?…… Ho trovato la fede …..e ti sono grato!”.

Sta cosa da agnostico mi ha sconvolto un po’ però, e mi sono ricordato quando un’altra Clown mi disse “…”…Nanos non esagerare con sto battesimo del clown …..potresti beccarti una scomunica !” ….ebbene pare proprio il ricordo di quel momento gli ha fatto rivedere forte davanti agli occhi l'immagine di Gesù. Che sia diventato anche un Pastore Clown non l’avrei mai immaginato. Uaoo

Sta cosa però mi ha fatto comprendere la validità del percorso che stiamo realizzando, dove ognuno può trovare qualcos'altro… oltre al clown: uomo intero.

Il viaggio del clown è presenza e costituisce una consapevolezza che riguarda simultaneamente e globalmente diverse dimensioni dell’esperienza. Ai livelli classici: cognitivo, emozionale e somatico (memoria e anticipazione, percezione, sensazioni, sentimenti e pensieri) ce ne aggiungo altri : fisologici, biologici, epigenetici, spirituali, e nella loro complessa interazione costituiscono gli elementi di questa consapevolezza, l’unità dell’essere umano.

Dei DODICI ARCHETIPI dell'EROE (in verità c’è ne sono altri: spirituali, femminili, ecc) 6 (sei) credo che siano quelli che meglio possono rappresentare il viaggio del clown: L’INNOCENTE, L’ORFANO, IL MARTIRE, IL VIANDANTE, IL GUERRIERO, IL MAGO, per finire ne IL FOLLE (il Clown, che non conto). L’equilibrio tra questi sei archetipi crea il Clown.

Il mago è la parte più importante perché è quella parte che permette quell’alchimia che appartiene a tutti noi nel senso che è fuori di noi e la possiamo cogliere solo attraverso i "campi" morfogenetici (schaldreck) se volete la fede - e, perchè no! - pregare fà bene e se prima vedevo una contraddizione nell’esigenza di fotografare la via dell'anima con altri vissuti oggi non la vedo.

Il corpo come la materia è vuoto-vuoto e solo lo spirito lo può riempire. E, considerato che se lo spirito nasce dal corpo è la meraviglia delle meraviglie, non posso che pensare bene oggi, anche dell'esperienze più discutibili, solo da una morale o schemi mentali frutto di millenni di false credenze.

Ma cos’è lo spirito? E’ solo fede? O, è anche, riconoscersi come esseri umani e divini allo stesso tempo? E, qui vi devo anch'io parlare del Santo Graal. Pare che Gesù abbia detto hai suoi discepoli che l’ho aveva nascosto in un luogo sicuro e segreto. Ora ho compreso perché non si è mai riuscito a trovarlo. L’uomo l’ha cercato sempre nel posto sbagliato: “fuori di sé”! Quando lo ha nascosto al suo interno.

Le credenze, l’epigenetica, i campi energetici, la biologia delle credenze, la fede, la nostra presenza nel "qui ed ora" non è uno "stato" ma un "processo", un "viaggio", una "ricerca" un “se” "senza" nessun "accento", un "amore" "senza" "attaccamento". Ma com'è l'amore senza d'attaccamento? Be provate a vivere il vostro amore sempre come quando ammirate un fiore per la prima volta, un tramonto, un alba, il mare, la sensazione che proverete è la stessa che potrete provare l'amore incondizionato.

E’ un modo di essere e vivere come clown. Per un Clown un attimo, un nanosecondo o mille anni è la stessa cosa perché lui vive l’immortalità, vive nella paura che trasforma in desiderio, vive un dimensione di "R" realtà , oggettiva ineffabile , che non esiste, ma tutto viene mediato dalla nostra percezione , attrvaerso i sensi , le emozioni, le associazione di idee che vengono neutralizzate e trasformate attraverso l'energia più grande che non è la volontà ma l'immaginazione. Tutti gli uomini possono vivere questa esperienza e quando la vivranno si renderenna conto che quel mondo come l'abbiamo conosciuto fin'ora all'improvviso cambai, significa che la realtà non esistente in quanto tale, ma solo attraverso la nostra mente, e le cose possono mutare significato se solo riusciamo ad immaginarle diversamente.

La capacità mia (nostra) però di esistere è costruire il senso della mia (nostra) continuità attraverso i cambiamenti. Essere incoerenti, folle, clown, non è più per me un aspetto negativo ma un aspetto positivo del andare verso... Certo, si arriverà ad un punto, ad un limite che tutto ciò in via teorica sembrerà condivisibile, quando però lo andremo a mettere in pratica faremo i conti con i nostri istinti, le nostre paure, la rabbia, la tristezza, con la nostra "realtà" oggettiva e con tutte le nostre “false credenze” e se non stiamo in armonia rischiamo anche di ammalarci. Ecco, se solo comprendessimo che non è la volontà che ci può consentire il cambiamento ma l’immaginazione, ogni uomo potrebbe riscoprirsi e riscoprire anche un mondo diverso.

Ma quando nasce il malessere? Quando questo viaggio viene bloccato, quando la consapevolezza si interrompe, quando ognuno di noi attua una riduzione o una alterazione del contesto che sta vivendo per evitare esperienze che non può o non vuole attraversare. Alcuni giorni fa mi sono beccato dei dolori fortissimi alla cervicale ed alle spalle ed alle braccia (bracalgia), malattia come metafora del mio vissuto, si è manifestata tutta in questo blocco. Avendo però coscienza che ogni malattia è anche la soluzione del conflitto l’ho semplicemente accompagnata con la mia consapevolezza (biologica) e così mi sono fatto attraversare da questo dolore, non ho fatto nessuna resistenza (non ho preso nessuna medicina), l’ho accolto questa energia che si scaricava nel mio corpo e l’ho spostata in un luogo che non mi potesse più nuocere lontana dalla mie cellule.

E’, così ho recuperato energia che mi ha permesso di affrontare e risolvere un problema. Quando per motivi “morali” istintuali ecc. ci castriamo da soli - quello che ho fatto io - ci ammaliamo.

Da qui la mia esigenza del dialogo con la sirena, con quella parte di me che sente la necessita di vivere e far vivere ad Enzo tutte le possibilità che gli sono state offerte dalla vita. Lo stesso gabbiano diventa cosi simbolo di liberazione.

Quel blocco rappresentava la mia incapacità a procedere, a scegliere, a decidere; i sintomi e le sofferenze che ne derivano sono l’espressione di questo arresto, la voce del mio disagio presente trova quindi nello scrivere un suo sfogo, utilizzo il logos da un punto di vista terapeutico per me, avendo coscienza che le parole quando si dicono posso anche far male a qualcuno perché restano nella coscienza. Ma so anche che la coscienza non ci appartiene è una cosa che circonda la terra come le nuvole ed a cui tutti noi possiamo attingere. Per fortuna che c'è l'arcobaleno! I colori della nostra voce, con i quali puoi guarire.

E, si la parola è contatto tra noi e gli altri, ma non solo, è chiave e contatto con noi stessi, con le nostre cellule, con l'ambiente. E’ una qualità tutta umana (almeno così sembra anche se ci credo poco) la stessa ricerca che stiamo facendo da cinque anni con Sidney Journò (un mio fraterno amico) sulla biblioteca dell’anima, la via del cerchio, il clown, i protocolli di riconoscimento del se, e le nostre frullate generali con Susanna –psicoterapeuta- lui e me come "cavie consapevoli" mi hanno messo in relazione non solo con il “mio” mondo esterno, ma con quel qualcosa che è dentro di me e che finalmente sta venendo fuori.

Il riciclaggio dei rifiuti tossici e nocivi per me è iniziato molti anni fa. Mi sono anche accorto che non esistono due figure solo di me ma migliaia. Nel clown cerco di farle vivere tutte. Devo ringraziare qui Chery Munnezz che quella sera a San Salvatore Telesino attraverso i nostri Clown mi ha fatto riciclare molti rifiuti tossici e nocivi, trasformandoli, però tutti in energia pulita e rinnovabile.

Oggi ho un unico interesse quello di indagare sul come attuo i miei blocchi e con quali strategie altero il mio processo di consapevolezza e di liberazione libero anche da ogni aspetto puramente morale o culturale o se volete etinico, di natura istintuale, senza eliminare però quell’esigenza profonda del mio corpo di amare e di essere amato. Quindi di mettermi a nudo con tutti i miei difetti, emozioni e sentimenti.

Personalmente non ho mai perso la mia percezione nel vivere nel presente ….anche se qualcuno mi dava per dissociato.. mentre come Clown mi vedeva correre con la mia moto del tempo.

Il problema che nessuno si è accorto ancora che ognuno di noi vive in un "non tempo"…. è cosi quando si cammina come Charlot sul limite del marciapiedi .. ci può essere sempre un poliziotto che ti becca perché non rispetti le regole…. E, la mia connessione con il mio passato e le mie possibilità e prospettive future le vedo sempre più collegate tra loro mentre alcuni amici clown mi dicono ..”tu sei un pezzo importante….” senza comprendere ancora come loro lo sono per me e come ognuno di noi caratterizza in maniera fortissima la mia propria esperienza, sottraendomi per un nanosecondo al “qui ed ora”, dell’esperienza stessa senza però sradicarmi dal mio essere “se”, nel senso di andare verso e per questo: io posso essere sirena, gabbiano, maschio, femmina, sono tutto ciò che sento di esprimere adesso, nel qui ed ora.

E, mi sono accorto anche che non rischiavo più di perdere il mio clown ..o di ucciderlo. Ho accusato anche in maniera sbagliata alcuni di questa cosa. Semmai, la sensazione che provavo era quella che nel momento stavo di fronte a questa cosa (un mio drago) che diventavo martire, rischiando anche di perdere il mio mago, il mio guerriero, il mio viandante avendo paura da innocente, di perdermi pure il paradiso. Ecco l’esperienza che sto vivendo da cinque anni come Clown è stata molto forte, e sono grato a lui di avermi accompagnato in questo viaggio.

Certo è un’esperienza che si può chiudere in qualsiasi momento, forse proprio perché per ognuno di noi ad un certo punto ha bisogno di "ritornare a casa" e può essere intensa come non essere più in grado di sperimentarci in questa relazione “d’amore altra” con noi stessi e con gli altri, ed invece è proprio qui che il viaggio inizia per davvero.

Ma questa è un esperienza "unica" che pone ognuno di noi di fronte a se stessi o meglio anche di come l’altro ci può vedere e semmai rispecchiarsi. Putroppo quando succede ciò è perché subentra la paura l’unico modo che abbiamo per superarla è trasformala in desiderio ed immaginare come farle vivere nel nostro clown.

La paura è umana, è utile, ma cos’è la paura? E', lo sconosciuto. Ma se io so che non c’è niente che io non possa conoscere o immaginare perché dovrei limitare la mia esperienza in una condizione di paura e non stare invece nell’amore, nel desiderio, nell’immaginare il mio essere qui ora e vivere?

E, qui ho sognato che facevo all’amore con molte persone. No state tranquilli non era una visione orgiastica, ma un risveglio dei sensi e del desiderio di amare senza nessuno attaccamento.

Ora, questa esperienza può terminare per far posto a nuovi viaggi. Mio padre che faceva l’autista di camion mi diceva sempre: “quando ritorni a casa da un lungo viaggio ti accorgerai che eri già li ad aspettarti da un pezzo.”

E, lui così mi ha insegnato il senso della responsabilità che ognuno di noi ha verso se stessi e gli altri. Responsabilità, significa capacità di aderire ai messaggi che l’esperienza invia a ciascuno come soggetto d’azione, come colui che stabilisce il contatto, lo mantiene, lo toglie e non lo subisce.

Noi osserviamo e viviamo cose che non sono spesso solo una parte delle nostre semplici sensazioni. Le cose però non sempre stanno una dietro l’altra in ordine da facilitarci l’immaginazione ed il possibile cambiamento.

Le cose sono in disordine. Buttate li al centro del cerchio della vita senza troppo pensarci, per poi guardarle e pensare di fare le scelte più giuste per noi in quel momento, nel rispetto dell'altro. In verità se non abbiamo rispetto di noi stessi non possiamo avere rispetto dell’altro e questo implica offrire una parola di grande rispetto nei confronti dell’altro.

"Le Parole sono finestre oppure muri" (Rosenberg)

Siamo noi che dobbiamo trovarle, ed immaginare dando un nuovo ordine alle nostre parole. Le parole come l’immaginazione sono più forte della volontà. Ecco io immagino e parlo attraverso le cose che scrivo, in quale ordine porre le mie follie d'amore e magie gentili.

Oggi ci sono molte luci nella mia sequenza che sto immaginando di costruire, sono più consapevole di essere Clown, di essere Innocente, di essere Orfano, di essere Martire, di essere Viandante , di essere Guerriero, di essere Mago, di essere sempre più uomo intero: perchè folle.

E, nel mio pizzico di cielo grigio, vedo sempre più l’arcobaleno.

Nanos


“Non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa"
(dal Diario di Hetty Hillesum)

lunedì 19 ottobre 2009

Appuntamenti fuori rotta: LA BIBLIOTECA dell'ANIMA

Un viaggio nel tempo ....fino alla soglia del vostre cuore.

VENERDI' 30 OTTOBRE 2009

ORE 18,30
LA BIBLIOTECA DELL'ANIMA
a casa di Linda Iurato
ARIANO IRPINIO (AV)
Contrada San Tommaso, 19

info e conferme partecipazione:

lindaiurato@yahoo.it

nanosecondo54@alice.it

domenica 18 ottobre 2009

La Strada

Ho percorso molte strade e sono tornato da poco da un altro viaggio alla ricerca... di clown.

Percorro da molto tempo le strade della gioia e del sorriso, lastricate spesso di pianti e sofferenze, eppure ancora oggi ho visto negli occhi di molti... ragazzi e ragazze il cuore di un clown.

Questa è la mia gioia infinita...........stanno nascendo altri clown.



http://www.youtube.com/watch?v=9TW_2mTksEs&feature=player_embedded#

sabato 17 ottobre 2009

Il Viaggio..alla scoperta del mio clown!!!

Il viaggio alla scoperta del mio clown è stata un’esperienza unica che mi ha arricchito. Condividere certi momenti con persone straordinarie rende unico ogni momento e lo consegna per sempre alla tua vita. Le mie aspettative non sono state deluse e vivere una settimana con delle persone che non conoscevo mi entusiasmava moltissimo. Loro erano già dei clown con il proprio nome, io ero l’apprendista ed ero davvero emozionato ogni volta che aprivano bocca.

L’ospitalità di Chanda nella sua taverna è stata fantastica, ma sicuramente senza la compagnia di Favola (Paola) Stellina (Cristiana) e Birimbau (Angelo) la casa mi sarebbe sembrata più vuota. In una sola settimana ho conosciuto tante persone, tutte con la stessa voglia di gioire alla vita, ridendosi un po’ addosso, da ognuna di loro ho imparato qualcosa: da Scarabocchio (Claudia) a miscelare la dolcezza con la responsabilità, da Sonnellino (Giulia) a dire molto di più con gli occhi che con la bocca, da Grizabella (Anna) ad amare le prime ore del mattino come un dono straordinario, da Caramella (Carmela) come in ogni semplice gesto ci sia qualcosa di meraviglioso. Tricky (Tiziano) che è stato il mio cocchiere in giro sulle scale questi giorni mi ha insegnato come miscelare un buon sorriso ed una battuta fantastica. Ho avuto poco tempo per conoscere meglio anche Scimmietta (Simone) e Mecala (Carmela) anche se sono apparse immediatamente come due splendide persone. Che dire di Lampione (Sidney) (VADE RETRO SIDNEY!!!!) ha dato quel tocco di classe allo stage ed è stato fantastico nella conduzione del council, esperienza che non scorderò mai più per le emozioni che ha vissuto il mio cuore.

Non potrò mai dimenticare il sorriso di Molletta (Blandiana) e la risata fragorosa di Delfino (Andrea) che uniti alla dolcezza di Muffin (Anna) facevano placare qualsiasi sentimento d ansia o tensione. Nanosecondo (Enzo) è stata una guida per me, sempre presente e sempre discreto, pronto ad un abbraccio quando ero stanco. Jean, il nostro conduttore attraverso il nostro universo interno è stato STRAORDINARIO a farmi riscoprire la potenza del respiro ed aumentare cosi le mie potenzialità.

Vi ringrazio con questo video dove ho cercato di sintetizzare le emozioni che mi avete trasmesso, vostro Clown Goccia (Costantino)



http://cittadiariano.it/blog/kosta/2009/10/17/una-settimana-di-risate-e-riflessioni/


http://www.iohounsogno.it/

martedì 6 ottobre 2009

SCUOLA TRIENNALE di MUSICOTERAPIA


“Carlo Gesualdo” Gesualdo (Av)

è lieta di comunicare l’apertura delle selezioni per l’ammissione al corso per l’anno accademico 2009/2010.

Requisiti di accesso: Diploma di scuola media superiore, Diploma di Conservatorio o Compimento medio di uno strumento musicale, Laurea in discipline medico/psicologiche o sociologiche.

Inoltre costituisce requisito di accesso l’operare già in strutture tecnico/riabilitative e socio-sanitarie nonché in contesti di relazione d’aiuto (medici, psicologi, insegnanti, educatori, ecc ). Per concorrere è necessario inviare una breve domanda di ammissione con i propri dati anagrafici ed allegare un curriculum vitae.

Info :
Comune di Gesualdo
o chiamare il 347.7419809
oppure scrivere al seguente indirizzo mail:
sabatino.miranda@libero.it
qui il bando e dove potete scaricare i moduli di iscrizione:
http://istitutogesualdiano.it/public/?p=3,8&ii=10

DIETRO la TENDOPOLI mostra fotografica

Maggio 2009 Abruzzo

Questo reportage si propone di documentare cosa accade nelle tendopoli al riparo dagli occhi delle telecamere; le esperienze delle persone che ogni giorno lavorano per garantire servizi ed una vita dignitosa a chi è costretto nelle tende, esposto al freddo notturno ed al soffocante caldo diurno.

Dalle oltre mille persone di Piazza d'Armi alle piccole realtà dei paesini circostanti come quella di Filetto; uno sguardo sul desiderio di ripartire della cittadinanza.


Le mense, affollate da Alpini, cuochi e volontari che si occupano dei tre pasti giornalieri; le chiese da campo, il veterinario, l'ufficio postale ma soprattutto attraverso le innumerevoli tracce lasciate dai bambini; le più grandi vittime di questa tragedia. Attraverso i loro disegni comprendiamo meglio l'orrore dell'esperienza passata, gli amici persi... ma anche la speranza che spesso può essere semplicemente il desiderio di tornare a giocare, nelle ludoteche, in strada o con il supporto dei molti clown ”dottori” veri e propri maestri nel curare l'anima dei più piccoli.

Fotografie di:
Valerio Ancona – Cecilia Guzzo – Andrea Paolini

MOSTRA
FOTOGRAFICA
dal prossimo
18 Ottobre
fino al
7 Novembre 2009
"Museo Archeologico di Lavinium"
a Pomezia (Roma)
sito istituzionale del museo:
Il 3 Novembre c.a. alle ore 10,00 alcuni Clown "Dottori", che hanno partecipato alla missione in Abruzzo, incontreranno gli studenti delle scuole di Pomezia nella Sala del Museo dove è allestita la mostra fotografica, per parlare dell'esperienza vissuta e dell'attività di volontariato che svolgono come clown.

sabato 3 ottobre 2009

Il gabbiano le Sirene, tra silenzio e canto e specchi magici


Nei giorni scorsi mi sono chiesto se le Sirene sono pesci o uccelli e se per caso il Gabbiano non sia l’uccello che meglio possa comprendere le Sirene.

Il Gabbiano è abituato a volare tra cielo e mare anche lui. E’ acquatico e sa volare in alto come le stesse Sirene con il loro canto.

Il Gabbiano poi è consacrato a Teti - figlia di Urano e di Gea - e considerato un collegamento tra cielo e mare, dell'acqua dispensatrice di rigoglio e di fecondità. Il Gabbiano è anche il simbolo di una rapida pace e tranquillità tra gli elementi e forse è l'unico essere che può aiutare le Sirene a superare la loro infelicità.

E, già! Forse pochi lo sanno, ma le Sirene sono esseri infelici!


Le Sirene sono esseri infelici per la loro natura biforme: “gli artigli fanno pensare che si tratti di donne-uccello, secondo la tradizione più antica (certo condivisa da Omero, che peraltro non le descrive), e non di donne-pesce. Il fatto che i loro lamenti risuonino come un canto non ne allevia il dolore, e nel contempo le rende un pericolo per chi ascolta.”

Che quello delle sirene non sia un canto felice è anche l’opinione di Maurice Blanchot:
«Pare che cantassero, ma in un modo che non soddisfaceva, che lasciava appena intendere in quale direzione si aprissero le vere sorgenti e la vera felicità del canto. Tuttavia, coi loro canti imperfetti che erano un canto ancora a venire, guidavano il navigante verso quello spazio dove il canto potrebbe cominciare veramente. Non promette all’eroe nient’altro se non la copia di quel che ha già vissuto, conosciuto, sofferto, nient’altro se non lui stesso»

Ciò che le sirene promettono è falso, perché chi si lasciasse sedurre dalla loro voce incontrerebbe la morte, ma nel contempo è vero, «poiché è attraverso la morte che il canto potrà elevarsi e narrare all’infinito l’avventura degli eroi»


Ma, “…le Sirene hanno un'arma ancora più terribile del canto, il silenzio. Non è accaduto, ma si potrebbe pensare che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma certo non dal loro silenzio.” (1)

La stessa illusione, da parte di Ulisse, di essersi liberato delle sirene, di averle sconfitte con il suo buon senso, si rivelò infondata, perché «esse l’attirarono là dove egli non voleva cadere, e, nascoste dentro l’Odissea divenuta il loro sepolcro, lo impegnarono, lui e molti altri, a quella navigazione felice, infelice, che è il racconto».

“Ulisse, dunque, ha avuto bisogno di accostarsi alle sirene tanto da ascoltarne il canto, per avere un’esperienza realmente profonda da raccontare, ma ha dovuto sottrarsi a questo canto per poter sopravvivere e dar vita alla narrazione , al suo viaggio.” (Blanchot – «Ulisse diventa Omero»).


«Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei, / ferma la nave, la nostra voce a sentire. / Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, / se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; / poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose. / Noi tutto sappiamo, quanto nell’ampia terra di Troia / Argivi e Teucri patirono per volere dei numi; / tutto sappiamo quello che avviene sulla terra nutrice» (2)

Micheal Focault dice che, la promessa contenuta in questi versi è quella di cantare le vicende della guerra di Troia, quindi anche la storia dello stesso Ulisse.

Italo Calvino dice: «Cosa cantano le Sirene? Un’ipotesi possibile è che il loro canto non sia altro che l’Odissea. La tentazione del poema d’inglobare se stesso, di riflettersi come in uno specchio si presenta varie volte nell’Odissea, specialmente nei banchetti dove cantano gli aedi; e chi meglio delle Sirene potrebbe dare al proprio canto questa funzione di specchio magico?»

Beh! Mi convinco sempre più che il Gabbiano è l'unico essere che può aiutare le Sirene ad allievare il loro dolore.

Nanos





Bibliografia:
Da un’arte all’altra
, Giuseppe Zuccarino Novi Ligure (AL),
Edizioni Joker, “Materiali di Studio”, 2009.
Brani tratti da:
(1) - Il Silenzio delle sirene - Kafca
(2) - Omero, Odissea, XII, vv. 184-191, tr. it. Torino, Einaudi, 1963; 1984, p. 339.

venerdì 2 ottobre 2009

Il Gabbiano Jonathan Livingston


"Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo d'essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!" (dal racconto di Richard Bach).

Ho riportato nel post precedente un "dialogo immaginifico con il mio angelo Mercurzio" pubblicato anche su ...


...resoconto di un sogno che ho fatto un pò di giorni fà.



Mentre lo scrivevo mi è venuto in mente il romanzo che ho letto molti anni fa nel 1974/75: "IL GABBIANO JONATHAN LIVINSTON" di Richard Rach (1973).

All'epoca facevo il militare nel Carcere Militare di Gaeta. Ogni sera andavo a prendere con l'ambulanza, non ve l'ho mai detto ma sono stato anch'io autista come mio padre, un ragazzo mio coetaneo, obiettore di coscienza, che aveva tentato il suicidio.

Coprai quel libro suggeritomi da un mio amico commilitone Bertocchi. E, così ogni sera prima di andare a letto leggendo quel libro immaginavo un gabbiano che li prendesse a volo radente e facesse evadere tutti gli obiettori di coscienza.

All’epoca, questo romanzo (favola) di Richard Rach fu un bet sellers ed insegnò anche a me ad immaginare la libertà. Il volo che era stato sempre nei miei sogni, prese coscienza del suo significato vero, e la mia vita si trasformò già una volta allora. Anche un'altro libro segnò quell'epoca per me è fu Il buon soldato Sc'vèik di Jeroslav Haseck 1912 (ma di questo vi parlerò un'altra volta) perchè credo che questo personaggio sia stato un vero e proprio Clown.


“Un gabbiano…è un’infinita idea di libertà, senza limite alcuno, e il vostro corpo, da una punta dell’ala a quell’altra, altro non è che un grumo di pensiero.”

Jonathan non è un gabbiano come gli altri: lui vuole sapere, vuole conoscere. Non si accontenta di procurarsi un pezzo di pane come hanno fatto tutti prima di lui. Questo atteggiamento comporta la disapprovazione dei suoi genitori; non ha amici, patisce la fame. Si adegua per un certo periodo agli imperativi di suo padre e cede alle lacrime della madre, ma continua ad allenarsi da solo e di nascosto per imparare a volare libero. Cade e si ferisce molte volte, ma non demorde. Arriva a desiderare la morte, ma la fame di conoscenza lo sostiene. E’ disposto a tutto per saziare questa fame anche, appunto, a rinunciare alla propria vita. Quando riesce ad ottenere i primi risultati si convince che gli altri lo seguiranno e vorranno al pari di lui, imparare a volare liberi. Ma si sbaglia: gli altri non capiscono e lo espellono dal consorzio dei suoi simili condannandolo alla solitudine.

……E si fece avanti….

“II gabbiano Jonathan Livingston” l' Anziano proclamò “viene messo alla gogna e svergognato al cospetto di tutti i simili!”

Fu come se l'avessero colpito con una randellata. I ginocchi gli si sciolsero, le penne gli si fecero flosce, le orecchie ronzavano. Messo alla gogna? lui? Ma no, impossibile! E la grande Impresa? le Nuove Prospettive? Non hanno capito niente! C'è un errore! si sbagliano di grosso!

“…per la sua temeraria e irresponsabile condotta” intonava la voce solenne “per esser egli venuto meno alla tradizionale dignità della grande Famiglia dei Gabbiani ...”

Questo significava ch'egli sarebbe stato espulso dal consorzio dei suoi simili, esiliato, condannato a una vita solitaria laggiù, sulle Scogliere Remote.

« ...affinchè mediti e impari che l'incosciente temerarietà non può dare alcun frutto. Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile”

Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le delibere del Consiglio, ma la voce di Jonathan si levò. « Incoscienza? Condotta irresponsabile? “Fratelli miei!” gridò. « Ma chi ha più coscienza d'un gabbiano che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all'esistenza? Per mill'anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita. ..imparare, scoprire cose nuove, essere liberi! Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che oggi ho scoperto. ...”

Ma lo Stormo pareva di sasso, tant'era impassibile.

« Non abbiamo più nulla in comune, noi e te.” intonarono in coro i gabbiani, e, con fare solenne, sordi alle sue proteste, gli voltarono tutti la schiena.

E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e solo. Volò oltre le Scogliere Remote, ben oltre.

Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri gabbiani si rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere.

Ogni giorno, lui apprendeva nuove cose. Imparò che, venendo giù in picchiata a tutta birra, puoi infilarti sott'acqua e acchiappare pesci più prelibati, quelli che nuotano in branchi tre metri sotto la superficie: non aveva più bisogno di battelli da pesca e di pane raffermo, lui, per sopravvivere. Imparò a dormire sospeso a mezz'aria, dopo aver stabilito alla sera la sua rotta, nel letto della corrente d'un vento fuori costa, e coprire così un centinaio di miglia dal tramonto all'alba. Con uguale padronanza ora volava attraverso fitti banchi di nebbia sull'oceano, o sennò si portava al di sopra di essi, dove il cielo era limpido e il sole abbagliava. ..mentre gli altri gabbiani, con quel tempo, se ne stanno appollaiati in terraferma, mugugnando per la pioggia e la foschia. Imparò a sfruttare i venti d'alta quota, e portarsi nell'entroterra, per un bel tratto, e far pranzo con insetti saporiti.

Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da se solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì ch'erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d'un gabbiano. Ma, con l'animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo.


"Non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero"(parole di Richard Bach).


…..Molto bene, » disse poi. e voi chi siete? »….

“Veniamo dal tuo Stormo, Jonathan. Siamo fratelli tuoi.”. Quelle parole furono pronunciate con calma e fermezza. “Siano venuti per condurti più in alto. Per condurti a casa”

“Io casa non ne ho. Nè ho una patria, nè uno stormo. Sono un Reietto. E più in alto di così, ve l'assicuro – stiamo volando alla sommità del Vento che nasce dalla Grande Montagna - più in alto di così, tranne magari un par di cento metri, non riuscirei a sollevare questo mio vecchio corpo. »

" Sì che invece puoi riuscirci, vecchio Jonathan. Perché tu hai imparato tutto. Hai terminato un corso d'istruzione, e ne incomincia un altro, per te. Adesso.”

Come aveva illuminato tutta quanta la sua vita, il lume dell'intelletto lo soccorse in quel momento, e lui capì. Avevano ragione, quegli uccelli. Lui poteva volare, sì, più in alto. Ed era l'ora, sì, di andare a casa. Abbracciò con un ultimo sguardo il suo cielo, i magnifici campi del cielo, dove aveva imparato tante cose.

" Sono pronto.” disse alfine.

E il gabbiano Jonathan Livingston fece prua verso l'alto, scortato da quei due splendidi uccelli, e scomparvero insieme nella notte.

Brani tratti:
Da “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach - Ed. BUR Milano 1991

giovedì 1 ottobre 2009

Il Clown Nanosecondo ed il suo gabbiano smarrito....(dialogo immaginifico tra un Clown ed il Suo Angelo)

Nanosecondo - Carissimo Mercuzio, angelo mio, sai ho fatto un sogno l’altro notte. Ero diventato un Gabbiano e volavo in alto mare senza nessun punto di riferimento. Mi ero smarrito. Ad un tratto poi, in lontananza nuvoloni neri accompagnati da saette enormi e paurose, e tuoni altrettanto terribili mi facevano tremare tutto dalle ali alle zampe.

Mercuzio - A me da bambino hanno insegnato a conoscere il mormorio delle nuvole, lo stridore delle comete che impaurivano gli abitanti della terra e a non temere il lamento pauroso del vento nelle serate invernali perché dovevo volare per vivere ……

N- Poi sono riuscito finalmente a volarci intorno e mettendo la coda al vento mi sono fatto spingere fino ad uno scoglio che è apparso quasi per magia. Non era molto grande ed il mare. agitato dalla tempesta. ogni tanto mi faceva schizzare onde e schiuma bianca sulla testa. Mi sembrava un diluvio.

M- Vedi la differenza tra noi angeli e voi umani……..noi voliamo per vivere, voi vivete per volare e volate solo per magia, incanto o fantasia.

N- La cosa strana è che avevo un anello nella zampetta sinistra che fischiava con il soffio del vento in maniera diversa, a seconda di come orientavo la zampa. Ero un gabbiano smarrito, in mezzo ad una tempesta, su uno scoglio in mezzo al mare. Mi sembrava un incubo.

M- E continui ad avere incubi alla tua non tenera età. Mi sa, Nanos, che ti sta succedendo qualcosa di strano e di abituale per gli uomini. Cose che capitano agli uomini nelle ‘notte maliconiche’…notti terribili con colori foschi, pensieri cupi che annunciano ‘il miracolo’ della vita .

N- Ad un tratto ho sentito un lamento. Era una Sirena che cercava anch’essa di salire sullo scoglio, era esausta. Si vedeva che aveva nuotato da parecchio nella tempesta e non ce la faceva più. Mi sembrava smarrita anche lei, anzi no era ferita alla testa. Si aveva una brutta ferita alla testa, due grosse cicatrici sanguinanti.

M- Eccola! La sirena “adgnosco veteris vestigia flanmmis” ….conosco i segni dell’antica fiamma …..sospirava Didone alla vista dell’amato-straniero Enea spossato dalla fatica e dai pericoli del mare periglioso e nemico. .

N- Non sapevo come aiutarla per farla salire sullo scoglio, quando ad un tratto un onda, un po’ più grossa, la spinse tanto da farla sedere in un sol colpo affianco a me. La situazione mi sembrò anche un tantino imbarazzante. Ma tanto è, che dovevamo salvarci in due dalla tempesta.

M- Sono gli dei che si divertono con i mortali creando pericoli, disavventure, ostacoli per fargli credere, ingenui, che “per aspera ad astra” cioè che nelle difficoltà si arriva fino alle stelle. Perchè a te sembra di colpo di essere già al famoso settimo cielo, nevvero?

N- Cosi lei si presentò: "Ciao, mi chiamo Seirà". Mi parlo dei suoi amori e delle sue ammalianti avventure. Sapevo che le Sirene sono esseri marini, dal temperamento malevolo, che sfruttano le loro doti di seduzione sessuale, mostrando la parte superiore del corpo, per attrarre ignari giovani marinai, ed ucciderli trascinandoli nel mare, ma io ero un Gabbiano che male mi avrebbe potuto fare se parlavo con lei? - mi chiesi - nessuno?

M- ‘Seirà’ che bel nome e che bella fantasia! Ma un po’ di storia non ti fa male, caro Nanos. Le sirene erano la personificazione dei torridi giorni canicolari, quando Sirio (da qui il loro nome) dardeggiava senza pietà nel cielo infuocato; erano vampiri, demoni di calore, di putrefazione, di voluttà, di lussuria. L’Ellade, però, le rivesti di forme nuove, diede loro cuore e vesti verginali; le spedì in occidente in cattiva compagnia…..Ma vedo che continuano ad usare le vecchie armi e che ti hanno colpito con il loro migliore colpo….il colpo di sole.

N- Ma che colpo di sole era nuvolo Mercù, e parlando con lei sentivo odore di morte. Sapevo che le Sirene, se non riescono ad uccidere, si uccidono esse stesse. Lei mi parlò che si trovava in quella condizione perché aveva cercato di uccidersi, ma non ce l’aveva fatta a compiere il gesto sacrificale, poi aveva visto lo scoglio e si era avvicinata per cercare di salvarsi.

M- A benedetto o maledetto scoglio! Ricordati però che poeti e filosofi ,dopo Omero, insistettero sempre più sulle sembianze e gli attributi umani delle sirene, sul fascino e il mistero della voce, del canto e sulla bellezza dei lineamenti. Tu sappi che comunque sono creature speciali con una loro identità e natura superiori agli uomini per sentimenti, intelletto e soprattutto passione creatrice, amorosa e poetica.

N- Mi raccontò, appunto, che stava cercando di ammaliare con il suo canto un giovanotto strano ma che questi all’ultimo momento si era involato con uno strano arnese tra le mani, che tra l’altro faceva un baccano della miseria, sembrava una moto, mi disse: “Il mio canto era reso nullo dal frastuono del motore di quella moto

che partì di colpo…” continuando il suo racconto "..lo stesso giovanotto, in lontananza, vidi che si era tramutato in uccello. Mi sembrava un gabbiano."

M- Nanos……Con le sirene si può convivere solo se si è in possesso di magia, fantasia, poesia, canto e soprattutto sogno.. “Una volta le sirene sfidarono le Muse ad una gara di canto, poesia e musica; ne uscirono battute e le Muse vollero ornarsi con le penne delle avversarie sconfitte. Chi non è tentato di vedere in questa leggenda la vittoria della musica del canto, della poesia sulla improvvisazione primitiva di un canto naturale e arcaico ?

N- A questo punto pensai ma fa che sta parlando di me? Ma io sto solo sognando e che c’entra tutta sta storia adesso. Mi stavo innamorando di una ragazza che mi aveva cercato di ammaliare con le sue parole, senza immaginare che fosse una Sirena pronta ad uccidermi? Dovevo stare attento! Mi dissi tra me e me. Se avesse compreso che ero io mi avrebbe potuto uccidere all’istante, anche adesso che stava parlando con me Gabbiano - senza saperlo -, anche se ferita e quasi in agonia?

M- Attento agli artifici, alle visioni, che voi umani considerate strumenti femminili tout court! Le sirene greche infatti vengono raffigurate con i caratteri dell’eterna giovinezza e attrazione femminile: se ne stanno sugli scogli circondati dal mare con la lira in mano, o sorgono dalle acque lucenti, percuotono i cimbali e scompaiono. Nel loro mito ci sono quella indeterminatezza, distanza e discrezione che rendono possibili le interpretazioni più diverse e costituiscono il fascino di molte altre concezioni greche, che non sono il prodotto di una mente sola, ma formano una specie di complesso poliedrico, che riflette i vari strati delle culture sovrapposte : forme belle ,ma evanescenti .E un po’ il mondo femminile in assoluto con gioie e dolori che tanto intrigano gli esseri umani….

N- Carissimo Mercurio io non ci capisco più niente aiutami mi so proprio perso e non so se in un sogno o è realtà ed a questo punto devo pensare che già so morto?

M- Morto …ma perché mai? Tramortito sì ma piacevolmente credo. Quello che noi immortali invidiamo in voi uomini è proprio la possibilità di sentire il ‘piacere’, l’eros’ oltre al dolore. L’uomo nei momenti migliori della sua vita ha grande necessità non solo di creare miti e divinità a sua somiglianza soprattutto per viverli con intensità e passione. E, poi gli uomini sono gli unici essere umani che inventano consapevolmente le loro finzioni e hanno il coraggio di chiedere agli altri l’approvazione e il loro parere.

N- Ma è vera sta cosa che l’attraversamento dell’acqua è la prova necessaria per il passaggio tra due livelli di realtà, quello profano e quello sacro e che quindi la natura mi sta mettendo alla prova e che le anime dei defunti sono raffigurate da uccelli? Quindi il mio Gabbiano non nient’altro che la raffigurazione della mia anima (persa) ed il mio corpo si è trasformato in uccello perchè io già so morto e non me ne sono ancora accorto?

M- La morte non è argomento serio per le nostre finzioni e i nostri inganni. La morte è purtroppo una cosa molto seria per giocarci su con la fantasia o l’inganno. A noi il compito di trovare buoni e belli argomenti per ingannarci. Questa dei due livelli è buon argomento per ‘i filosofi’ a cui noi abbiamo dato il gusto e il senso di creare labirinti mentali con cui giocare alla ricerca dell’essenza, dell’eternità e di Dio. Ma tu ,Nanos, hai scelto la strada dei Clowns che è più leggera e seria di quella della Civetta di Minerva che ha l’ardire di voler insegnare agli uomini a saper guardare nella notte della mente degli uomini con la pretesa di scoprire la verità una volta per tutte. Io ti consiglio di restare nel tuo corpo di bianco gabbiano vivo negli occhi e leggero nel corpo anche nella folle pretesa o il coraggio di volersi confrontare in amore con una sirena ammaliatrice e conturbante. In un momento di riposo spossato su uno scoglio di fortuna e in un momento di pausa del suo volo del sogno e della fantasia per portare consapevolezza e gioia ai poveri umani intristiti nelle doloranti e appesantite prove della loro difficile e sempre più complicata vita terrena.

N- Sto già passando in rassegna su questo scoglio la mia vita?

M- Bene! Approfittane per rivedere la parte bella del film della tua vita e raccontala con sentimento, amore e passione alla povera e bella sirena che ti è capitata tra le mani. Non annoiarla con pensieri forti e pesanti …ricordati che è un essere umano e marino e che predilige la leggerezza e la liquidità alla solidità e rigidità umana.

N- Questo mondo così strano che vedo solo adesso racchiuso in questo fazzoletto di scoglio sperduto anch’esso in mezzo al mare ed alla tempesta, come può rappresentare per un attimo tutte la mia vita quello che ho fatto, detto e scritto finora, sull’amore, sulla gioia e sulla bellezza della vita, e non comprendere ancora come tutto ciò ha un rapporto con la morte.

M- Ancora con la morte !Ma voi uomini perché confondete o meglio avete il cattivo gusto di volere sempre mettere assieme amore e morte? Questo che stai vivendo è una esperienza tipicamente d’amore. Fatto unico e irripetibile nella vita di un essere umano. E, allora è con l’amore che devi confrontarti …giocare la tua partita a scacchi umana troppo umana. In questa tua esperienza amorosa confluiscono altri motivi e suggestioni: Orfeo sta per la poesia, o in genere per l’arte; Ulisse per la curiositas: le due principali risposte alla seduzione intellettuale operata dalle sirene. Tu vuoi una vita poetica o una vita curiosa. Un mio consiglio spassionato: lascia ai filosofi la curiosità, il dubbio, il sospetto. Tu avendo trovato nelle pieghe della tua anima ‘il clown’ che sonnecchiava in te continua a inforcare la tua ‘moto del tempo’ e se riesci a convincere la tua sirena prova a portarla con te per un bel viaggio tra le nuvole che lei non conosce. Ma mi raccomando non promettergli “il viaggio definitivo e assoluto della sua vita. Sono animali essenzialmente fisici e non amano la metafisica.

N- Certo, un mare in burrasca, uno scoglio dove sono Gabbiano con a fianco una Sirena che si è cercata di uccidere perché ha fallito il suo compito, mi fa sperare che l’acqua del mare e della pioggia, che qui continua a cadere scrosciante e impetuosa, possa mettere fine a questa sofferenza ed al più presto si ponga lo stesso scoglio come un ponte per l’aldilà. Ecco adesso ho paura e spero che presto possa ricomparire l’arcobaleno..

M- L’arcobaleno è già dentro di te …non aspettarlo dall’esterno. Il tuo vero arcobaleno è la sirena che è ti è capitata di incontrare e che per ora, per necessità o volontà è sullo scoglio con te, gabbiano spossato, affaticato e triste. Le piogge e i temporali passano sempre e gli scogli sono il luogo su cui ti tocca vivere il più bel sogno della tua vita amorosa ‘hic et nunc’ (qui e ora)….non trasformare mai un luogo di vita concreto in un ponte mentale o irreale. Trasforma questo piccolo scoglio nel tuo giardino del tuo Eden …..vivilo profondamente sapendo che non c’è nessun Dio che possa migliorarlo o annullarlo tranne che nelle mitologie religiose. Questo lo puoi fare solo tu in piena libertà e volontà.

N- Certo io vorrei riuscire a volare ancora come Clown con la mia moto del tempo e mi va bene anche come Gabbiano, ma vorrei andare verso una nuova vita. Mi hanno detto che c’è un’isola che si chiama dei Beati, ma per andarci non ho capito come fare.

M- Pinzillacchere, fanfaluche e fantasie per bambini. Non ci sono isole felici e meno che meno strade percorribili e segnate da altri .”Hic est Villanoviana di Etruria (Pontecagnanus) est nisi deficias animo aequo” La felicità è dove ti trovi a vivere Villanoviana ...se non ti manca la tranquillità o l’equilibrio dell’animo.

N- Comprendo che l’evoluzione della mia specie, come uomo intero, come clown, non può che passare senza forzature tra la conoscenza, la memoria dell’acqua e la forza tentatrice del sesso ammaliatore che poi t’uccide, ma possibile che l’amore sia morte e non, assenza di morte? Ho è questa l’assenza di morte? il non amare ma essere uccisi dall’amore. La sirena è il mezzo che mi potrà far conoscere l’amore?

M- La sirena, come qualsiasi altra esperienza, può essere anche un mezzo ma tu sai che è soprattutto un fine, un essere umano-marino che va vissuto, amato e anche rifiutato e o odiato ma solo a partire da questa convinzione e rispetto. L’amore non è mai un fine che si possa raggiungere ….è uno stato mentale o fisico che è già in noi e che può essere evocato, cercato, ricreato a patto che si hanno le occasioni e le capacità per riconoscerlo. Il resto è filosofia, letteratura o anche poesia che serve solo a renderci la vita meno noiosa e superficiale . E’ finzione e in questo modo deve essere vissuta.

N- Ecco spero che tu mi possa rispondere e salvare e farmi comprendere come sciogliere questo incantesimo e salvarmi. Chiederò anche aiuto ad Afrodite, che punì tutte le Sirene per aver disprezzato le gioie dell’amore.

M- Ma Afrodite è una immortale e si diverte per gelosia a stuzzicare e anche deviare gli uomini dalla vita semplice, facile e felice. Io ne avrei rispetto ma a dargli fiducia o anche pregarla….eviterei se fossi in te. Ma tu parli ancora di incantesimo e di salvezza. Devi sapere che chi ascolta questi canti, dice Omero, non torna più a casa e alla famiglia. Il che può significare che per certi uomini la saggezza val più della felicità domestica: ma si tratta di una esagerazione poetica senza dubbio. A tale proposito ti ripropongo ciò che scriveva Omero ad Ulisse, l’astuto o il saggio:

“O molto illustre Ulisse, o degli Achei somma gloria immortal: su via, qua vieni, ferma la nave; e il nostro canto ascolta. Nessun passò di qua su negro legno, che non udisse pria questa che noi dalle labbra mandiam,voce soave; voce, che inonda di diletto il core, e di molto saver la mente abbella. Chè non pur ciò, che sopportaro a Troia Per celeste voler Teucri ed Argivi, noi conosciam, ma non avvien su tutta la delle vite serbatrice terra nulla, che ignoto o scuro a noi rimanga”

Capito!?!?

Un nanosecondo o mille anni è la stessa cosa.... per un Clown!?....


Tratto da :
http://www.girodivite.it/Il-Clown-Nanosecondo-ed-il-suo,13259.html


Mercurzio, il mio angelo è Mauro Orlando