giovedì 31 maggio 2012

Elisir d'amore per...i colori,i sapori, gli odori delle "parole"

Uomo, la mosca ha un volo più veloce del tuo occhio e una vita più breve del tuo
dolore” (Anonimo, VII secolo a.C.)

 





“ Interrogammo i templi di Selinunte, il loro silenzio aveva più peso di tante parole”  (J.P. Sartre e S. De Beauvoir)


di Mauro Orlando
Elisir d'amore per...i colori, i sapori, gli odori delle "parole"






giovedì 24 maggio 2012

2012, ANNO UNIGRAVITAZIONALE

CONFERENZE
di Renato Palmieri

Lunedì 30 Aprile 2012, ore 17.30
Duemila e dodici: fine di un’era e di un mondo



Mercoledì 30 Maggio 2012, ore 17.30
Fisica unigravitazionale: inizio di un’era e di un mondo




dove?2012, ANNO UNIGRAVITAZIONALE

Sala Convegni
ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI
Via Monte di Dio, 14
Palazzo Serra di Cassano
Napoli
http://www.iisf.it/



Inquadramento nella storia della scienza moderna: Piergiorgio Fusco, fisico delle particelle presso l’Università di Bari, Relazione sul libro di Renato Palmieri “La fisica unigravitazionale e l’equazione cosmologica”, SCHERIA, Rivista dell’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI, anni XIV-XV, nn. 30-31, 2005-2006, pp. 45-50.





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DNA Olopòiema
                                                        


IL MANIFESTO
                                                            
 DELLA FISICA UNIGRAVITAZIONALE
PRIMI APPUNTI




 Vi invitiamo a sottoscrivere il MANIFESTO. Inviate il vostro nome, cognome, luogo e data di nascita ai seguenti indirizzi di posta elettronica:
repalmi@tin.it

PER APPROFINDIRE LA CONOSCENZA VISITATE IL NUOVO SITO DI RENATO PALMIERI DAL QUALE POTETE SCARICA ANCHE IL PROGRAMMA 

Olopòiema
per sviluppare tutte le forme dell'universo da un fiotto di fotoni ....e luce fù!:



mercoledì 23 maggio 2012

IL CLOWN PERSONA DELL'ORIGINE

Il clown va a cercare nel corpo un suono ed un gesto della precivilizzazione. Così il clown si mette un altra faccia per prendere le distanze da se stesso e ritornare a se stesso, come persona. Rende cosciente ragionevole il razionale e irragionevole l’irrazionale. Il clown ha coscienza di come guarda abitando gli occhi, il tono degli occhi fanno la differenza per essere clown.

Egli cosi può esplorare un luogo qualsiasi e trasformarlo in luogo straordinario meraviglioso piacevole anche se si tratta di un luogo triste come un ospedale. Egli fa entrare cosi dentro questo luogo attraverso lo sguardo dei suoi occhi che diventa il suo mondo. Un mondo che non esiste ricreandolo.

Egli cosi lascia fuori la porta le sensazioni tristi e se pure le ha, le vive, le testimonia, con occhi nuovi. Egli va in un luogo cosi piacevole meravigliosamente e straordinariamente piacevole e cosi può incontrare l’altro.

Il clown cosi resta trasparente e privo dai condizionamenti della “civilizzazione”. Come un primitivo (come un bambino) vede un autorità senza paura la imita, ne fa una caricatura di se stesso, a specchio. Egli è così, non l’altro. Il clown cosi coglie, lascia, la purezza del bambino divino e supera il suo limite con l’altro.

Il clown come specchio dell’animo umano.

“Un personaggio ha dei conflitti, delle passioni, una storia: al contrario, la maschera neutra (il clown) è in uno stato di equilibrio e di economia dei movimenti”. (Jacques Lecoq)

La maschera neutra è una maschera intera, che rappresenta un volto umano in uno stato di calma e silenzio, privo di espressione. Si tratta di una maschera referenziale, che serve per facilitare ad eliminare le altre maschere quelle che mettiamo tutti i giorni.

Il naso rosso permette di sentire lo stato di neutralità che precede l’azione: in questo stato di disponibilità, scoperta e recettività allo spazio che lo circonda, egli può guardare, sentire, toccare gli elementi della vita con la freschezza della prima volta.

Il gioco è la cosa più seria per un clown. Il naso rosso lo fa vivere nel presente, non ha memoria e non ha progetti, non ha conflitti: è pura azione, senza alcuna riflessione ma solo intenzioni. Non è più un individuo, ma l’uomo e/o donna interi, non più frammentati e cosi si confronta e supera i suoi limiti, egli diventa il mondo.

Una volta che il clown sente questo stato neutro, il suo corpo sarà disponibile, come una pagina bianca su cui potrà scriversi il dramma a venire.

A differenza di altri personaggi, che recitano una parte per il pubblico, il clown ha un contatto ed un rapporto diretto con il pubblico. Egli vive “con” o “sotto” gli occhi del pubblico. Non si fa il clown davanti ad un pubblico, ma con il pubblico.

Il clown quando entra, anche se non sembra nel senso che non è girato verso il pubblico con i propri occhi, entra in contatto con il pubblico. La sua azione è influenzata dal pubblico. Se il clown non considerasse le reazioni del pubblico si imprigionerebbe da solo. Ogni minima reazione, ogni minimo gesto, una risata, può essere spunto per far partire un’altra azione.

Più che il mondo animale si rifletta in lui , il clown scopre l’animale che è in lui, ed osserva l’effetto che fa diventato animale sul mondo – pubblico.

Il clown fa nel corpo una cosa straordinaria eccezionale e così anche la cosa più semplice, un gesto, un suono, bastano. Come se fosse la prima volta, incarna l’intensità maggiore ed un gesto ordinario si trasforma in straordinario.

Questa semplice comprensione fa la differenza tra clown e l’attore ed è cosi che il clown si “proclama ad alta voce...e nel far risuonare se stesso” ridiventa di nuovo persona dell’origine.

Nota:
Vi invito a leggere questo altro post: "IO SONO....PERSONA"

“IO SONO…. PERSONA?"

La parola “persona”,…significa in origine “maschera”.

Prendo spunto dalla definizione di persona come definita da San Tommaso  designa la realtà umana, il singolo individuo nella sua interezza.

“Personare” che dal latino significa “risuonare, far risuonare…proclamare ad alta voce” è un nome tratto dalle tragedie e nelle commedie dove gli attori si mettevano una maschera per rappresentare colui che avrebbe cantato o narrato gesta.

Il concetto di persona, in quanto singola, individuo, è estraneo al pensiero greco, che da più importanza e riconosce valore (alla persona) solo come all’universale, all’ideale, all’astratto, e considera l’individuo solo come momentanea fenomizzazione della specie.

Il concetto di persona quindi è una conquista del pensiero cristiano. Per Sant’Agostino ad esempio significa singolo, individuo, non designa più una maschera ma un uomo, un individuo una specie umana. 
Io sono un clown non una maschera. In questo senso persona intera, un sussistere individuale nell’ordine dello spirito: “rationals, natura, individua, substantia…..”….”Un individuo che è indistinto in se stesso e distinto dagli altri.” (S. Tommaso)
Rido di me e delle mie parti ombre, che seguono il mio corpo e cosi sono il mondo.

"L’umorismo consiste nel sentimento del contrario, provocato dalla speciale attività della riflessione che non si cela, che non diventa, come ordinariamente nell’arte, una forma del sentimento, ma il suo contrario, pur seguendo passo passo il sentimento come l’ombra segue il corpo. L’artista ordinario bada al corpo solamente: l’umorista bada al corpo e all’ombra, com’essa ora s’allarghi ed ora s’intozzi, quasi a far le smorfie al corpo, che intanto non la calcola e non se ne cura."
(tratto da L'umorismo - L. Pirandello)
Qui introduco un'altra riflessione che in quanto persona il clown non è subordinato alla comunità, la quale trova invece proprio nella persona, nel clown, la ragione ultima del suo essere. La comunità infatti si costituisce affinché l’uomo nella libertà cresca e realizzi pienamente se stesso.  In questo senso uno, nessuno, centomila e non più maschera, ma persona che si realizza nella relazione.

Affinché questi “incontri” riescano vi è bisogno di un equilibrio fra limite e superamento del limite, fra protezione e apertura di “se”.

In questo senso il “se” che scrivo sempre è un "se" senza accento, e quindi “congiunzione” un andare verso......abbandonando il "sè" delle maschere che la comunità, la società ci ha dato di mettere. Insomma fra il delimitarsi ed il donarsi “Io sono…” perché riconoscendo i miei confini e i miei limiti, accetto il "fallimento" (uno degli obiettivi del clown è il “fallimento”!) ma è proprio qui che misurati i miei limiti ed i miei confini li posso superare.
Solo in questo caso posso tornare a superarli quando mi avvicino all’altro, lo incontro (specchiandomi), per toccarlo ma senza toccarlo, e forse chi sa in questo incontro sperimentare così un istante di unione, (un nanosecondo o mille anni, per il clown è la stessa cosa) per diventare tutt’uno con l’altro, per vivere l’amore e sorridere di me con lui e il mondo.
In questo senso l’incontro del clown con l’altro accade sempre al confine. Io sono ….io devo camminare e arrivare al mio confine, sino al punto massimo che mi è possibile, per avvicinarmi all’altro. Quando l’incontro riesce, i confini non sono più rigidi e separativi ma diventano fluidi, ed allora che, sul confine e superando il confine, avviene quel diventare uno.
L’incontro, però non è un qualcosa di statico ma un evento pulsante che si accompagna ad un gesto ad un suono ad un espressività emozionale del corpo insomma arricchito dall’esperienza nel qui ed ora, semplicemente e senza altro di più. E’ un esperienza fatta sul confine. C’è un'altra persona (clown) che tengo davanti a me, e gli vado incontro. Li posso essere felice, li proprio sul confine, io sono! E, posso prendere contatto con l’altro e “risuonare, e far risuonare” me in lui e lui in me. Un suono un semplice gesto, e tutto!
“NO! ….NO!...    ...................   NO!....NO!” 

In questo dialogo di risonanze, si propone di accettare un no! Per riscoprire così i propri limiti e ripristinare il senso di fiducia: provate a esercitarvi solo con il NO. 

Nota:
Vi invito a leggere il post: IL CLOWN PERSONA DELL'ORGINE

    

martedì 22 maggio 2012

IL DONO DI VENERE AL SOLE

Guardando questi primi video (ne sono 12 in seguenza automatica) potrete comprendere meglio perchè noi siamo energia e come il nostro corpo, le nostre cellule, vibrano in armonia con l'universo.


Ci sono cose che succedono adesso, come quella che il pianeta venere passerà tra noi e il sole.
Lo chiamano "il dono di venere al sole" ma è un dono che il sole farà alla terra e ai suoi abitanti.
Non possiamo che accoglierlo, come? Metterci in cerchio e andare in risonanza.
L'universo è frequenza, la terra è frequenza, noi siamo una frequenza, e possiamo solo essere.


La frequenza di vita, di creazione e di amore. La frequenza trasmessa dal sole. Le piante di frequenza vibrano durante la fotosintesi. La frequenza che qui potrete ascoltare è in 528 Hz ed è significava essere in sintonia con essa, perchè emettiamo questa frequenza noi stessi quando sperimentiamo l'amore incondizionato.

lunedì 21 maggio 2012

COSTELLAZIONI FAMILIARI con Cinzia Bracaloni


Costellazioni Familiari
con Cinzia Bracaloni


Il Metodo delle Costellazioni familiari è stato ideato da Bert Hellinger, psicoterapeuta tedesco, il quale, formatosi in molte discipline, ha ideato questo metodo “unendo” in maniera originale e con una personale interpretazione metodi diversi quali la gestalt, lo psicodramma, la terapia sistemica applicata ai gruppi e alle famiglie.


Durante una Costellazione Familiare si ha modo di osservare, attraverso la presenza in scena dei rappresentanti, le dinamiche che animano i gruppi sia familiari che di qualsiasi altro genere.

Le Costellazioni Familiari sono una tecnica sistemica attraverso la quale possiamo diventare consapevoli delle nostre radici, scioglierci dalle ripetizioni e dai legami distruttivi e riuscire ad attingere alla forza primigenia della nostra stirpe, ristabilendo ordine ed immettendo amore nel nostro sistema familiare.

L’amore ci lega, con amore ci possiamo sciogliere

INFO E PRENOTAZIONI: 
Per iscriversi contattare Cinzia o Anna che vi invieranno foglio informativo:
Cinzia Bracaloni Psicologa,  Albo Psicologi Lazio Cell. 3475224001 - cinzia.bracaloni@libero.it

Anna Tecce Psicologa-Psicoterapeuta Albo Psicologi Campania Cell. 3482865529 - annatecce@tiscali.it
Per informazioni rivolgersi anche a Sorrentina di NATURA AMICA Via Torre della Catena 133 Benevento, 082428995

I seminari si svolgeranno il 
27 maggio, 17 giugno e 8 luglio 
dalle 9 alle 18
presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia in
Via Landolfo della Greca, 4  Benevento.

google mappa
http://g.co/maps/s3q6b

"eventi lenti"
in collaborazione con Comunità RNCD
immagine
Irene Corti,l'albero della vita, 2009, acrilico su tela,50x70cm

giovedì 17 maggio 2012

METTIAMOCI IN CERHIO: "LA FIABA DELLA NOSTRA VITA"

Nel nostro piccolo manuale “METTIAMOCI IN CERCHIO” proponiamo una nuova  ed a mia opinione molto bella modalità di council: “La Fiaba della nostra vita” che abbiamo “sperimentato” nel corso di questi anni di pratica de “la via cerchio”.

Una delle cose che accomuna tutti gli esseri  umani dovrebbe essere il rispetto per se stessi e per gli altri. Di cuore ce n’è uno solo. Il cuore parla allo stesso modo nel petto di tutti e racconta sempre storie fantastiche. Il problema forse però è che questa voce del cuore non la sta più ad ascoltare nessuno. La voce del cuore è la voce del cerchio (council).

La “medicina narrativa”, come accenniamo nel libro “METTIAMOCI IN CERCHIO”, ci dà nuovi “strumenti” per rii-costruire. La stessa PNL  (Programmazione Neuro Linguistica) attraverso la ri-scrittura della propria storia, ci suggerisce che ciò è possibile. Quale migliore struttura letterarie più bella come la fiaba (è sempre a lieto fine) può essere allora utilizzata a sostegno di ogni terapie. D’altronde anche Ippocrate sapeva che il miglior paziente del medico e colui che si prende cura di sé, o meglio è il corpo che si cura da solo con l’aiuto del medico.

Ora considerato che gli ultimi studi nel campo dei “conflitti biologici” (Dr. R. C. Hamer, Biologo B. Lipton, Candace Pert, Beneviste la memoria dell’acqua, solo per citarne alcuni) e che il DNA è riscrivibile se non addirittura teletrasportato (Montagné 2011) credo che la stessa parola per ognuno di noi se esce dal cuore può aiutare a guarire.

Come fare?

L’esperienza sul “campo” …ops nel “cerchio”, mi ha fatto comprendere come possa essere importante riscrivere il (mio) vissuto o come dice Lipton le nostre “false credenze” o meglio ancora “trascurare la malattia” gioiendo di me e delle (mie) infinite possibilità che ho di riscrivere la mia storia, nella bellezza “letteraria” di una fiaba, (a differenza delle favole è sempre a conclusione felice).  E, così mi appresto con questo post a descrivere e sintetizzare attraverso ventuno passaggi fondamentali, partendo proprio dallo schema delle Carte di Propp che ne raccoglie trentuno, il numero ideale per una struttura del racconto (fiaba della nostra vita) per guarire da tutte le nostre “false credenze”.

Con questo schema proprio delle Carte di Propp cerco di sviluppare tra parentesi e in estrema sintesi se volete, il significato o meglio i simboli del viaggio del “nostro eroe” e che la stessa malattia produce. Se saremo capaci di “trascriverla” con la voce del cuore e quindi con una conclusione felice, aiuteremo o meglio sosterremo il processo di guarigione che il nostro corpo di per se fa da solo con l’aiuto delle terapie mediche.


PROPOSTA DI SCHEMA DE “LA FIABA DELLA NOSTRA VITA” ED I SUOI SIMBOLI, (O MEGLIO COME DOVETE RISCRIVERE IL VOSTRO VISSUTO E PERCHE’):

1) allontanamento (la malattia allontana sempre chi ne è colpito dal proprio ambiente familiare);

2) divieto (all’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli viene imposto un divieto. La stessa malattia impone dei divieti e degli obblighi che a volte non si sono disposti a vivere);

3) infrazione del divieto  (l’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli era stato imposto, una nuova via, coscienti del fatto che noi siamo la via e la meta allo stesso tempo e che il tempo è circolare, il nostro futuro è il nostro passato.);

4) investigazione (la malattia cerca elementi utili per uccidere l’eroe);

5) delazione (la malattia riceve da qualcuno informazioni che gli servono per danneggiare l’eroe). In questo caso per informazioni utili si può intendere anche cosa si è vissuto prima della malattia – conflitti vari, ecc – scriverli tutti nella propria fiaba significa essere sinceri con se stessi, e ciò di per se non può fare che bene) ;

6) tranello (la malattia cerca di ingannare la vittima per impossessarsi dei suoi beni o di lei stessa, l’eterno ritorno nelle false credenze, in questo caso riscrivere ciò attenendosi ai fatti e alle sensazioni del proprio vissuto ci fa attuare, attraverso la costruzione del personaggio fiabesco – sempre noi – un meccanismo di distanziamento – paradossale);

7) connivenza (la vittima si lascia convincere e cade nel tranello e si può aggravare, va in depressione non riesce ad affrontare la paura di affrontare i motivi che l’hanno potuta causare: in questo caso è importante fare un elenco ed una ricostruzione degli “incantesimi” che si sono subiti nel passato, abbastanza minuziosamente).

8) danneggiamento o mancanza (la malattia riesce a recare danno anche ad un familiare dell’eroe o ad un suo amico). Oppure mancanza: a uno dei familiari o degli amici manca qualcosa o viene desiderio di qualcosa. (Anche in questo caso bisogna essere sinceri con se stessi utilizzando la via del cuore.)

9) maledizione (l’eroe viene incaricato di rimediare alla mancanza o al danneggiamento). In questo caso prende atto delle “maledizioni” – anche qui fare un elenco di cosa è mancato nella vostra vita per sentirvi: accolti; gratificati, accettati e amati);

10) consenso dell’eroe (in ogni caso però l’eroe accetta e si impegna a riscrivere le sue relazioni evitando ogni danneggiamento o mancanza, anche proprie e quindi accetta di mettere “ordine negli amori”);

11) partenza dell’eroe (l’eroe parte per compiere la sua missione: guarire). In questo caso egli s’impegna nella definizione di Hellinger a mettere “ordine nei suoi amori” accettando e rispettando coloro – familiari e non).

12) l’eroe messo alla prova deve superare numerosi ostacoli (descrivere gli ostacoli tutti in maniera minuziosa di natura materiale e psicologici, in cambio della promessa di un dono che lui stesso farà “il perdono” e che lo aiuterà nell’impresa di guarire).

13) reazione dell’eroe (l’eroe affronta le prove e le supera). In questo caso anche se non vi sembra verosimile, l’obbligo nella ri-scrizione della fiaba della vostra vita deve essere positiva). In questo caso non ci si pone il problema della risoluzione di un possibile conflitto con questa o quella persona, ma solo la capacità di analisi e di riscrittura immaginaria della vostra realtà, anche se ciò vi potrà apparire non vero, fatelo lo stesso).

14) conseguimento del mezzo magico (solo cosi l’eroe s’impadronisce di un mezzo magico, la sua “magia gentile”. La “magia gentile” che egli stesso contiene e può produrre camminando nella bellezza della via del cuore).

15) trasferimento dell’eroe (l’eroe giunge, o viene condotto, nel luogo in cui dovrà compiere l’impresa). Descrivete il luogo più bello per voi, il vostro rifugio, il luogo, dove vi siete sentiti sempre immersi nella bellezza. Provate anche a sentirvi cosi immersi o come ogni cosa della natura che vi circonda: un fiore, un albero, un albero, una nuvola bianca che poi svanisce soffiata dal vento, una goccia di pioggia, ecc).

16) lotta tra eroe e malattia (scelto il vostro terreno di battaglia l’eroe si batte contro la sua malattia che avrà ricevuto un nome nel frattempo).

17) marchiatura dell’eroe. All’eroe è imposto un segno particolare, cioè un marchio (può trattarsi anche di un oggetto o un altro simbolo che ha valore nel rapporto con la sua malattia, la scelta qui è molto soggettiva e l’invito che faccio e pensarci bene a quale simbolo possa essere attribuito la vostra malattia, da cui potrà darvi ispirazione lo stesso nome che avrete trovato. Nominare la malattia, dargli anche una forma, di animale o altro è importante).

18) vittoria sull’antagonista (la malattia è vinta, provate a visualizzare prima come potete sconfiggere, anche con la vostra immaginazione la malattia). Studiate le soluzioni possibili in base hai vostri vissuti specifici);

19) rimozione della sciagura o mancanza iniziale (l’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio).

20) ritorno dell’eroe (l’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio e ritorna).

21) l’eroe sopravvive alla persecuzione o all’inseguimento (arriva in incognito a casa. L’eroe arriva al punto di partenza senza farsi riconoscere. Conclusione felice ottiene il meritato premio: guarisce. Si sposa, ritrova i suoi cari, si libera da un incantesimo, ecc. e qualsiasi cosa può rappresentare per voi un lieto fine bellissimo amato, desiderato.)

La storia che cura è un possibile nuovo approccio alla presa in cura e all’ascolto delle persone ammalate. La stessa malattia non più vista solo come un male, ma come “un occasione della vita stessa” per confrontarsi con essa riscrivendo attraverso un dialogo interiore.

In PNL (Programmazione Neuro Linguistica) si definisce questo processo “riformulazione dell’immagine negativa”. Nella sostanza si entra nel dolore attraverso una porta diversa che è quella della speranza.

La malattia quindi è affrontata in un ambiente nuovo con una relazione persona – medico-paziente,  capace di narrarla e di riscriverla come un “evento sensato della natura” – come dice il Dr. Hamer – che in esso si produce ma che si può anche trasformare, comprendendo cosa significa per noi e per la nostra vita questo evento.

Quindi un “percorso di transito” che diventa esperienza di vita.

“La fiaba della nostra vita” introdotta nella via del cerchio, la via del cuore resta un “prendersi cura di sé” (Heidegger).

Questi strumenti insieme con altri possono diventare “sostegno” nella “presa in cura” della persona e proprio attraverso la “Fiaba della nostra Vita” il medico potrà leggere le motivazioni possibili a base della stessa malattia e di come lei potrebbe evolversi, completando così quel percorso di ascolto che gli manca. Non si cura l’organo se non si prende in cura la persona.

Da tempo provo a raccogliere testimonianze, semplicemente verbali e/o di esperienze dirette attraverso l’attività di volontariato come Clown Dottore, ma sempre più mi sono reso conto che il raccontarsi, e lo scrivere e/o invogliare a raccontarsi, attraverso non lo schema di un “diario clinico” ma attraverso lo schema della fiaba, nello stesso tempo contestualizza e rende partecipe il soggetto e lo aiuta a pensare in positivo, nella sostanza che ce la si può fare. Insomma, una “Re iscrizione delle credenze” come sostiene Bruce Lipton nel suo libro la “Biologia delle Credenze”

 In questo caso nell’esplorazione dei simboli e dei significati ci possiamo far aiutare (integrando) i sei passi del FOCUSING di Gendelin. Attraverso i sei passi della sensazione sentita,  un po’ come intervistare il corpo, siamo noi a parlare e rispondere ma è il nostro corpo a ri-scrivere la nostra fiaba. In alcuni casi li ho provati quando mi trovavo come Clown Dottore a fianco di persone adulte ammalate e mi sono reso conto, che è uno strumento di “ascolto interiore” potentissimo e che certamente portava sollievo e aiuta, inserito anche in comica terapia (ridere di se, nel paradosso), quest’approccio aiuta la persona a superare gli schemi mentali che la stessa malattia ha indotto (l’effetto e sempre prima della causa), avendo più coscienza e consapevolezza del proprio stato. Credo che questa modalità di ascolto possa diventare un mezzo potentissimo per sostenere un positivo processo di guarigione.

Insomma METTERSI IN CERCHIO in tutti gli ambienti e luoghi riformulerebbero gli stessi vissuti. Le parole come proteine, il verbale  come  il sentire la metafora della malattia stessa, e quindi più che curare la malattia ci si prenderebbe cura come persona.

Mi ero posto sempre il problema di raccogliere alcune testimonianze scritte ma chiaramente questa cosa cozza con le intenzioni che il cerchio impone e che resta la riservatezza sui vissuti.

Per questo custodisco sempre queste cose che ho raccolto nei cerchi nella mia “biblioteca dell’anima”.

martedì 8 maggio 2012

ASCEA MARINA 2012: UNO SGUARDO SUL MONDO

2010, 2011, 2012 è questo il terzo anno che vede la nostra associazione impegnata a collaborare con l’Associazione “Parco del Cilento” Centro Studi “M.Franciulli Battagliese” www.csmfb.it, per le proposte di esperienze formative rivolte a studenti di istituti liceali con indirizzo Pisco–Pedagogico, nella splendida cornice del Villaggio Le Palme www.villaggiolepalme.it  di Ascea Marina (SA).



Due le sessioni che si tengono quest’anno, la prima dal 22 al 26 aprile e la seconda dal 2 al 5 maggio dal titolo: “Animali e qualità della vita”.

Il programma della 1^ sessione si è concluso oggi ed ha visto impegnati oltre cento studenti. E' stato fitto di incontri studio con seminari: di musico terapia; riabilitazione equestre; incontri per l’integrazione dei soggetti con disabilità e seminari esperienziali sulla comico terapia.

alcune immagini della 1^ sessione 2012
http://www.csmfb.it/documenti/video/CorsoFormazione/18primasessione.mpg

Molto bella l’esperienza di incontro fatta dal clown Nanosecondo, Caramella e Allunata con circa 80 studenti provenite da città della Campania.

La 2^ sessione in programma dal 2 al 5 maggio è stata ancora più impegnativa per il numero di alunni e lezioni che hanno visto impegnate in contemporanea Clown Caramella e Allunata insime a Nanosecondo.  Anche quest’anno abbiamo ricevuto apprezzamenti sia dagli alunni che dai professori.

Qualcuno di loro mi ha chiesto ma che c’entrano i clown con la riabilitazione equestre?
Risposta facile, ho spiegato loro, tra l’altro, che: il clown più che aspettare che il mondo animale si rifletta in lui, scopre l’animale dentro di se, osservando poi l’effetto che ciò fa su di lui, ritornato "animale", nel mondo. Il clown in passato saliva anche sui cavali nel circo equestre e fu il primo a cadere offrendo al mondo (pubblico) anche il suo fallimento, le sue fragilità che divennero la sua forza. Quindi in particolare con i cavalli e con il circo equestre il clown ci va a nozze.


Il clown vivendo la sua “animalità” vive la sua condizione di “precivilizzazione” riconsiderando le reazioni del mondo (tutto), altrimenti si imprigionerebbe da solo.


Nel corso dell’esperienza sono stati diversi i momenti molto belli nel vedere, anche se abbozzati, nascere dei piccoli clown. Una ragazza diversamente abile (alle gambe) ha giocato ad essere un animale ”fuoristrada”. Si è scoperta a camminare sulla terra scoscesa meglio delle altre sue compagne, ridendo a crepapelle della sua migliore prestazione nel camminare per sentieri "sconnessi". Magico è stato quando invitando a muoversi nello spazio come una foglia che cade, un po’ tutti hanno trovato difficoltà perché non sapevano come si muove una foglia quando cade da un ramo, salvo poi girarsi a guardare una loro compagna che, recuperata una foglia nel giardino vicino, tenendola tra le  mani davanti a se ad una certa altezza la lasciava cadere imitandone il movimento, accompagnata in questo da un altro studente che alle sue spalle "la copiava" a sua volta. Oppure cogliere la fragilità dell’imbarazzo di scoprirsi timidi tanto da entrare fino a nascondersi nel sipario, oppure a fare fossi per terra con i piedi e così poter ridere di sé o meglio con “se”.

Così si resta trasparenti e privi di condizionamenti (maschere) della “civilizzazione” e come un “primitivo”, come un “bambino” imita il mondo senza più paure, facendo la caricatura di se stesso. Così come clown si crea sempre la solitudine, come tutti gli animali, e il loro mondo. Così il clown può cogliere la purezza del divino, e più che specchiarsi nel mondo diventa lui mondo.

Infine, ci siamo chiesti: ma quanto a questi ragazzi/e oggi manca lo sguardo sul mondo?

nel frattempo potete vedere voi alcune immagini della 2^ sessione di maggio 2012
http://www.csmfb.it/documenti/video/CorsoFormazione/18secondasessione.mpg