Il disincanto: è come mi sento io quando so che una persona mi dirà quelle parole, farà quei gesti, si aspetta da me quelle cose. E’ il circoscrivere la paura….anticipare il dolore, impacchettare l’immaginazione…dare confini alla possibilità, centellinare le lacrime, incanalare la gioia, definire l’aria, inscatolare l’impollinazione…
Il disincanto: è come ci stiamo rovinando nei rapporti, è come stiamo incenerendo il CDR emozionale accumulato, è il modo principale per trattare i rifiuti tossici emotivi e relazionali, è il parallelo di quello che stiamo combinando alla Terra, che non ci incanta più, non ci tocca il suo canto. Non sentiamo il suo battito.
Il disincanto: è sentire che i morti sono morti, che stanno nella terra e non anche intorno a noi e dentro a noi…è non credere più di potersi voler bene senza tornaconto, mi voglio bene, ti voglio bene , perché è bello così, e possiamo pure litigare e possiamo pure allontanarci, tu mi incanti anche se stiamo su posizioni così diverse….
Per vivere la vita con piacere dobbiamo lasciar perdere il disincanto.
Impariamo dai morti: si dice che loro non muoiono, restano incantati.
Il coraggio (a mio padre)
Il coraggio è la paura vestita da sposa.
E’ un bambino che tra le bombe riposa.
Il coraggio è sentire un sussurro
dall’altra parte del globo
E trovare in questo la forza del dopo.
Il coraggio è quando ti ho preso
tra le braccia, morto,
eri ancora mio padre…
caldo...indifeso… assorto.
Il coraggio è stato raccogliere
il tuo ultimo respiro
nella mia mano
Cercavo i tuoi occhi ….
Amore mio, mio padre….
Torna gabbiano….
Il coraggio fu quell’ultima luce serale….
Quando ti chiedevo
Papà come stai?
E tu ancora mi rispondevi
Non c’è male.
Il coraggio è questo dono che mi hai fatto
Tu ci sei stato, fino all’ultimo atto.
di Carmela Longo - Clown Patagoscha
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