lunedì 28 novembre 2011

EMMANNUEL LAVALLE IL 28 DICEMBRE A BENEVENTO


Caduti tutti nella ReteArcobaleno, tra abbracci liberi e comunitari,

http://beneventoecosolidale.wordpress.com/associazioni/rete-arcobaleno/

in compagnia di brindisi augurali,

il 28 dicembre 2011 ore 19,00



LIBRERIA MASONE BENEVENTO

Viale dei Rettori, 73F (presso terminal autobus extraurbani)

Uscita BENEVENTO CENTRO


..........tra l’altro presentazione

del libro L'ARTE DEL CLOWN di Emannuell Lavalle

(sarà presente l’autore)

Mi presento, sono Emmanuel.

Vengo da lontano (anche tu?) ho visto della luce accesa sulla Terra e sono sceso. Poi il motore mi si è fuso, pure le ali, non ho più capito niente e sono rimasto.

Stupito e stupido in un mondo che mi pare un grande circo. Perciò faccio l'insegnante di clown.

A 16 anni ho guardato il mio insegnante di matematica ed ho pensato: se uno ragiona come un cinghiale di certo non insegnerà la matematica ma l'arte di essere un cinghiale. È matematico.

Cosi ho deciso: farò il più bel mestiere del mondo: insegnare! Insegnare l'arte di ritornare a zero. Ho letto Tagore, Nell, Bettelheim, Steiner, Krishnamurti, Lao-zu... poi ho capito di non capire niente. È duro stare sulla terra, ho detto al mio gatto, con i fulmini nella testa, senza credere al calcio alla tivù e neanche alle proprie opinioni. Lui, ha alzato le spalle e ha risposto: “l'arte del clown è un bellissimo viaggio verso la semplicità”. “Ah si?” Ho detto. Poi ho alzato il naso e visto l'Angelo Gabriele, con la sua vecchia bici scassata che diceva: "La vita crea se stessa ad ogni secondo ma noi non lo sappiamo." "Bravo Gaby!" ho detto. Dobbiamo tornare alla sorgente celeste, là dove come tulipani fioriscono gli scherzi. Non so neanche cosa significano queste parole d'altronde: questa è l'arte dei clown.

Perciò quest'anno ho deciso: è ora di creare l'École des clowns, me la sento. L'École des clown ovvero l'arte di.

L'arte di cosa? L'arte di....ma dimmi tu perche vuoi sapere sempre tutto invece di gustarti con calma l'immensità del non sapere, la fragranza dell'essere ...stupito!


"Cogito ergo sum diceva Cartesio,

il clown scavalca questa frontiera e attraversa la frontiera tra il sapere e il non sapere.

Nella fragranza dell'azzurro mattino esso ha girato la chiave d'oro:

non cogito, sum ridens perso nell'infinito dell'essere."


FONTE:

http://www.emmanuelgallot.com/biografia.html



giovedì 24 novembre 2011

IO SONO IN DEBITO!

Jacques Derrida (filosofo francese) anni fa diceva (più o meno) che: noi ci sentiamo, “chiamati in diretta” a delle risposte o a delle responsabilità immediate. E, che è vero, che esse sembrano iscriversi più naturalmente nello spazio di un “luogo comunitario” o aspirante tale, che possa, anche attraverso la pratica, poter continuare a sognare.

E’ anche vero, e sarà sempre vero, che ognuno di noi rischia sempre, a questo proposito, di restare per tutta la sua vita sempre in difetto, o meglio “in debito”… nella realizzazione dei propri sogni ?



Infatti, pare che le nostre risposte e le nostre responsabilità non saranno mai adeguate, e mai abbastanza dirette, ed è così che rischiamo di restare sempre in debito.

Io sono in debito dappertutto, e per me sembrano infiniti.

Derrida diceva (anche) che la parola o meglio... “…nella dimensione dell’oralità, l’anima è presente a se stessa”….nel mentre nello scritto… "l’anima è assente da sé".

Ecco perché tempo fa scelsi la via del cerchio, la via della parola, la via del cuore e della bellezza, mentre oggi mi ritrovo così di nuovo a scrivere, rischiando di dilatare nel tempo questo insegnamento, modificando anche la sua forma essenziale, che è quella dell’attimo, del presente.

La stessa scrittura è, per Derrida, "differante", nella duplice valenza etimologica: “essere differente, essere diverso”; nel secondo caso, invece, “differre” vuol dire sia “essere differente” che “differire, rimandare”, insomma restare in debito anche per non aver chiesto perdono in tempo, per una parola pronunciata in un momento d'ira, semmai senza una parola ed un abbraccio alla persona offesa.

E, così mi sono ritrovato, perdendo un'occasione in una “differanza temporale”, di nuovo in debito.

Molte volte, come adesso, mi sono affidato alla scrittura, che pare resti per più lungo tempo, anche se penso che nel cerchio la parola detta duri molto di più della parola scritta, ed in questo caso credo che abbia torto Derrida quando afferma che la parola scritta dura più della parola pronunciata.

Invece creo che sia giusto considerare come afferma lo stessa Derreda, che la parola scritta "toglie al suo messaggio la sua collocazione spazio-temporale", rendendola suscettibile di diverse interpretazioni nel corso del tempo da parte di ognuno. Proprio in rapporto a ciò la stessa parola scritta, in rapporto al sentito personale “differenza temporale”, può assumere “essere differente” non tanto nel suo significato in se ma proprio nel suo “essere nel tempo”. La parola stessa potrà essere interpretate diversamente proprio da quell'anima mancante dell’istante, da un animo più maturo e se volete privo di ogni limite anche temporale.

Esempio classico e quando ci ritroviamo a rileggere un libro dopo anni. Lo stesso libro ci parla diversamente dal come ci ha parlato la prima volta che lo abbiamo letto. Quella stessa parola scritta tempo prima assume nella nostra "anima" differente una natura diversa. La stessa parola “orale” invece resta indelebile nel suo significato a quel momento con l'animo che l'abbiamo ascoltata e ci risuona dentro, al di la del fatto se quella parola l’abbiamo pronunciata in un momento d’ira, o con il cuore.

Le parole in ogni caso quando sono pronunciate in forma orale, avendo un’anima o meglio uno stato d'animo preciso, restano indelebili nel cuore delle persone. Bene o male che sia va considerato che ognuno di noi è bene e male. E, che si comporti come si è comportato, resta in quel momento di per se perfetto così com'è.

Ciò non significa che si debba accettare l’altro per questo. E, ciò non significa che si debba essere sempre d’accordo con lui e/o con lei, ne che devi sopportarlo/a. Ciò significa solo amare la persona per quello che è, cosi, ora e sempre e non (solo) i suoi atti. Avendo coscienza tutti che le parole, una volta pronunciate, non entrano solo nella nostra mente (o su un foglio di carta), ma entrano a far parte di una fascia che circonda il pianeta delle nostre esistenze. Qui possiamo incontrare la coscienza (l’anima) che non ci appartiene (che non è fissa ma mutevole) ed alla quale ci possiamo solo accedere proprio attraverso uno stato d’animo che non è anima ancora definita ma semplicemente non più turbato da rancori e risentimenti, perche sono solo questi che possono fare vittime o semmai al contrario nella loro revisione ed assenza compiere "magie gentili".

Tempo fa incontrai il maghissimo Mr. Lapo che mi disse: “pensa sempre con generosità all’amicizia come valore per espandere tutti i tuoi sentimenti, affetti e passioni per un cambiamento radicale e autentico”, personalmente non sempre ci sono riuscito, ma per ciò vale ciò che scrivevo prima ed in questo caso chiedo ora perdono perché rimanga a tutti voi amici vicini e lontani.

Negli ultimi anni della mia vita sto cercando di fare la più grande rivoluzione che è rappresentata da quel “vivere bene” che si realizza compiutamente solo nel “vivere insieme”, provando a cambiare un po’ alla volta me stesso più che l’altro. E, questo “non è niente di meno che l’amicizia in generale”.

Tutto ciò che accade nei luoghi: comunità.... “Per noi non tanto uno spazio chiuso, ma un spazio nomade e mobile.”, come dice il mio angelo Mercuzio…. affinchè ciò diventi la vera “opera dell’amicizia”.

E’ anche vero che tale tradizione ha scelto per secoli di modularsi sui principi di appartenenza, territorialità, culturali, etnicità e non su quello di fraternità o comunanza (koinonìa). La nostra lontananza molte volte si è trasformata in deficit di comunanza, di quel senso di solidarietà non estraneo al concetto stesso di “comunità”.

Per questo e per tanto altro ancora mi sento vicino e in comunanza con quel sogno di amicizia, che intendo ancora praticare, aldilà dei miei limiti umani, molti umani, con tante persone che ho incontrato nei miei viaggi, con la moto del tempo. Insomma, da quando mi sono deciso ad essere quello che ero proo semplicemente a continuarlo ad essere: clown e sognatore pratico.

Più che speranza ho fiducia nell’intenzione di tutti di continuare un esperienza che possa riuscire a trovare spazio e senso nell’esperienze stessa dell'essere "differenti".

La nostra Comunità di Clown è fatta di Sognatori Pratici che, per questo, in fondo al cuore dovrebbero restare inguaribili ottimisti. In questo senso spero di essere annoverato tra gli uomini di lunga vita per avere il tempo di pagare i miei debiti e altri possa avere il tempo di pensare meglio ai propri. Ecco, adesso resterò in silenzio per pensare meglio solo ai miei debiti.

Con affetto, lunga vita a voi!

Enzo Maddaloni, Clown Nanosecondo


lunedì 14 novembre 2011

STAGE CLOWN JEAN MENINGUE

Quattro giorni intensivi residenziali a Orvieto-Umbria-Italia
Da giovedì 8 dicembre a domenica 11 dicembre 2011




Questo percorso creativo sull'arte del clown è il frutto di una lunga esperienza di ricerca iniziata in Francia e cresciuta in Italia nell'arco di vari laboratori. L'arte del clown, ancor più che fantasia, prodezze, poesia è l'incarnazione totale di uno stato emotivo straordinario di estrema verità, semplicità, presenza, empatia, uno stato in cui il tempo si ferma, magicamente dilatato.

La pedagogia si basa sul teatro corporeo e vocale, sulle varie tecniche di improvvisazione clownesca, sulla ricerca e la creazione del proprio trucco e costume di clown, della propria entrée.

Jean Ménigault in arte Méningue è uno dei più seri professionisti di quest'arte, conosciuto in Europa per le sue performance ed i suoi spettacoli. Nato a Orléans nel 1965, è cresciuto artisticamente a Parigi alla scuola di Decroux, degli Adrien, degli Hottier. Oltre alle sue performance si dedica da diciotto anni alla ricerca degli strumenti pedagogici per la trasmissione della tradizione clownesca, alla scrittura e alla regia di spettacoli clowneschi.

Costo: 260 euro compreso l'alloggio. Per il vitto aggiungere 20 euro per tutta la durata del seminario.

Informazioni: Jean Ménigault 349-6469154 - jean@meningue.eu www.meningue.eu

Dossier pedagogico completo disponibile su richiesta tramite mail.

Iscrizione: Caparra di 50 euro entro il 30 novembre 2011, da versare con bonifico sul conto corrente bancario di Jean Moise Ménigault: IBAN IT 39Q0601013106100000012017

Codice BIC o SWIFT: IBSPIT2F. Banca: Cassa di Risparmio di Forlì e della Romagna, Filiale di Ravenna 00433.