giovedì 5 novembre 2009

Mi chiamo: Samalisa, .........arrivederci.


“Ebbene si…è arrivata l’ora…c’ho il foglio, non go più scuse, sono sola, sono annoiata..ho tutto il tempo per mettermi di buona lena a disegnare la mia sagoma..allora apro il pc e metto un po di musica.. dannato pc k quando mi serve la musica non parte mai…ci mancava lui a smorzare la mia buona volontà!”
È iniziata così la prima volta..il primo giorno che ho deciso di mettere su carta Samalisa lo stavo facendo xk andava fatto, xk dovevo e non xk VOLEVO..sarà stato proprio il “dannato pc” che mi ha salvato della finzione quel giorno, dall’ipocrisia k sentivo dentro quando ho aperto il foglio, xk non lo volevo fare, dovevo metter su carte me stessa, il mio clown, la mia parte bambina, quella reale e sincera, quando poi mi stavo mentendo da sola?? Noooo! N’è cosa proprio!

Chiudiamo baracca e baracchiell e rimandiamo x l’ennesima volta questo difficile compito.. a quando?

Non lo so..non lo voglio decidere..lo farò quando sono pronta, quando mi va, quando avrò la forza di buttare nel famoso stagno tutti questi orribili sassolini k invece ammasso sulla riva fino a farne un muro. Un muro. Un muro si sentimenti, un muro di emozioni, un muro di parole, un muro di sguardi, un muro di bugie e di verità, un muro da cui non deve uscire nulla, dove è meglio che tutto resti chiuso.

E, lascio chiuso anke il foglio della sagoma, non è il tuo tempo ora Samalisa, mi sa che ti tocca aspettare un po…

E poi..non lo so cos’è cambiato.. so solo che dopo aver passato mezzo pomeriggio a studiare della noiosissima letteratura spagnola, senza pensarci, senza dire mezza parola, sono salita in camera, ho chiuso lo stereo, messo la musica e ho fissato x bene un contorno viola fatto nella stanza di un’amica in una noiosa domenica pomeriggio.

Ho guardato quei tratti incerti ed irregolari e ho visto tutto quello che dovevo, tutto quello che andava fatto, tutto quello che ero, che sono, che sarei tornata ad essere…

Ho preso le tempere che non usavo più dalle scuole medie, un contenitore di acquerelli abbandonati da chissà quanto tempo sul frigo di casa, ho cercato i pennarelli, i colori a dita, l’acqua, i tovaglioli, e tutto quello che poteva servirmi xk, una volta sdraiata sul pavimento niente mi avrebbe più mossa di lì.

Disegnavo, coloravo, sorridevo..le canzoni che scandivano il mio tempo erano messe a caso, e invece sembravano dirmi tutto, a partire da quelle di Amelie fino ad arrivare a quelle ordinarie, e a quelle che non sentivo più da anni..e intanto prendevo vita, e stavolta ero io per davvero, così come mi ero immaginata.

Avevo i capelli castani, le codine che amo farmi quando sto con i bambini, avevo la salopette che assomiglia a quella che usava mio nonno quando faceva il benzinaio, avevo una maglia gialla vivo con larcobaleno, un paio di calze a strisce colorate pazientemente a 4 mani di chi mi ha sopportato e Supportato con amicizia e buona volontà, avevo delle palline vicino alle scarpe perché mentre le coloravo avevo accanto un amico che continuava a ripetermi “che palle!” e mi era sembrato giusto accontentarlo, avevo gli elastici dei capelli incollati con un filo colorato che per me sa di amicizia e di legami, x tanti motivi, che mi ricorda volti e persone e attimi che colorano la mia vita di reale, avevo dei disegni poco fantasiosi sul blu della salopette, ma c’è anche l’unico disegno k x me conta davvero…

E, più di tutto c’erano gli occhi. Quando li ho disegnati mi hanno detto “... xk non li fai come quelli dei cartoni animati?”. No!

Gli occhi sono la parte più sincera di me, quella reale, con cui non si può mentire, da cui non posso scappare, e che solo in pochi sono in grado di leggere. Gli occhi devono essere reali.

Io mi sento reale!

La sera prima di tornare al laboratorio mi scocciava andare a dormire. Mi scocciava farlo da sola. Sentivo uno strano bisogno di vuoto e compagnia. Ma entrando in camera ad ora tarda, ho visto il mio disegno che mi sorrideva da terra, che mi diceva che mancavano poche ore ad un nuovo bagaglio di emozioni…e allora ho sorriso anche io, ho aperto i colori a dita, mi sono fatta il naso rosso e mi sono augurata la buonanotte lasciando il disegno aperto accanto al letto, così, per compagnia…ed ho dormito felice…


Mi Chiamo: Samalisa, ...........arrivederci...
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