mercoledì 11 novembre 2009

Alla ricerca del tuo clown....ma se trovi qualcos'altro va bene lo stesso

sottotitolo
“Elogio alla Fuga”



Riporto uno dei più belli passaggi de "L’elogio alla fuga" di Henry Laborit: "Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio."


Lo stesso Laborit nel suo libro “Elogio alla Fuga” ed. Oscar Mondadori riprende il tema …."Per noi, la causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia." Ed ancora …."L'uomo è un' essere di desiderio. Il lavoro può solo soddisfare i suoi bisogni. Sono rari i privilegiati che riescono a soddisfare i bisogni dando retta al desiderio. Costoro non lavorano mai.”.

Ecco quando mi sono costruito la mia moto del tempo sono fuggito da una mia angoscia che rappresentava all'ora una mia "verità" di pensiero ma non la mia "realtà" biologica. E' così sei anni fà nacque Nanosecondo, scienziatissimo patafisico (e che fisico!) che utilizzando i fuori confini della fisica quantica e grazie alla sua esperienza di elettrauto si costruì la moto del tempo. Nanosecondo diventò cavia di Enzo.

Come per Emile Coué un famoso farmacista francese, Nanosecondo coprese che: “Non è la volontà che ci fa agire, ma l’immaginazione” lo stesso Laborit affermava che "...perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E' l'elogio dell'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente". E' chiaro che bisogna utilizzare una moto del tempo e mettersi un casco idoneo con effetto memoria per evitare di sbattere la capoccia e farsi male.

Ora non riconoscere che la biologia è strutturata secondo archetipi, che la catena della vita è formata da 21 aminoacidi, che molti dei cicli vitali si ordinano sulle energie. Che la nostra memoria biologica rappresenta la realtà, mentre i nostri pensieri - come accennavo prima - sono solo la nostra verità; che bisogna porre più attenzione alla nostra "realtà biologica" più che alla nostra "verità di pensiero", potremmo dire che la "realtà biologica" e la stessa "realtà spirituale" e tutte e due raccontano la stessa storia e che il resto “la nostra verità” il nostro pensiero è pura illusione. Il corpo la materia è un vuoto-vuoto solo lo spirito lo/la può riempire.

Quindi ogni volta che ci raccontiamo la "nostra verità" che è composta di pensieri, apprendimenti, credenze, cultura, dovremmo comprendere che tutto ciò non è vero, reale, non è l'IO SONO ma siamo noi (cioè l'ego). Noi siamo è illusione , l'IO SONO è reale, è la nostra realtà biologica ed evolutiva.

Ogni volta che noi non riusciamo a nominare la nostra realtà allora siamo malati. Ma quando si può nominare la realtà? Quando siamo in grado di dire “IO SONO” abbandonando l’ego, neutralizzando il pensiero e trasformando il sentimento o il ri-sentimento.

Nel laboratorio Clown che propongo “Alla ricerca del tuo clown … se trovi qualcos’altro và bene lo stesso” c’è un esercizio incentrato proprio su questa frase e quando "IO SONO" parlo e si inizia a parlare del “se”. La parola prende contatto con la “realtà”, che non è più pensiero ma è “memoria biologica” essenza della nostra realtà. E' un pò una parola magica nel mentre "io sono" io creo. Il pensiero, la "credenza" controlla la percezione; La percezione controlla il comportamento ed i geni; La percezione riscrive i geni ed il comportamento. Riscrivere la credenza da la possibilità di riscrivere la percezione. Riscrivere la percezione significa poter riscriere i geni ed i comportamenti.

E, se mi accade quello che mi accade è perché “IO SONO” perché quella memoria biologica è la sola che nominandola mi fa vivere la mia realtà. Solo così, “nominandola” è possibile cambiare la “realtà” che non mi piace. E ciò puo avenire solo, immaginandone una diversa, senza volontà semplicemente immaginandola. Attraverso il mio clown Nanosecondo sono "fuggito" non dalla mia "realtà" ma dalla mia "verità" cercando di recuperare quella parte autentica di me, di realtà che non più in armonia mi faceva star male. Il clown quindi come strumento di realtà e non di fantasia.

Un esperimento di Henry Laborit consisteva nel dimostrare come una cavia che riusciva a fuggire da una certa realtà non si ammalava. La stessa cosa se riusciva a combattere (con i suoi Draghi) e che solo se non riesce a fuggire si può ammalare. La stessa cosa capita anche agli uomini.

Insomma se non riusciamo a dare una risposta all’inibizione della nostra azione “io sono…..nella merda” ad esempio, rischiamo di ammalarci.

La nostra biologia mette in moto tutti i segnali di allarme e sprechiamo inutilmente energie perché attraverso il pensiero ci leghiamo ad una verità che è fuori dalla nostra realtà e resistiamo. Solo se invece ci lasciamo attraversare come un colabrodo riusciamo ad ascoltare la nostra realtà ed a trasformarla. Il Clown poi in questo ci aiuta, lui ha grandissime capacità di riciclaggio dei rifiuti tossici e nocivi.


Ma come attraverso la parola possiamo modificare la nostra biologia, la nostra chimica. In verità più della parola è l’immaginazione e come le parole agiscono su certi livelli emozionali anche lo stress agisce su specifici comportamenti ma essenzialmente su specifici tessuti del nostro corpo.
Il tessuto/comportamento ma se sappiamo il comportamento possiamo conoscere anche il tessuto? Certo che si. Il problema è anche un altro è il “risentito” nel senso come viviamo quella realtà nel caso che attraverso il clown non riusciamo a trasformala da paura in desiderio, da desiderio in amore “a-mores” assenza di morte?


Beh! in quel caso il tessuto collegato al risentito vissuto in maniera negativa non ci fa “comprendere” come possiamo cambiare il nostro “risentito” ed è a questo punto che ci ammaliamo. Rancore e risentimento producono sostanze nocive al nostro organismo.

Va detto che nel corso dei millenni l’evoluzione del corpo umano ci ha insegnato e quindi memorizzato nei tessuti i nostri comportamenti, se questi non sono in equilibrio rispetto alla “verità pensiero” (a come noi viviamo il “risentimento” – il conflitto) la nostra “realtà” biologica cambia e quindi si ammala.

La stessa evoluzione ai quali l’uomo si è dovuto adattare hanno permesso di formare comandi (sinapsi - neurotrasmettitori a specchio, ecc) al nostro cervello che però sono in grado di risolvere ogni volta un avvenimento specifico e quindi ha modificato il tessuto e lo stesso comportamento.

Ma per fare ciò devo riconoscere la mia “realtà-biologica” e costruire una nuova “alba dei tempi” devo rinascere clown: uomo intero. IO SONO CLOWN!

Ma perché ho scelto il clown per la trasformazione perché è l’unico che è capace di trasformare la mia vertà e recuperare e semmai far evolvere la mia realtà biologica attraverso l’immaginazione. Per questo con alcuni amici abbiamo studiato anche un processo di riconoscimento del “se” (senza accento, mi raccomando) proprio per il nuovo significato evolutivo del “se” (che non è e non rappresenta un affermazione "sé" ma...) … è un andare verso. Utilizzare quella capacità del nostro corpo di evolversi, o se volete la nostra farmacia interna.

Perché il Clown è fondamentale in tutto questo, una volta compresa la nostra “realtà” biologica? Perché è l’unico che può arrivare al “ri-sentimento” e passandoci attraverso come un colabrodo lo mette a tacere eliminando la collera ed i rancori e trasformando gli stessi in consapevolezza e quindi in gioia ed in amore verso se stessi. La collera però và attraversata, consumata. E’ la collera che crea i blocchi energetici e che toccando la nostra realtà profonda attraverso il nostro pensiero “verità” (culturale, ecc) ci fa ammalare. L'ambiente in questo caso è determinante. Non solo l'ambiente fisico ma anche emotivo.

La realtà biologica quando la si và a guardare è semrpe terribile, ma se ci andiamo in compagnia del nostro clown possiamo ricavare sollievo! Nell’occhio del ciclone tutto è calmo il problema è semmai attraversare il ciclone ma in questo caso volando ai limiti, ai confini del nostro “IO SONO” con il nostro clown possiamo certamente superare il ciclone.

E’ un istante! Un istante dura 1/8 di secondo un Nanosecondo appunto. Un istante siete vivi un istante siete morti. Il nostro cervello è capace di realizzare un conflitto in pochi decimi di secondo , un battito di mano, perché il cervello biologico non conosce che noi e quindi il cervello ha sempre una risposta per la nostra sopravvivenza. Ogni volta che riusciamo a distrarre il nostro cervello dalla “verità del ri-sentimento” (del nostro pensiero) riportandolo alla nostra “realtà biologica” il cervello fornisce la soluzione, perché la necessità di sopravvivenza gli impone di abbassare lo stress.


Il Clown quindi attraverso la sua azione di trasformazione fuori dai confini della “verità del nostro pensiero” (fuori di testa.."il fool e il suo scettro" Willeford) rispondendo alla “nostra realtà biologica”, è l’unico che riesce a dare la risposta giusta a me stesso e vale a dire: poiché il cervello non conosce che me quando parlo dell’altro (me stesso), parlo di me stesso, quindi se trasferisco nel clown le mie storture o meglio ciò che mi perturba, le mie paure, i miei difetti o meglio quello che credo siano difetti, le stesse affermazioni, critiche che faccio agli altri ma che in fondo sono verso me stesso, attraverso il clown le potrò riconoscere e faccio parlare al clown di me. Così faccio morire il ri-sentimento nei miei confronti e quindi posso guarire, perché quello che mi disturba dell’altro corrisponde al mio stesso conflitto che faccio vivere al clown e quindi lo porto in saturazione.

Quando devo giustificare qualcosa di me stesso, giustifico il contrario di ciò che è realmente. Quando giustifico qualcosa di fatto, giustifico l’inverso della mia realtà. Se questo capovolgimento lo affido al mio Clown riesco a fare la quadratura del cerchio.

Attraverso quindi un percorso di “riconoscimento del “se” ..o se volete dell’IO SONO posso stabilire qual è la mia “carta dei bisogni” e attraverso il clown aiutarla a soddisfarli, lavorando sulle sue credenze “realtà biologica” e “verità di pensiero” e cosi poter lavorare direttamente sulla “genealogia” della persona, nel suo contesto evolutivo, e poiché il cervello non fa nessuna differenza tra vero e falso, tra reale ed immaginario attraverso il clown è possibile non solo simbolicamente intervenire per modificare le false credenze come sostiene Bruce Lipton nel suo libro “La biologia delle Credenze” o epigenetica.


In questo caso và precisato che ogni ri-sentimento (malattia) ha un suo sintomo ed uno specifico tessuto/comportamento. Lo stesso conflitto però predispone ad un adattamento ad una evoluzione e quindi ad un processo di guarigione che è la condizione della vita.


Un altro “strumento di lavoro” è la “biblioteca dell’anima: il cerchio del council” raccontarsi , evitando dirette, nella modalità del council lasciando che il racconto vada avanti così come viene aiuta a guarire. Ormai è scientificamente riconosciuto. Una delle domande che mi sono sempre fatto è stata sempre quella ma “io sono” figlio di mio padre e di mia madre? In realtà il nostro corpo “IO SONO” è autentico nel momento che riesco a riconoscermi: “sono quello che dico e dico quello che sono” e quindi “Mi Chiamo ….” Nel nome di clown ci si può riconoscersi. E, quindi finalmente come “persona” (in greco è la persona che si metteva la “maschera”) abbandona l’immagine che ha di sé e diventa uomo intero: clown.

E così come clown non c’è più bisogno di nascondere: l’innocente, l’orfano, il viandante, il guerriero, il mago, il folle, la santa, il cattivo, e di fatto possiamo trovare una risposta a tutti i nostri ri-sentimenti e guarire. L’autenticità emerge. Riusciamo così a gestire le contraddizioni o meglio quello che ci sembrano i difetti li possiamo trasformare in pregi facendoli vivere al nostro clown perché è la nostra “realtà”.



Il clown così facendoci uscire “fuori dai nostri confini” ci dà la possibilità di evolvere, di riconoscerci, di essere autentici: né bene, né male. E, così posso permettermi di amare.

Clown "Dottore" Nanosecondo


Bibliografia:
Henri Laborit - Elogio alla Fuga; Dio non gioca a dadi;
Ryke Geerd Hamer – Testamento per una nuova Medicina;
Bert Hellinger – Riconosci ciò che è; I Due volti dell’amore;
Paolo Lissoni – Lo Spirito Sposa la Scienza;
Fritiof Capra – Il tao della Fisica;
Patrick Lemoin – Effetto Placebo;
Joly Jean – Boujard Daniel – Manuale di biologia per Psicologi;
Frankl Viktor E. – Logoterapia e analisi esistenziali;
Emile Couè – Il Dominio di se stessi;
Bruce Lipton – La Biologia delle Credenze, epigenetica;
Candace Pert – Biochimica delle emozioni;
Joe Dispenza – Il cervello;
Boris Cyrulnik – I brutti anatroccoli. Le paure che ci aiutano a crescere;
Carl Rogers – Un modo d’essere;
Focusing, Eugene Gendlin, Astrolabio 2001
Focusing, Il potere della focalizzazione nella vita e nella pratica terapeutica, Ann Weiser Cornell, Crisalide 2007
Biospiritualità, P.A.Campbell e E.M. McMahon, Crisalide 2001
Apprendere le terapie focalizzate sulle emozioni, E. Elliot - J.C. Watson - R.N. Goldman - L.S. Greenberg. Sovera 200


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