giovedì 27 agosto 2009

DAL DIARIO DI VIAGGIO della D.ssa PATAGOSCHA

Arriviamo a L'Aquila il 21 agosto del 2009, al tramonto.
In lontananza si vedono le prime tendopoli, un colpo allo stomaco.
Sentimenti contrastanti, il granturco così verde da un lato grida al cielo la sua speranza di vita.

Le case lungo la strada, apparentemente incolumi a guardarle dal tetto, poi, portando gli occhi sul piano terra, le vedi con profonde fratture, lesioni, si appoggiano qua e là come persone ferite, gambizzate.Sento che non ce la farò ad arrivare a martedì, non ce la farò a reggere tanto dolore.

Egoisticamente penso al mio, di dolore. L'entrata nel campo, in lontananza due biciclettine vicino a una tenda. Una è delle winx, come quella di mia figlia. Mi sembra veramente di piegarmi in due.

Da una tenda esce un anziano, lo vedo curvo di spalle, si appoggia al bastone. No, mi dico, veramente forse è meglio che me ne vado subito, io non ci riesco. Io lì ho visto mio padre, ma lui non c'è più.Sembrava irreale, tutto assurdamente irreale, tutto nella mia testa, fino a quando non è scoppiata la bolla e ci siamo scambiati due parole con il capo campo e due volontari.
Le prime persone, i primi sorrisi, e non ho sentito più paura. Era chiaro subito che noi clown non dovevamo fare tutto noi! Un gruppetto di signore cinquantenni si avvicina, ci presentiamo, e sentiamo molta animazione: iniziano pure un ilare sfottò a una di loro perché ha l'abbronzatura del muratore, in quanto va ogni giorno a veder casa sua, parecchio fuori al campo. La dovranno abbattere. Categoria F, la peggiore.
Cerchiamo di capire com'è il tono dell'umore nel campo. La gente è stanca. Non ce la fa più. Qua il caldo è caldo, le tende sono invivibili sotto il sole, nonostante il condizionatore.
Molti trascorrono il tempo fuori al refettorio, una costruzione a piano terra che già c'era.
Non si sa cosa succederà quando chiuderanno la tendopoli, il 30 settembre. Buio più assoluto, incertezza.

Non si sa quale asilo partirà a settembre. Non si sa delle elementari e delle medie. Si sentono presi in giro, venduti a qualche tv per aumentare l'audience e per farsi pubblicità. Sono molto critici, espongono fatti circostanziati e situazioni dettagliate.
Qui sono rimasti in poco più di 150. Sono in prevalenza persone che lavorano e vecchietti, tre o quattro bambini, qualche adolescente. Si vedono molti bastoni in giro, e mi chiedo come fanno a salire sul container del bagno o su quello della doccia, scomodi nell'accesso già a chi le gambe ce le ha buone.



E, poi Nanos..."ma come non c'è manco la piscina, e che villaggio tenda è? Ma come stiamo a Civita di Bagno e non c'è possibilità di farsi il bagno? Lo sapevo! Ne dobbiamo costruire una! Meno male che mi so portato le pinne ed il salvagente. ....


La Protezione Civile ci dà il planning dei nostri interventi nei vari campi (oltre al nostro, altri quattro).

Ogni campo ha una situazione particolare, che dipende dalla grandezza, dall'età delle persone che ci sono, dalla situazione delle case, da eventuali lutti che lo hanno segnato, dalla presenza o meno e dall'integrazione di persone di altre nazionalità, in prevalenza rumeni e ucraini.

In uno di questi campi, la sera, abbiamo fatto uno spettacolo di magia, coinvolgendo le persone, facendole travestire con parrucche, abiti innominabili, ecc. C'era molta disponibilità a partecipare, c'era voglia di ridere, di trascorrere un pò di tempo alla maniera dei clown, cioè bassa bassa, semplice, anche stupida, poco ricercata, molto carnale, a tratti equivoca, sempre ammiccante, spensierata, bambinesca. CLOWNESCA.

Poi ci mettiamo in cerchio per fare il gioco del giramento di palle. Ilarità assoluta, ma qualcuno ci dice, serio, che lì le palle già girano che è una bellezza!

Due signore un pò avanti con l'età si skiattano dalle risate, perdono il conto delle palle, si impicciano. Chiedo loro, cercando di attingere alla mia faccia più seria, da quanto tempo non maneggiano le palle per essere così imbranate.

Quando ce ne andiamo tutti ci stringono in abbracci gioiosi. Non so con quante benedizioni ci hanno salutato. Mi chiedo perchè. Abbiamo ricevuto ovunque molto di più di quello che abbiamo dato.

Da un pò di giorni Nanos ama citare frasi quotidiane che diceva il padre, buonanima, e inizia così: "Mio padre, che faceva l'autista, diceva sempre: saluta i bambini con un bacio prima di andare a dormire".

Lui questa cosa l'ha presa in parola, e ogni sera nella tenda si buttava addosso a ogni clown (sembravamo tutti suoi figli dato il dislivello di età) per darci il bacio della buonanotte, dopo averci fissato lungamente, uno ad uno, in piedi, con maglia gialla e mutanda nera. Poi si lasciava cadere sul letto, si anestetizzava con la sua ultima scoreggia, e si addormentava.


(continua)

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