lunedì 27 settembre 2010

KHESED (tenerezza di Clown)

Il clown non è un “guru” se non vogliamo farlo essere, anzi il clown è di per "se" il contrario del "guru".

Egli irride il “re”, ma in quest’epoca che i “re” non ci sono chi è il“re” se non io. E, già “io sono” !

Il Clown in questo caso può far chiudere gli occhi all’uomo (se stesso) sul suo mondo per fargliene vedere uno nuovo, e porlo oltre "se" stesso. "Trascendere": uscire dai suoi confini, attraverso una sana follia che si prende cura di “se”, quel "se" (senza accento) quel “se” congiunzione quel "se" che unifca senza nessuna affermazione di "se".

Un uomo quindi intero che non si pone di educare l'altro, ma semplicemente se stesso. Un uomo che unifica quindi il suo male per trasformarlo in bene. Il Clown è un essere che per sua natura si muove verso. Il Clown come stato di grazia verso "se" e verso gli altri.

Mio padre che faceva l’autista di camion mi diceva sempre: "quando il camion si guasta non è morto, deve solo essere ricoverato in officina" , e molte volte se lo aggiustava da solo.

Heidegger parlava di "cura autentica" ed di "cura inautentica" . Per cura autentica egli intendeva quando l’uomo riesce a prendersi cura di “se” (senza accento) senza delegare nessuno (fin dove è possibile). Per cura inautentica intendeva quando l’uomo delega alle “tecniche” e qui l’uomo diventa macchina.

Ora considerato che non sono un camion mi sono chiesto qual è l’officina migliore dove posso essere ricoverato per curare i miei mali? Dentro di me!

Gli stessi riferimenti di valori prestazionali oggi di un ospedale, in mancanza di un vero è proprio “governo clinico” che pone “sotto esame” l’efficienza e l’efficacia di un intervento di carattere sanitario hanno trasformato gli ospedali in “aziende”. L’azienda di per se è valida sé produce un bene, ma in questo caso il valore del bene è l’uomo, e l'uomo non è una macchina. Il clown cerca nella sostanza di promuovere un'azione che recupera "arte & scienza" due componenti che sono alla base di tutte le medicine.

In questo senso il clown attraverso il suo intervento nell’ambito della comico terapia prova a trascendere il corpo attraverso un sorriso, trasformando la macchina in persona, in essere umano intero. Il clown "solleva" il corpo fisico e cerca di riallienarlo ad una eperienza un pensiero positivo.

Il sorriso come scintilla che unisce al tutto, in cui tutto è possibile anche “volare” (qui il volare resta non solo metaforico, ma esperienza di percezione e di vita del mio essere clown nel momento in cui effettua un intervento in ospedale. Molte altre sono le possibilità e le "tecniche" di volo che si possono esperienziare). Il clown non è in questo caso il forzato della risata anzi in alcune condizioni aiuta a far piangere perchè lui sa che il dolore è come il nocciolo di un frutto, si deve rompere per essere esposto di nuovo ai raggi del sole e germogliare.

Ognuno di noi è istinti e spiritualità, d’altronde lo spirito mette a dura prova sempre il nostro corpo nella sua dualità. Un nascosto nella trascendenza come lo definiva Freud, ma egli si sbagliava, perché è nascosto dentro ognuno di noi, ed ognuno di noi è trascendenza. Ognuno di noi è spirito e corpo insieme e allora il problema rimane la scelta di andare verso qualcosa.

Ma dov’è oggi questo qualcosa?

Non è più nella tecnica ma nel senso e nell’alto, qui la metafora del “volo”. Se la materia è un vuoto l’unica cosa che la può riempire è lo spirito: l’eros, l’amore nel senso più antico del termine.

Hegel sostiene che l'amore supera il diritto, è qualcosa che va oltre ed è più importante. È pertanto auspicabile uno Stato, una Comunità società e famiglia centrate sull'amore piuttosto che sulle leggi. L'amore non ha i confini del diritto, fatto di opposizioni e bilanciamenti tra poteri e continue distinzioni; l’amore è antitesi a tutte le opposizioni e a tutte le molteplicità. È nell'essere la rinuncia a sè stessi per un altro che porta all'identificazione del soggetto in un’altra persona, e, ugualmente nel pensiero, al fatto che il soggetto perde la coscienza di sè e diventa cosciente di questa identità, di essere tutt'uno e di non poter vivere senza l'altro:

«L’amore esprime in generale la coscienza della mia unità con l’altro, per cui io, per me, non sono un isolato, ma la mia autocoscienza si afferma solo come rinuncia al mio essere per sé e come unità di me con l’altro » (Filosofia del diritto, pag. 158)


«La vera essenza dell’amore consiste nell’abbandonare la coscienza di sé, nell’obliarsi in un altro se stesso e tuttavia nel ritrovarsi e possedersi veramente in quest’oblio. Quindi è identificazione del soggetto in un’altra persona, è il sentimento per cui due esseri esistono solo in una unità perfetta e pongono in questa identità tutta la loro anima e il mondo intero » (Lezioni d'estetica)


Tutta la nostra scienza si è affidata alla tecnica considerando l’uomo una macchina. La medicina cosi ha fatto l’uomo a pezzi affidando ogni pezzo ad una tecnica, con tutto quello che ne è derivato, in questo ha rinunciato, la stessa medicina, ad una delle sue più potenti medicine: l’amore.

Le ultime scoperte nel campo della fisica quantistica e delle neuroscienze e della biologia, ci stanno facendo comprendere sempre più che la mente “ è un energia non localizzabile” e ciò non può interessare né la psicologia classica, ne tanto la biologia materialistica.

Purtroppo queste credenze attuali della scienza si sono rilevate palesemente errate in universo quantistico dove conta la percezione e l’intuito più che la tecnica.

Oggi ad esempio più che di effetto placebo bisognerebbe parlare di un “effetto percezione” o “effetto credenza”.

Insomma l’effetto placebo viene trattato in malo modo nelle facoltà di medicina affidando il tutto alla farmacopea e/o alla chirurgia, inserendo con ciò dei parametri “scientifici” di valutazione dei livelli di “produttività” (efficienza-efficacia delle prestazioni sanitarie) producendo nelle strutture come gli ospedali contraddizioni enormi anche di natura etica con aberranti conseguenze: il caso della Clinica Santa Rita di Milano di alcuni anni fa resta emblematico anche in assenza di strutture deputate al controllo del: “governo clinico”.

Un po’ come dire che il vigile del fuoco prende lo stipendio se spegne incendi.

Insomma una medicina non basata sull’evidenza ma sulla cocorrenza.

In questo si inserisce la responsabilità della "cura autentica" ed "inautentica" e quindi la malattia come metafora della vita e dell’essere e non come guasto di un pezzo della macchina.
Quando per spiegare un fenomeno, secondo la regola filosofica e scientifica di Occam “il rasoio di Occam” vengono proposte ipotesi diverse, quella più semplice è l’ipotesi più probabile, e va considerata per prima, quando la fisica quantistica unita ai principi spirituali di alcune antiche filosofie o le stesse diverse religioni offrono spiegazioni semplici non solo alla medicina allopatica, ma anche della stessa filosofia e delle pratiche alternative e delle guarigione spirituali, il tutto non viene affatto considerato.

Il problema è ora comprendere che noi siamo immortali, perchè siamo esseri spirituali che esistono (non) separatamente (non) localmente e che la morte fisica è solo l’inizio di una nuova vita.

Quando pensiamo che una tribù di 40 nativi della Colombia come gli U'WA vanno “accompagnati” e difesi nella loro unicità, siamo consapevoli del fatto che essi sono gli unici tra i popoli arcaici della terra che pensano che l’universo è uno.

Essi non fanno distinzioni tra le rocce, l’aria, le piante, l’acqua e gli esseri umani. La materia è l’energia sono in perfetta interconnessione.

C’è stato un momento che gli scienziati sono stati costretti a separarsi dallo spirito. Copernico ruppe questa separazione affermando coraggiosamente che non era la terra al centro dell’universo (conosciuto) ma era il sole. Giordano Bruno fu bruciato come eretico. Un secolo dopo Renè Descartes insistette sul metodo scientifico per esaminare la validità di tutte le “verità” precedenti, escludendo da queste però le forse invisibili del mondo spirituale. Quando poi alcuni scienziati furono incoraggiati a studiare il mondo naturale e le “verità” spirituali, gli stessi furono definiti “non scientifici” perché la loro verità non poteva essere dimostrata anche se era la più semplice.

Darwin poi diede il là ad una vita che avesse senso solo se si ha e non se si è. La competizione ed il merito hanno posto l’uomo nelle stesse condizione dell’animale nella giungla. Ma noi siamo fatti ad immagine e somiglianza dell’universo! E, allora?

Certo resta ancora difficile pensare ad un tempo in cui ogni uomo potrà decidere di guarire da solo, ma dobbiamo pur cominciare da qualche parte ed in questo la terra ci sta aiutando perchè adesso: la terra è incinta!

Per il momento, considerato che siamo tutti angeli caduti proviamo almeno ad imparare a volare. Credo nella sostanza che solo se riusciamo ad imparare a volare con qualsiasi altro espediente riusciremo a vedere e realizzare anche un mondo più pulito.

Nota di precisazione sul termine eros e amore:

Nel greco antico i termini utilizzati per definire i vari sensi con cui attualmente si usa la parola "amore" sono maggiori e perciò più precisi, rispetto sia all'uso comune in italiano che in molte lingue moderne, per questo vi cito i significati in greco ed in ebraico, in particolare proprio Khesed "tenerezza" mi è sembrata la parola più giusta come titolo di questa mia nota:

Agape (αγάπη) è amore di ragione, incondizionato, anche non ricambiato, spesso con riferimenti religiosi: è la parola usata nei vangeli.
Philia (φιλία) è l'amore di affetto e piacere, di cui ci si aspetta un ritorno, ad esempio tra amici.
Eros (έρως) definisce l'amore sessuale.
Anteros (αντέρως) è l'amore corrisposto.
Himeros è la passione del momento, il desiderio fisico presente ed immediato che chiede di essere soddisfatto.
Pothos è il desiderio verso cui tendiamo, ciò che sogniamo.
Stοrge (στοργή) è l'amore d’appartenenza, ad esempio tra parenti e consanguinei.
Thelema (θέλημα) è il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare.

Anche nel greco antico non è comunque possibile tenere i vari sensi ben separati e così troviamo agape talvolta con lo stesso significato di eros, e il verbo “agapao” con lo stesso significato di “phileo” (come nell'antico testo greco della Bibbia).

L'ebraico contiene la parola “ahava” per "affetto" e "favore", ma la più importante è la parola “khesed” che combina i concetti di "affetto" e "compassione" e viene talvolta tradotta con "tenerezza".

"Lo spirito è davvero come un alito di vento: soffia dove vuole, e tu ne senti la voce soltanto, ma la sua mente non arriverà mai a capire da dove viene e dove va. E da questo Spirito occorre che tu nasca , e che ti accorga che il tuo "io" (non noi) vero è della stessa natura dello spirito" ...."...Tu impara perciò ad ascoltare l'Io (te stesso/a), invece di farti maestro d'Israele , e maestro di un Noi..." ...."perchè quel che nell'uomo può salire in cielo (e volare) è soltanto quell'Io, (se stesso) quel figlio dell'uomo che dal cielo è disceso , e che apprtiene al cielo" . "Occorre adesso speigare cos'è l'Io (se stessi) , il figlio del Dio e dell'uomo, cosi che quando qualcuno comincerà a scoprirlo in se stesso , sappia cos'è e lo riconosca" ..."Ma in ogni caso , non è possibile che un Noi si coverta all'Io, nè che un uomo possa capire l'Io e sentirsi in pace con il Noi al quale vuole appartenere. Tu sei un maestro di Israele: se vuoi restare maestro d'Israele , ciò che ti sto dicendo non è per te" (Nicodemo 3,1-15; Numeri 21 e 9).

La nostra Comunità di Clown & Sognatori Pratici è fondata sulla libertà, perché ogni uomo o donna, clown e non, si decide di volta in volta per “se” e per la stessa Comunità.
Proprio in questa decisione si nasconde il fattore di libertà. Così tra questa libertà e la stessa Comunità nasce un rapporto autentico, di consolidamento, e non di semplice appartenenza o attaccamento.
Possiamo dire che la nostra Comunità garantisce il significato della individualità delle singole persone che vi partecipano perché solo la tutela della individualità delle persone garantisce la comunità.
Ciò distingue il senso della Comunità che vogliamo realizzare dalla "collettività" (qui la differenza tra “io sono” ed il “noi”) o dalla "massa", per promuovere proprio quella ricerca sull’io sono, non atomistico o asociale, ma fondamentalmente unico e per questo unitario perché và verso l’altro.
In questo senso l’occhio del clown riconosce sempre il “suo maestro” in tutte le persone che incontra, perché siamo tutti angeli caduti, e ciò è possibile perché davanti alla punta del suo naso c’è il paradiso.
Il percorso del Clown quindi è un "viaggio", un "percorso", e la stessa percezione del volo è una metafora per una ricerca del proprio “se”.
In questo senso l’io sono và “percepito” ed “intuito” perché così ci renderemo conto che siamo tutti maestri e che non abbiamo bisogno di nessun “guru”, anzi come dicevo all'inizio: siamo tutti angeli caduti.

"Se siamo uniti tutto si risolverà....."

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