venerdì 10 settembre 2010

UNA SQUOLA DI CLOWN: UOMINI INTERI

Tutta la mia attenzione …..

Sul mio vivere oggi come clown, in una “nuova epoca” di quel sentimento - che torna sempre - di mancanza assoluta di significato della vita per molti, tutta la mia attenzione è rivolta a realizzare un compito: "educare".

Qui devo chiarire che il mio concetto di “educare” non è quello classico di trasmettere delle conoscenze e delle nozioni, ma piuttosto come clown di affinare la mia coscienza in maniera tale che possa scorgere le esigenze racchiuse nelle singole situazioni della mia vita e dichiarare: “io sono”.


In questa “nuova epoca” in cui forse anche i dieci comandamenti sembra stiano perdendo la loro validità incondizionata per molti uomini, credo anch’io che l’uomo deve essere in grado di percepire i “diecimila comandamenti” che sorgono dalle diecimila situazioni con cui la vita lo mette a confronto, solo così la sua vita gli apparirà piena di significati (piena di compiti).

Solo una coscienza sveglia e affinata, considerando che la coscienza non ci appartiene è qualcosa a cui però possiamo accedere, lo rende capace di “scegliere”, senza nessuna delega, in modo da non cedere al conformismo e non piegarsi a nessun totalitarismo, per questo siamo una comunità di "clown libertari".

Il clown è giullare e può deridere il "Re". Ciò vuole dire che può deridere "se stesso" ed il suo “ego” il suo "Re" e così deridere un modello di “educazione” non più valida nella misura in cui non è più un "educazione" alla responsabilità.

Quando un po’ di tempo fa ho proposto ad un folto gruppo di studenti di alcuni licei psicopedagogico (in un laboratorio) di abbracciarsi, o dirsi ti voglio bene, o raccontarsi un amore guardandosi negli occhi, i propri insegnati mi hanno detto “ma sei matto?.. non si può fare questa cosa…!” ……io, mi sono chiesto: “…ma chi è il matto adesso?”

La nostra società è caratterizzata da un benessere non solo a livello materiale, ma a livello di informazione: siamo nell’esplosione dell’informazione. Un numero sempre più grande di libri e di giornali, cellulari, internet stesso, ci informano ma non ci comunicano, non ci svelano. Veniamo sopraffatti da eccitazioni molteplici consumando le nostre dipendenze affettive, in droghe, alcool, ecc, e non solo di carattere sessuale, perdendo di vista il "gioco dell’amore".

Per questo i clown fanno “processioni d’ammore” perché l’amore, nel suo penetrante sguardo della realtà, anticipa qualcosa: si tratta delle possibilità personali di ognuno, non ancora realizzate, che ogni persona che si ama o che ama nella sua concretezza, ancora nasconde in sé e che va ricercato non solo attraverso un cammino profondo, ma una "processione (alta) d'ammore".

Insomma se non puoi camminare adesso c'è bisogno provare a volare. Anche per questo molti anni fà mi sono costruito una "moto del tempo". Il rischio è che se l’uomo, in tale clima di stimoli e di eccitazioni provenienti dai mezzi di comunicazione di massa, crea un modello: “io sono se appaio” rischia di restare se stesso di "fotografare" un'immagine di se statica e si deve confrontare con un “io sono” che non riesce a recuperare ciò che è essenziale e ciò che non lo è. In una parola, deve sapere che cosa ha significato, e che cosa non lo ha e ciò certamente non glielo può dire un lungo spot pubblicitario ma solo se stesso nel confrontarsi a specchio con gli altri.

In questo senso il clown non si identifica con una morale, nel vecchio modo di pensare, la morale come modello esistente, già dato. Anzi il clown spera di non moralizzare più nessuno, nel senso che quello che è buono o quello che è cattivo non dovrà essere definito da ciò che si deve fare o ciò che non si deve fare, ma da ciò che promuove e favorisce il compimento del significato affidato e richiesto ad ognuno di noi definendo negativo ciò che per ognuno di noi impedisce il compimento della ricerca “conquista” di tale significato “alto" e non "profondo”.

In questo senso si inserisce quel mio “se” senza nessun accento. Il mio è un “se” congiunzione (non affermazione, statica) che attraverso la consapevolezza esclusiva dell’io sono mi porta sempre più ad avvicinarci alla dimensione di quella coscienza universale alla quale possiamo attingere quello che per noi è il significato dell’amore. Un giorno una clown in un laboratorio mi disse sai Nanos non ho trovato il mio Clown però ho incontrato di nuovo Gesù. Anch'io non andavo a messa da molti anni e domenica scorsa vi ho partecipato, ho sentito forte la presenza di mia Madre e di Mio Padre li a fianco a me.

Il compito della coscienza infatti credo che stia proprio in questo. Lo spirito mette sempre alla prova il nostro corpo nelle parti duali per farlo elevare “trascendere”.

Il ridere di "se" del nostro clown si inserisce all’interno di questo significato dell’essere: “io sono” con amore.

Alla “legge morale” (nel senso dell’imperativo categorico di Kant) il mio clown cerca con la sua sana follia di scrivere una “legge dell’individuo” una legge senza nessuna delega dell "io sono", la stessa coscienza nella forma in cui parlo qui, alla fine resta l’unica ad armonizzare, come un “concerto musicale speranza” la mia speranza di essere: “io sono”.

Per questo il significato non può essere dato da nessuno, ognuno lo deve solo trovare, avendo coscienza che cio non può essere avulso dal comprendere cos'è l'amore. L'amore è assolutamente niente nel più completo silenzio del dono della luce di un tramonto, e li difronte a questo incanto della natura che non andiamo più alla ricerca di qualcosa, non c'è assolutamente un centro. Allora c'è amore.

Il processo di “educazione”, la pedagogia della nostra “SQUOLA CLOWN” è, e resta “il viaggio” … Alla ricerca del tuo clown … ma se trovi qualcos’altro va bene lo stesso!”, questo è la nostra ricerca per una nuova strategia d’amore, perché credo che solo l’amore è in grado di scorgere una persona nella sua giusta luce e nella sia unicità.

Questa oggi è, tutta la mia attenzione!

Clown Nanosecondo



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