
"Asino d'oro" è il titolo con cui Sant'Agostino lo indicò nel "De civitate Dei" anche se non si sa bene se l'aggettivo "aureus" sia stato coniato in riferimento alle doti eccezionali dell'asino, oppure alla qualità artistica del romanzoo a doti morali insite nella storia del protagonista. Insomma l’asino con capacità di "metamorfosi". E, si gioie e dolori per l'asino perché alla fine è stato considerato quasi sempre con poca dignità, utile quando c'è da lavorare; ignorante, testardo, umile, si accontenta di poco per mangiare, e nonostante tutto rimane accanto all'uomo, incurante del fatto che quest'ultimo ne ha fatto il simbolo della “sua ignoranza”. L’asino era anche messaggero di morte. La stessa divinità che vi si sedeva sopra o si metteva inginocchiata prima o poi era destinata a morire; i Greci poi lo collegavano a Saturno, in relazione con la materia, la terra, l'isolamento, la fine delle cose; godeva di venerazione perché considerato coraggioso e lo attribuivano anche al dio Marte e a Dioniso.

Una delle più antiche raffigurazioni del Cristo, nell’arte cristiana, riproduce una figura umana con testa d’asino, crocefissa. Gli studiosi sono rimasti interdetti: Segno di schermo? O parodia. San Francesco giullare di Dio, prescriveva ai suoi seguaci di essere come gli asini. L’asino è presente nella vita di Gesù nella fuga dall’Egitto ed al momento del trionfo a Gerusalemme. Eppure l’asino è l’animale più sacrificato, più bastonato, più bistrattato tra gli animali. Non è forse un capro espiatorio? Egli rappresenta la festa, la gioia, la comprensione del passato e la nostra comica negazione del futuro o meglio di un futuro che non si è capaci di trasformare. In un antico rituale sacro l’asino diventava protagonista di feste al “rovescio”. Vestito con paramenti sacri veniva portato in processione davanti all’altare e adorato come un papa. Ecco in questo caso l’asino rappresenta anche il rovescio. Il satiro, l’incapacità dell’uomo di ridere di se e della sua ignoranza e quindi l’attribuisce all’asino.

L’Asino, come il Clown, ha un tasso di aggressività nullo, è un testimone naturale della cultura della pace e del rispetto della natura. Una natura che oggi rischia di non essere altro che qualsiasi "ordine" imposto dall'uomo.

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