giovedì 24 novembre 2011

IO SONO IN DEBITO!

Jacques Derrida (filosofo francese) anni fa diceva (più o meno) che: noi ci sentiamo, “chiamati in diretta” a delle risposte o a delle responsabilità immediate. E, che è vero, che esse sembrano iscriversi più naturalmente nello spazio di un “luogo comunitario” o aspirante tale, che possa, anche attraverso la pratica, poter continuare a sognare.

E’ anche vero, e sarà sempre vero, che ognuno di noi rischia sempre, a questo proposito, di restare per tutta la sua vita sempre in difetto, o meglio “in debito”… nella realizzazione dei propri sogni ?



Infatti, pare che le nostre risposte e le nostre responsabilità non saranno mai adeguate, e mai abbastanza dirette, ed è così che rischiamo di restare sempre in debito.

Io sono in debito dappertutto, e per me sembrano infiniti.

Derrida diceva (anche) che la parola o meglio... “…nella dimensione dell’oralità, l’anima è presente a se stessa”….nel mentre nello scritto… "l’anima è assente da sé".

Ecco perché tempo fa scelsi la via del cerchio, la via della parola, la via del cuore e della bellezza, mentre oggi mi ritrovo così di nuovo a scrivere, rischiando di dilatare nel tempo questo insegnamento, modificando anche la sua forma essenziale, che è quella dell’attimo, del presente.

La stessa scrittura è, per Derrida, "differante", nella duplice valenza etimologica: “essere differente, essere diverso”; nel secondo caso, invece, “differre” vuol dire sia “essere differente” che “differire, rimandare”, insomma restare in debito anche per non aver chiesto perdono in tempo, per una parola pronunciata in un momento d'ira, semmai senza una parola ed un abbraccio alla persona offesa.

E, così mi sono ritrovato, perdendo un'occasione in una “differanza temporale”, di nuovo in debito.

Molte volte, come adesso, mi sono affidato alla scrittura, che pare resti per più lungo tempo, anche se penso che nel cerchio la parola detta duri molto di più della parola scritta, ed in questo caso credo che abbia torto Derrida quando afferma che la parola scritta dura più della parola pronunciata.

Invece creo che sia giusto considerare come afferma lo stessa Derreda, che la parola scritta "toglie al suo messaggio la sua collocazione spazio-temporale", rendendola suscettibile di diverse interpretazioni nel corso del tempo da parte di ognuno. Proprio in rapporto a ciò la stessa parola scritta, in rapporto al sentito personale “differenza temporale”, può assumere “essere differente” non tanto nel suo significato in se ma proprio nel suo “essere nel tempo”. La parola stessa potrà essere interpretate diversamente proprio da quell'anima mancante dell’istante, da un animo più maturo e se volete privo di ogni limite anche temporale.

Esempio classico e quando ci ritroviamo a rileggere un libro dopo anni. Lo stesso libro ci parla diversamente dal come ci ha parlato la prima volta che lo abbiamo letto. Quella stessa parola scritta tempo prima assume nella nostra "anima" differente una natura diversa. La stessa parola “orale” invece resta indelebile nel suo significato a quel momento con l'animo che l'abbiamo ascoltata e ci risuona dentro, al di la del fatto se quella parola l’abbiamo pronunciata in un momento d’ira, o con il cuore.

Le parole in ogni caso quando sono pronunciate in forma orale, avendo un’anima o meglio uno stato d'animo preciso, restano indelebili nel cuore delle persone. Bene o male che sia va considerato che ognuno di noi è bene e male. E, che si comporti come si è comportato, resta in quel momento di per se perfetto così com'è.

Ciò non significa che si debba accettare l’altro per questo. E, ciò non significa che si debba essere sempre d’accordo con lui e/o con lei, ne che devi sopportarlo/a. Ciò significa solo amare la persona per quello che è, cosi, ora e sempre e non (solo) i suoi atti. Avendo coscienza tutti che le parole, una volta pronunciate, non entrano solo nella nostra mente (o su un foglio di carta), ma entrano a far parte di una fascia che circonda il pianeta delle nostre esistenze. Qui possiamo incontrare la coscienza (l’anima) che non ci appartiene (che non è fissa ma mutevole) ed alla quale ci possiamo solo accedere proprio attraverso uno stato d’animo che non è anima ancora definita ma semplicemente non più turbato da rancori e risentimenti, perche sono solo questi che possono fare vittime o semmai al contrario nella loro revisione ed assenza compiere "magie gentili".

Tempo fa incontrai il maghissimo Mr. Lapo che mi disse: “pensa sempre con generosità all’amicizia come valore per espandere tutti i tuoi sentimenti, affetti e passioni per un cambiamento radicale e autentico”, personalmente non sempre ci sono riuscito, ma per ciò vale ciò che scrivevo prima ed in questo caso chiedo ora perdono perché rimanga a tutti voi amici vicini e lontani.

Negli ultimi anni della mia vita sto cercando di fare la più grande rivoluzione che è rappresentata da quel “vivere bene” che si realizza compiutamente solo nel “vivere insieme”, provando a cambiare un po’ alla volta me stesso più che l’altro. E, questo “non è niente di meno che l’amicizia in generale”.

Tutto ciò che accade nei luoghi: comunità.... “Per noi non tanto uno spazio chiuso, ma un spazio nomade e mobile.”, come dice il mio angelo Mercuzio…. affinchè ciò diventi la vera “opera dell’amicizia”.

E’ anche vero che tale tradizione ha scelto per secoli di modularsi sui principi di appartenenza, territorialità, culturali, etnicità e non su quello di fraternità o comunanza (koinonìa). La nostra lontananza molte volte si è trasformata in deficit di comunanza, di quel senso di solidarietà non estraneo al concetto stesso di “comunità”.

Per questo e per tanto altro ancora mi sento vicino e in comunanza con quel sogno di amicizia, che intendo ancora praticare, aldilà dei miei limiti umani, molti umani, con tante persone che ho incontrato nei miei viaggi, con la moto del tempo. Insomma, da quando mi sono deciso ad essere quello che ero proo semplicemente a continuarlo ad essere: clown e sognatore pratico.

Più che speranza ho fiducia nell’intenzione di tutti di continuare un esperienza che possa riuscire a trovare spazio e senso nell’esperienze stessa dell'essere "differenti".

La nostra Comunità di Clown è fatta di Sognatori Pratici che, per questo, in fondo al cuore dovrebbero restare inguaribili ottimisti. In questo senso spero di essere annoverato tra gli uomini di lunga vita per avere il tempo di pagare i miei debiti e altri possa avere il tempo di pensare meglio ai propri. Ecco, adesso resterò in silenzio per pensare meglio solo ai miei debiti.

Con affetto, lunga vita a voi!

Enzo Maddaloni, Clown Nanosecondo


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