lunedì 22 agosto 2011

"IL SORRISO AI PIEDI DELLA SCALA"


Tempo fa lessi questo bellissimo libro di Henry Miller. Me ne ero quasi dimenticato. Stava lì nella biblioteca di casa sul secondo scaffale a sinistra a fianco al televisore, spento per me ormai da qualche tempo.

L'ho ripreso per caso tra le mani mentre cercavo un altro libro e con la dimenticanza di averlo già letto, incuriosito dal titolo me lo sono riletto di nuovo. Beh! A pensarci bene, niente succede a caso nella vita.

Solo alla fine del mio rincoglionimento totale mi sono ricordato di averlo già letto. E, così ho capito anche un’altra cosa, i libri non ti dicono mai le stesse cose quando li leggi, ma solo quello che sei tu in quel momento.

Ho capito (anch'io) finalmente che il mio clown Nanosecondo si trova a un bivio che è lo stesso di Augusto, il protagonista immaginario di questa bellissima storia di clown di Henry Miller. La sua è una storia scritta su commissione. Si forse un po’ come la storia di Nanosecondo, scritta anch'essa su commissione di Enzo Maddaloni.

Quella del libro è in terza persona e non è autobiografica anche se ogni storia di clown, come la mia e sempre di pura fantasia ma per questo più reale del reale? Ma! Sinceramente sono arrivato al punto che spesso confondo realtà e fantasia.

In questo caso Augusto è un clown di successo, a differenza di me, che ogni sera si sedeva ai piedi di una scala per recitare la sua estasi.

Il pubblico era felice quando lo vedevano, ma Lui non voleva applausi, voleva solo regalare la gioia facendo vedere le sue paure e il suo amore, quello vero.

Anche lui cade, cade come cadrà in disgrazia Nanosecondo scoprendo così la felicità di essere se stesso.

Anche Augusto come Nanosecondo è costretto a diventare “acrobata” per imparare, e riprendere a cadere, e cercare infinitamente di ricominciare ancora tutto d'accapo.

Un attimo o mille anni, anche per lui, è la stessa cosa, e cogliere quell’estrema frazione di secondo che gli restava, e dividerla in infinitesimi istanti di durata, come per Nanosecondo, costretto a costruirsi una moto del tempo, che ora ha venduto a Clown Bullone, stanco di viaggiare ormai nello spazio tempo, si è seduto anche lui finalmente ai piedi della scala, ad aspettare la sua estasi.

Anche ad Augusto come a Nanosecondo non gli rimaneva ormai più niente da sperimentare, che non l’avesse fatto già in tanti anni di vita. Neanche tutti i momenti di gioia messi insieme, potevano pur di lontano, paragonarsi al sensuale piacere che ora provavano entrambi nel centellinare le schegge ed i frammenti dispersi e sparpagliati dall’esplosione di quella frazione di secondo, di quando anche Enzo faceva volare gli aquiloni, forse, già allora, illuso di poter prendere così, ai piedi di una scala, un po’ di polvere di stelle, per fare qualche magia gentile.

Ma quando Augusto, come Nanosecondo, finì di sminuzzare l’estremo attimo di tempo, in infinitesime particelle, e si ritrovò come affogato in uno spazio tempo impalpabile nella sua durata, ebbe l’inquietante rivelazione d’aver perduto la capacità di ricordare.

Si erano entrambi come cancellati: aveva fatto il vuoto dentro di sé. E, così entrambi ritornarono ad avere il coraggio di amare. E, si per amare ci vuole coraggio.

Questo amore così coraggioso però aveva per entrambi un sentimento di libertà cui prima, da “interprete”, avevano dovuto rinunciare.

Ah, che bello esser liberi con “se”. Liberi dalla propria stessa maschera di clown, il buffone, di attore, di personaggio che ogni giorno recita una parte per finta senza ma tuffarsi nel trantran della vita, per diventare polvere...di stelle. Si, rischiando di cadere anche dalla luna, ma così provare almeno di nuovo a volare.

Ciò ci accomuna. Accomuna gli animi di tutti i clown. Lo stesso Nanosecondo dopo aver riletto il libro di Miller l’ha compreso adesso!

E, già c’è voluto un po’ di tempo ma ora anche lui come Augusto voleva ricevere di meglio, che risate: solo sorrisi e amore, senza applausi, ai piedi di una scala.

E, così mi sono accorto anch’io di gesticolare come tutti i clown, tutti noi gesticoliamo, sempre simulando, sempre ritardando ogni volta il grande evento. Insomma, rischiamo di morire lottando per nascere e per amare senza essere mai amore, pur avendo scelto noi i nostri genitori.

Oggi però, anch’io come Augusto, voglio essere amore. Anzi voglio stare nel punto, sempre sul punto, di essere pronto a ricominciare ad amare, sempre al di qua, sempre sul confine, sempre fuori della portata, sempre fuori gioco o meglio “fuori uso” comune.

Ecco perché alcune sere fa sono stato ad Acerno un paesino a 8oo Mt vicino dove abito. Non mi andava di viaggiare nello spazio tempo. Avevo solo bisogno di salire sulla luna. Cercavo uno scaletto ma non lo trovavo. Sapevo che la luna sorgeva alle 23.55 e mi serviva una rampa di lancio adeguata. Lì l’aria a quell’altezza è più rarefatta e poi tenevo un’occasione da non perdere suonavano il “Concerto Musicale Speranza”. Il mio amico Pino Ciccarelli e la sua band, stavano lì quella sera. Loro sono un ponte tra belle melodie e tradizioni bandistiche. E’ per me un carillon di suoni che m’incanta evocando immaginifiche sensazioni……un percorso interiore tra sogno e realtà, magia e stupore, tutto pervaso da una dolce malinconia e nostalgia per un tempo ormai andato e non torna. Ma dipende come usi queste note.

Io sono Enzo, OPS Nanosecondo e sono riuscito a volare in alto sulle note del concerto musicale speranza, e così sono riuscito a raccogliere un sacco di polvere di stelle per il mio amore.

E, l’indomani mattina, tornato a lavoro nel mio magazzino "fuori uso" e, pure lui “fuori norma” ho preso anch’io una scala e dopo aver raccolto alcuni pacchi dagli scaffali, mi sono messo anch'io ai piedi della scala ed ho iniziato a fare con un sorriso inventariando fisicamente tutti i miei ricordi.

In particolare di uno con la scritta con un nastro giallo in evidenza “amore fragile: maneggiare con cura”. E, come Augusto ora spero di essere amore: essere me stesso, qui seduto ad aspettare anch’io ai piede della scala.

Immaginifica storia di Enzo Maddaloni

Nota bibliografica: scritta in collaborazione con il Clown Nanosecondo, Henry Miller ed il suo Clown Augusto. Ogni riferimento a fatti e persone e puramente del tutto immaginario. Enzo Maddaloni non esiste è un personaggio speciale solo frutto delle nostre fantasie, e resta un personaggio inventato per raccontare favole, come quelle che raccontavano le nostre nonne, da non confondere con le fiabe.


(*) “IL SORRISO AI PIEDI DELLA SCALA”

…un bellissimo libro di Henry Miller che consiglio di leggere

“Questa è la sola storia vera che io abbia raccontato fino adesso,” dice Miller nell’epilogo scritto per questo bellissimo racconto. Un’affermazione strana perché si tratta forse della sua unica storia di fantasia pura. Ma Miller chiarisce: “I miei personaggi sono tutti reali, presi dalla vita, dalla mia vita, mentre Augusto è l’unico che nasce dal regno della fantasia. Ma che cos’è questo regno della fantasia che ci circonda e assedia da ogni parte, se non la realtà stessa?”. Nella storia di Augusto, il clown geniale e disperato che recita ogni sera “il dramma dell’iniziazione e del martirio”, Miller ha voluto parlare del vero artista e del suo faticoso percorso. Il sorriso ai piedi della scala, poetica e geniale biografia immaginaria di clown richiestagli da Fernand Léger, influenzata dai meravigliosi quadri sul circo di Rouault, Miró, Chagall, Seurat e Max Jacob, è stato scritto nel 1947-48, un periodo di trasformazione profonda nell’opera milleriana, negli stessi anni di Plexus e di I libri della mia vita, ed è anche un’introduzione alle opere della maturità. “Ai piedi d’una scala tesa verso la luna, Augusto si sedeva in contemplazione, fisso il sorriso, perduti lontano i pensieri. Questa simulazione d’estasi, che egli aveva portato a perfezione, faceva sempre una grande impressione sul pubblico: pareva il sommo della stravaganza.”

(Fonte Feltrinelli Editore)

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