lunedì 7 giugno 2010

Energia Sociale, Energia Civile.....

Il concetto di “Energia Sociale” prende spunto da Robert Putnam che parla di capitale sociale quale “insieme degli elementi dell’organizzazione di una comunità – fiducia, norme condivise, reti sociali – che possono migliorare l’efficienza della società nel suo insieme, nella misura in cui facilitano l’azione coordinata degli individui”.

Un collante relazionale che tiene unite le persone, i legami tra individui e reti sociali, le norme di reciprocità e affidabilità che ne conseguono. Mano a mano che i membri di una comunità interagiscono, lavorano assieme e condividono esperienze, si viene a formare una certa fiducia e un senso di reciprocità e cooperazione.

Oggi più che mai dobbiamo attrezzarci per capire e gestire questa complessità.

A volte ci sembra di essere in pochi, troppo pochi, come in occasione di manifestazioni di piazza, marce, iniziative di impegno per il territorio, ecc. In realtà forse siamo molti, ma troppo divisi: energia civile dissipata. Danilo Dolci ci ricorda lo spreco delle potenzialità umane.

Allora il problema è: come avviare processi partecipativi e di cooperazione all’interno delle nostre comunità? L’attenzione è al metodo, non può solo fossilizzarsi sul contenuto. L’associazionismo, quale luogo di ricomposizione delle fratture sociali, può indicare ed praticare al proprio interno il metodo, che sia innanzitutto basato sulla non violenza, e che attui un controllo permanente sul processo di formazione delle decisioni; che sia capace di chiedere alla gente la definizione dei problemi urgenti, le intenzioni specifiche, le soluzioni ipotetiche.

Un cantiere dove imparare ad accordare fiducia, per gestire al meglio una complessità che da soli non si sarebbe in grado di sostenere.

L’arte di costruire lo spazio comune, in cui tutti i partecipanti condividono la fatica della ricerca e la responsabilità dei risultati. Energia sociale, per tradurre l’utopia in progetto: un’intesa mai scontata e tuttavia sempre possibile.
“Il tessuto civile (anche se drammatico) del dialogo costituisce l’autentico momento nonviolento, in questo aprire ed aiutare ad aprirsi, prendere coscienza, maturare, acquisire e creare spazi per sé e per gli altri” (Danilo Dolci).

di Carmela Longo
La Città di Eufemia,
Nodo di economia solidale
(pubblicato su Bmagazine di marzo 2010)

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