martedì 13 aprile 2010

LA "NUOVA IRPINIA" DENTRO DI NOI

Devo fare una premessa. La mia personale esperienza di clown è nata 7 anni fa, avevo 49 anni ed è un’età che nella simbologia dei numeri sembra che non sia a caso.

Mi ero perso la mia comunità e per questo mi costruii una moto del tempo per andare alla ricerca del tempo perduto e dell’uomo nuovo. In questi ultimi anni sono andato molto in giro per l’Irpinia. Partendo da Taurasi (è già Dionisio) l’ho girata proprio tutta, cosi come il Beneventano e mi sono reso conto che ci sono posti e gente bellissima, certo un po’ accidiosi ma di cuore.

Nel frattempo incontrai anche il mio angelo custode Mercuzio (me lo ero perso) con il quale ogni tanto parlo per far capire anche lui (un po’ incredulo) come è il mondo oggi.

E, così il mio clown Nanosecondo cerca in sostanza di essere espressione di maturità e di saggezza nella sua sana follia.

Oggi sono anche più capace di osservare il mondo lasciando che mi si rifletta dentro, senza giudizio alcuno, ma anche più consapevole delle cose che non mi piacciono e che penso che debbano cambiare.

E’ proprio partendo da queste considerazioni che ho trovato sempre più difficile essere me stesso in un mondo cosi complesso che non richiede più coraggio, ma semplicemente consapevolezza.

Nei principi statutari della nostra associazione ci siamo detti che “il clown mette in luce l’individuo nella sua unicità e demistifica la pretesa di ognuno di essere superiore all’altro.”

“..Il clown (così) può entrare a pieno titolo nel secondo millennio e, nonostante gli enormi progressi scientifici, vivere una civiltà con problemi drammatici, in maniera libera dalle abitudini parassitarie che non ci appartengono per raggiungere il vero “se” …“ (si quello “se” senza accento), nel senso di movimento, congiunzione delle diverse parti, non un sé assolto quindi, ma unitario.

La “psicologia” delle nostre comunità è filosofia pura, la "pedagogia" poi la stiamo riscrivendo almeno del nostro rapporto "biologico" con la natura, perché quelle attuali da un punto di vista materiale, ci fanno vivere nella condizione di “…uccidibilità e mortificazione degli esseri umani: guerre e terrorismo, devastazioni ambientali, piaghe sanitarie, profonde ingiustizie sociali, ecc. La maggioranza della popolazione mondiale vive senza protezioni sociali, senza sufficienti mezzi di sussistenza”.

Gli stessi fenomeni sociali incidono negativamente sulla nostra salute “…da un punto di vista esistenziale, pur vivendo in società sempre più popolose, (almeno lungo la costa) soffriamo di solitudini infinite. Disgregazione, senso di abbandono e di vulnerabilità colpiscono milioni di persone. Viviamo male le nostre relazioni sociali, all’insegna di incomprensione e insoddisfazione. In una parola non ci sentiamo felici”.

Gli stessi paesi abbandonati dell’entro terra a questo punto già per alcuni di noi “comunitari provvisori” e “sognatori pratici” già rappresentano il futuro possibile. Il luogo per eccellenza dove ritornare a vivere. Pochi lo sanno, ma in Irpinia c’è un paese Calitri (AV) che è uscito nella cronache del TIMES (Inghilterra) come uno dei sette luoghi al mondo in cui andare a vivere, oggi molti inglesi sono venuti a vivere qui.

Nel frattempo però come abbiamo scritto nei principi del nostro statuto che vi invito a leggere (è uno statuto un po’ sui generis http://www.radunonazionaleclowndottori.org/base.asp?http_request=statuto ) restiamo ancora “…in molti a cercare delle risposte ma sembriamo capaci di riproporre quasi sempre vecchie e dannose logiche di competizione e potere. Tutti ne risentiamo, in ogni angolo della società, dalla famiglia, al lavoro, all’educazione, al tempo libero. Globalmente avremmo enormi conoscenze, mezzi e risorse in più di un secolo fa, per stare tutti meglio, ma diciamo la verità: stiamo sempre peggio, dal punto di vista materiale, ma soprattutto della esistenza umana. Crescono insoddisfazioni e malesseri.”

“È opinione comune che le colpe di questo degrado della società siano da addebitare “agli altri”. Passando da un’opinione all’altra è colpa del “mercato globale”, oppure del “sistema politico-economico dominante”, o ancora di questo o quel gruppo di potere. Tutti abbiamo una soluzione in tasca, una specie di “lista della spesa” in cui sono elencate le cose che non vanno, quelle da cambiare, insomma un modello sociale alternativo e indichiamo la strada per realizzarlo. Ma è proprio così ? E’ tutta colpa di questo o quel governante ? Di questa o quella ideologia e partito ? E la soluzione sta nell’avere la “lista della spesa” giusta ?”

La domanda che ci dovremmo porre tutti e che noi ci siamo posti come clown tanto da scriverla nel nostro statuto “… e se fossimo noi la causa dei nostri mali ?”

Bene vi parlavo prima del mio angelo e con lui insieme a tanti altre persone in Irpinia e nel Beneventano (terre che ancora resistono nella tutela ambientale) - partecipiamo alla costruzione di una “Comunità Provvisoria” fatta di molti “sognatori pratici” che continuano a credere che l’Utopia è l’unico strumento per costruire prima della comunità un nuovo uomo.

Per questo sono fiero ed onorato di avere un angelo custode Mercuzio(*) come Lui. Lui è nato moltissimi anni fa a Grottaminarda (AV):

“La ‘nuova Irpinia ‘ dentro di noi”

(del mio Angelo Mercuzio*)

Oggi tra gli analisti del territorio tradizionali o dei “paesologhi” in modo paradossale si parla di “non luoghi” riferendosi a spazi metropolitani privi di identità e di memoria ma soprattutto scarsi di relazioni. Dove vive una “collettività senza festa” e si soffre la “solitudine senza l’isolamento”. Si vive in un epoca del “tempo veloce, accelerato”. Il futuro è sempre più alle nostre spalle, in soggezione ad un presente che ci sommerge e ci virtualizza. E persino la storia è diventata un fatto mediatico. Il futuro non solo sembra senza senso e fine ma ci carica sopratutto di ‘paure’ e nel suo orizzonte esclude le categorie di ‘progetto’ e ‘speranza’.Paure economiche, sociali,ecologiche e perfino “metafisiche e religiose”.L’avvenire è rubato soprattutto ai più giovani. Una nuova rivoluzione scientifica e tecnologica toglie potere e crea esclusione in quelli che non si ritrovano in questi poli. La rivoluzione informatica aiuta e favorisce i meglio tecnologizzati e i già informati o i ‘già formati’.

All’interno di questo quadro analitico e concettuale con originalità e profondità si sono poste le proposte e le provocazioni culturali di Franco Armino e il suo libro “Vento forte tra Lacedonia e Candela” (Ed Laterza).

Un testo non solo originale letterariamente ma per la oggettiva ricchezza di categorie conoscitive, antropologiche e politiche che potevano essere utili non solo per capire il nostro territorio irpino ,ma sopratutto il nostro “io” schizofrenico e scisso e per un possibile e necessario progetto di cambiamento di noi e delle nostre comunità e le comunità dei “piccoli paesi” delgi appennini d’Italia e del mondo.

Il nostro “io” occidentale e moderno svuotato di senso è costretto a cimentarsi con i pieni dei poteri economici e culturali a cui ci eravamo abituati dall’Illuminismo in poi. C’è oggi la necessità di coltivare una ragione che si fa “luce” e si fà ‘compassionevole’ e ‘fraterna’ in un colloquio doloroso e difficile con le “ombre”, con l’assenza, col mistero, con il sacro, con gli esclusi , gli sconfitti con i luoghi abbandonati economicamente e terremotati interiormente o lontani dai centri decisionali dei poteri.

Il suo compito precipuo e costruttivo è non solo capire e dare un nome alle cose e alle persone ma di suggerire altro. Creare aspettative e possibilità è già costruire presente e precostituire futuro. Ripropone una caratura politica molto complicata,complessa e sottile che va al di là del sociologismo astratto e il meridionalismo politologico e di maniera se pur nobile. Tuttavia non è il suo “stile” poetico o letterario che ha creato un caso o aspettative. Insomma a me e ad altre persone irpine e non solo ha interessato una sorta di richiesta di superamento ,filosofico direi, dell’Illuminismo non ideologico e dottrinale dove il rifiuto delle “magnifiche sorti e progressive”, delle utopie astratte e ideologiche e delle speranze universali e necessarie nel futuro ci impone una idea più che di recupero o di salvezza delle persone ,delle cose e della natura, di amore di esse ma non più per indicare il loro possibile futuro ma perla vivibilità del loro presente reale e per un rispetto per il passato che non passa e non ritorna nello stesso tempo.

Puntando soprattutto a far crescere una capacità personale di guardare le cose e amarle disinteressatamente in sè stesse e per sé stesse. Una riproposizione esistenziale ,vitale e attiva della ’modernità’ non necessariamente contrapposta alla ‘antichità’ ma nella sua capacità intellettuale ed umana di vivere l’antico, il tradizionale, il periferico,l’emarginato, l’escluso,l’altro da sé insomma come un possibile “inizio”, tutto autenticamente non tecnicamente “politico”, non mitico e meno che meno ideologico. Curando una massima consonanza,intimità con i luoghi, le cose e le persone insieme alla massima lontananza e alterità. Questo poteva e può dare inizio ad un processo per definire nuove categorie mentali per una possibile agenda culturale e politica dell’intera ’intera comunità nazionale e locale che di fatto escludono il vecchio nazionalismo e localismo appesantiti dalle ideologie e dai riscontri politicisti. E’ per questi motivi che mi sembra ingeneroso ,pigro , preconcetto e inutile costruire una “polemica” che racconta l’esperienza della “Comunità Provvisoria” e la “paesologia” secondo clichè e luoghi comuni personalizzati già consumati con stile e qualità nella lunga storia della intellettualità meridionale da Gramsci , Dorso fino ai giorni nostri.

(*) l’Angelo Mercuzio è Mauro Orlando - Presidente Onorario “Comunità RNCD”

P.S. Anche quest’anno saremo a Cairanox7

http://comunitaprovvisoria.wordpress.com/




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