mercoledì 10 giugno 2009

RIDUCIAMO L'USO DEL MONOUSO DI PLASTICA

LA RETE DELLE TRANSITION TOWN: UN MODELLO POSSIBILE PER ENTRARE NELL’ERA POST-PETROLIO
Puntare a ridurre il proprio contributo di CO2 rivedendo stili di vita e consumi, migliorare la propria capacità di sostenere il radicale cambiamento che seguirà in seguito ai cambiamenti climatici e all’esaurimento delle combustibili fossili. Questi gli obiettivi di alcune comunità pionieristiche del Regno Unito e d’Irlanda e altre nazioni che hanno dato vita al Transition Network, società senza fini di lucro formata di recente in Gran Bretagna per sviluppare l’innovativo lavoro svolto a Kinsle, Totnes ed in altri luoghi che per primi hanno adottato il Modello di Transizione. In sostanza si punta a costruire un processo di transizione verso un futuro caratterizzato da un minore consumo di energia e da una maggiore resilienza (la capacità di un sistema naturale, fisico, biologico, sociale, di adattarsi e reagire ai cambiamenti di qualsiasi natura).

IL PICCO DEL PETROLIO
Numerosi sintomi denunciano il possibile esaurimento delle materie prime di origine minerale, in particolare il petrolio e gli altri combustibili fossili. Ad occuparsene è l’Aspo (Association for the Study of Peak Oil), un’associazione internazionale nata nel 2002 da un gruppo di scienziati e ricercatori indipendenti impegnati nella questione dell’esaurimento delle risorse, in particolare quelle petrolifere. Aspo (che rappresenta forse il riferimento più autorevole per il Transition Network all’interno della comunità scientifica) conta ormai sezioni in quasi tutti i paesi occidentali, compresa l’Italia: la mission dell’associazione si è ampliata nel tempo e comprende oggi una visione ampia di tutto quello che ha a che vedere con il consumo delle risorse senza trascurare i loro effetti ambientali, in particolare il riscaldamento globale. I punti essenziali del pensiero di Aspo sono basati sul concetto che l’esaurimento delle risorse è un problema immediato e che si farà sempre più grave nel futuro. Esaurimento, come è ovvio, non va inteso come la completa sparizione fisica di una risorsa: il problema è la fine di quella frazione di risorse che possono essere utilizzate a basso costo. Numerosi dati indicano l’avvicinarsi del momento in cui, di fronte a giacimenti sempre più difficili e costosi da raggiungere, estrarre un barile di petrolio costerà, in termini di energia, l’equivalente di un barile di petrolio, appunto. A quel punto il mondo sarà costretto ad entrare, suo malgrado, nell’era “post-petrolio”.

LE COMUNITA’ LOCALI SI ORGANIZZANO
Da queste considerazioni derivano progetti a livello mondiale come l’Oil Depletion Protocol (che fornisce alle nazioni un modello da gestire in maniera cooperativa per affrentare il percorso verso livelli più bassi di consumo di petrolio) o il Contraction & Convergence Plan (che offre un meccanismo di riduzione globale delle emissioni di carbonio e stabilisce livelli maggiori di equità tra i popoli e le nazioni relativamente al proprio diritto di contribuire alle emissioni).

È sicuramente auspicabile che la società civile diventi protagonista del cambiamento, sottolineano i responsabili del Transition Town Network. Finora sono oltre 40 le città che si stanno organizzando con programmi di riduzione dei consumi e utilizzo di fonti rinnovabili per fare fronte in modo creativo e non traumatico alla fine del petrolio. Si trovano in gran parte in Gran Bretagna, mentre San Francisco e Portland sono le prime città statunitensi entrati nella Rete di Transizione.

Altre località si trovano in Australia e Nuova Zelanda. A questo si aggiungono comunità internazionali ed ecovillaggi (si parla di circa 10mila iniziative di transizione nel mondo) che hanno deciso di prepararsi alla fine dell’oro nero e che costituiscono dei veri e propri laboratori in cui si impara a camminare sulla Terra in modo più “leggero” e consapevole.

E in Italia? Nei primi mesi dell’anno si è costituita Transition Italia per promuovere la cultura della transizione nel nostro paese. Il primo comune nel quale opera un gruppo di transizione è quello di Monteveglio, in provincia di Bologna, dove in poco tempo alcune istituzioni locali hanno iniziato a collaborare sui temi della transizione. Altre iniziative sono state attivate a Granarolo, in provincia di Bologna, oltre a Lucca e L’Aquila. Il gruppo di L’Aquila, di recente colpita dal terremoto, sta ricevendo sostegno dall’intera rete di Transition Italia, che proprio in questi giorni sta partecipando ad una riflessione comune su come trasformare questa tragedia in un’opportunità di sviluppo sostenibile.
L’elenco delle località italiane (e non solo) è in rapida crescita, a riprova dell’interesse suscitato dalle tematiche della transizione.


COSA POSSIAMO FARE NOI NEL NOSTRO PICCOLO?
Noi abbiamo fatto una scelta minima nel contesto del nostro raduno nazionale clown dottori di Flumeri ridurre al massimo in monouso di plastica durante i pasti e le consumazioni varie:

Tutti i partecipanti dovranno portare il proprio bicchiere di vetro e le proprie posate di ferro, che dopo l´uso potranno essere ripuliti con solo un pò d´acqua calda, che è sufficente per la detersione e l´igiene;.....per salvaguardare l´ambiente ed evitare l´inutile immissione di ulteriori rifiuti in plastica e non inquinare con l´uso di detersivi.

Durante i giorni del Raduno contiamo sulla collaborazione responsabile di ognuno per rendere minore l´impatto con l´ambiente che ci ospita.
Nel corso dell'incontro già previsto in scaletta nel pomeriggio di Sabato 27 giugno "ARRUNAMENTO CLOWN" Daniela Da Milano - giornalista Free Lance - di Roma farà una comunicazione a riguardo della costruzione delle Comunità Solidali.
Ogni Clown è certamente costruttore di comunità gioiose e solidali.

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