Una delle cose che accomuna tutti gli esseri umani dovrebbe essere il rispetto per se stessi e per gli altri. Di cuore ce n’è uno solo. Il cuore parla allo stesso modo nel petto di tutti e racconta sempre storie fantastiche. Il problema forse però è che questa voce del cuore non la sta più ad ascoltare nessuno. La voce del cuore è la voce del cerchio (council).
La “medicina narrativa”, come accenniamo nel libro
“METTIAMOCI IN CERCHIO”, ci dà nuovi “strumenti” per rii-costruire. La stessa
PNL (Programmazione Neuro Linguistica)
attraverso la ri-scrittura della propria storia, ci suggerisce che ciò è
possibile. Quale migliore struttura letterarie più bella come la fiaba (è
sempre a lieto fine) può essere allora utilizzata a sostegno di ogni terapie.
D’altronde anche Ippocrate sapeva che il miglior paziente del medico e colui
che si prende cura di sé, o meglio è il corpo che si cura da solo con l’aiuto
del medico.
Ora considerato che gli ultimi studi nel campo dei “conflitti biologici” (Dr. R. C. Hamer, Biologo B. Lipton, Candace Pert, Beneviste la memoria dell’acqua, solo per citarne alcuni) e che il DNA è riscrivibile se non addirittura teletrasportato (Montagné 2011) credo che la stessa parola per ognuno di noi se esce dal cuore può aiutare a guarire.
L’esperienza sul “campo” …ops nel “cerchio”, mi ha fatto
comprendere come possa essere importante riscrivere il (mio) vissuto o come
dice Lipton le nostre “false credenze” o meglio ancora “trascurare la malattia”
gioiendo di me e delle (mie) infinite possibilità che ho di riscrivere la mia
storia, nella bellezza “letteraria” di una fiaba, (a differenza delle favole è
sempre a conclusione felice). E, così mi
appresto con questo post a descrivere e sintetizzare attraverso ventuno
passaggi fondamentali, partendo proprio dallo schema delle Carte di Propp che
ne raccoglie trentuno, il numero ideale per una struttura del racconto (fiaba
della nostra vita) per guarire da tutte le nostre “false credenze”.
Con questo schema proprio delle Carte di Propp cerco di
sviluppare tra parentesi e in estrema sintesi se volete, il significato o
meglio i simboli del viaggio del “nostro eroe” e che la stessa malattia
produce. Se saremo capaci di “trascriverla” con la voce del cuore e quindi con
una conclusione felice, aiuteremo o meglio sosterremo il processo di guarigione
che il nostro corpo di per se fa da solo con l’aiuto delle terapie mediche.
1) allontanamento (la malattia allontana sempre chi ne è
colpito dal proprio ambiente familiare);
2) divieto (all’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli
viene imposto un divieto. La stessa malattia impone dei divieti e degli
obblighi che a volte non si sono disposti a vivere);
3) infrazione del divieto
(l’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli era
stato imposto, una nuova via, coscienti del fatto che noi siamo la via e la
meta allo stesso tempo e che il tempo è circolare, il nostro futuro è il nostro
passato.);
4) investigazione (la malattia cerca elementi utili per
uccidere l’eroe);
5) delazione (la malattia riceve da qualcuno informazioni
che gli servono per danneggiare l’eroe). In questo caso per informazioni utili
si può intendere anche cosa si è vissuto prima della malattia – conflitti vari,
ecc – scriverli tutti nella propria fiaba significa essere sinceri con se
stessi, e ciò di per se non può fare che bene) ;
6) tranello (la malattia cerca di ingannare la vittima
per impossessarsi dei suoi beni o di lei stessa, l’eterno ritorno nelle false
credenze, in questo caso riscrivere ciò attenendosi ai fatti e alle sensazioni
del proprio vissuto ci fa attuare, attraverso la costruzione del personaggio fiabesco
– sempre noi – un meccanismo di distanziamento – paradossale);
7) connivenza (la vittima si lascia convincere e cade nel
tranello e si può aggravare, va in depressione non riesce ad affrontare la
paura di affrontare i motivi che l’hanno potuta causare: in questo caso è
importante fare un elenco ed una ricostruzione degli “incantesimi” che si sono
subiti nel passato, abbastanza minuziosamente).
8) danneggiamento o mancanza (la malattia riesce a recare
danno anche ad un familiare dell’eroe o ad un suo amico). Oppure mancanza: a
uno dei familiari o degli amici manca qualcosa o viene desiderio di qualcosa.
(Anche in questo caso bisogna essere sinceri con se stessi utilizzando la via
del cuore.)
9) maledizione (l’eroe viene incaricato di rimediare alla
mancanza o al danneggiamento). In questo caso prende atto delle “maledizioni” –
anche qui fare un elenco di cosa è mancato nella vostra vita per sentirvi:
accolti; gratificati, accettati e amati);
10) consenso dell’eroe (in ogni caso però l’eroe accetta e si impegna a riscrivere le sue relazioni evitando ogni danneggiamento o mancanza, anche proprie e quindi accetta di mettere “ordine negli amori”);
11) partenza dell’eroe (l’eroe parte per compiere la sua
missione: guarire). In questo caso egli s’impegna nella definizione di
Hellinger a mettere “ordine nei suoi amori” accettando e rispettando coloro –
familiari e non).
12) l’eroe messo alla prova deve superare numerosi
ostacoli (descrivere gli ostacoli tutti in maniera minuziosa di natura
materiale e psicologici, in cambio della promessa di un dono che lui stesso
farà “il perdono” e che lo aiuterà nell’impresa di guarire).
13) reazione dell’eroe (l’eroe affronta le prove e le
supera). In questo caso anche se non vi sembra verosimile, l’obbligo nella
ri-scrizione della fiaba della vostra vita deve essere positiva). In questo
caso non ci si pone il problema della risoluzione di un possibile conflitto con
questa o quella persona, ma solo la capacità di analisi e di riscrittura
immaginaria della vostra realtà, anche se ciò vi potrà apparire non vero,
fatelo lo stesso).
14) conseguimento del mezzo magico (solo cosi l’eroe
s’impadronisce di un mezzo magico, la sua “magia gentile”. La “magia gentile”
che egli stesso contiene e può produrre camminando nella bellezza della via del
cuore).
15) trasferimento dell’eroe (l’eroe giunge, o viene
condotto, nel luogo in cui dovrà compiere l’impresa). Descrivete il luogo più
bello per voi, il vostro rifugio, il luogo, dove vi siete sentiti sempre
immersi nella bellezza. Provate anche a sentirvi cosi immersi o come ogni cosa
della natura che vi circonda: un fiore, un albero, un albero, una nuvola bianca
che poi svanisce soffiata dal vento, una goccia di pioggia, ecc).
16) lotta tra eroe e malattia (scelto il vostro terreno
di battaglia l’eroe si batte contro la sua malattia che avrà ricevuto un nome
nel frattempo).
17) marchiatura dell’eroe. All’eroe è imposto un segno
particolare, cioè un marchio (può trattarsi anche di un oggetto o un altro
simbolo che ha valore nel rapporto con la sua malattia, la scelta qui è molto
soggettiva e l’invito che faccio e pensarci bene a quale simbolo possa essere
attribuito la vostra malattia, da cui potrà darvi ispirazione lo stesso nome
che avrete trovato. Nominare la malattia, dargli anche una forma, di animale o
altro è importante).
18) vittoria sull’antagonista (la malattia è vinta,
provate a visualizzare prima come potete sconfiggere, anche con la vostra
immaginazione la malattia). Studiate le soluzioni possibili in base hai vostri
vissuti specifici);
19) rimozione della sciagura o mancanza iniziale (l’eroe
raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio).
20) ritorno dell’eroe (l’eroe raggiunge lo scopo per cui
si era messo in viaggio e ritorna).
21) l’eroe sopravvive alla persecuzione o
all’inseguimento (arriva in incognito a casa. L’eroe arriva al punto di
partenza senza farsi riconoscere. Conclusione felice ottiene il meritato
premio: guarisce. Si sposa, ritrova i suoi cari, si libera da un incantesimo,
ecc. e qualsiasi cosa può rappresentare per voi un lieto fine bellissimo amato,
desiderato.)
La storia che cura è un possibile nuovo approccio alla
presa in cura e all’ascolto delle persone ammalate. La stessa malattia non più
vista solo come un male, ma come “un occasione della vita stessa” per
confrontarsi con essa riscrivendo attraverso un dialogo interiore.
In PNL (Programmazione Neuro Linguistica) si definisce
questo processo “riformulazione dell’immagine negativa”. Nella sostanza si
entra nel dolore attraverso una porta diversa che è quella della speranza.
La malattia quindi è affrontata in un ambiente nuovo con
una relazione persona – medico-paziente,
capace di narrarla e di riscriverla come un “evento sensato della
natura” – come dice il Dr. Hamer – che in esso si produce ma che si può anche
trasformare, comprendendo cosa significa per noi e per la nostra vita questo
evento.
Quindi un “percorso di transito” che diventa esperienza
di vita.
“La fiaba della nostra vita” introdotta nella via del
cerchio, la via del cuore resta un “prendersi cura di sé” (Heidegger).
Questi strumenti insieme con altri possono diventare
“sostegno” nella “presa in cura” della persona e proprio attraverso la “Fiaba
della nostra Vita” il medico potrà leggere le motivazioni possibili a base
della stessa malattia e di come lei potrebbe evolversi, completando così quel
percorso di ascolto che gli manca. Non si cura l’organo se non si prende in
cura la persona.
Da tempo provo a raccogliere testimonianze, semplicemente
verbali e/o di esperienze dirette attraverso l’attività di volontariato come
Clown Dottore, ma sempre più mi sono reso conto che il raccontarsi, e lo
scrivere e/o invogliare a raccontarsi, attraverso non lo schema di un “diario
clinico” ma attraverso lo schema della fiaba, nello stesso tempo contestualizza
e rende partecipe il soggetto e lo aiuta a pensare in positivo, nella sostanza
che ce la si può fare. Insomma, una “Re iscrizione delle credenze” come
sostiene Bruce Lipton nel suo libro la “Biologia delle Credenze”
In questo caso nell’esplorazione dei simboli e dei
significati ci possiamo far aiutare (integrando) i sei passi del FOCUSING di
Gendelin. Attraverso i sei passi della sensazione sentita, un po’ come intervistare il corpo, siamo noi
a parlare e rispondere ma è il nostro corpo a ri-scrivere la nostra fiaba. In
alcuni casi li ho provati quando mi trovavo come Clown Dottore a fianco di
persone adulte ammalate e mi sono reso conto, che è uno strumento di “ascolto
interiore” potentissimo e che certamente portava sollievo e aiuta, inserito
anche in comica terapia (ridere di se, nel paradosso), quest’approccio aiuta la
persona a superare gli schemi mentali che la stessa malattia ha indotto
(l’effetto e sempre prima della causa), avendo più coscienza e consapevolezza
del proprio stato. Credo che questa modalità di ascolto possa diventare un
mezzo potentissimo per sostenere un positivo processo di guarigione.
Insomma METTERSI IN CERCHIO in tutti gli ambienti e
luoghi riformulerebbero gli stessi vissuti. Le parole come proteine, il
verbale come il sentire la metafora della malattia stessa,
e quindi più che curare la malattia ci si prenderebbe cura come persona.
Mi ero posto sempre il problema di raccogliere alcune
testimonianze scritte ma chiaramente questa cosa cozza con le intenzioni che il
cerchio impone e che resta la riservatezza sui vissuti.
Per questo custodisco sempre queste cose che ho raccolto
nei cerchi nella mia “biblioteca dell’anima”.
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