Carissimo
Mercuzio,
angelo
mio, lo so è un po’ che non ti chiamo perché? Boh! Diciamo che ho tenuto un po’
da fare in questi “attimi” sono andato come al solito alla ricerca di me e mi
sono imbattuto nella mia coscienza.
Beh ti è andata bene! Molti altri più intuitivi di te hanno
speso una vita di studi e di analisi e non hanno avuto l’onore o l’onere
di averla incontrata .Il più di tutti che ci è andato vicino nel suo racconto è stato un certo Pirandello siciliano di nascita e di convinzione. Ha
spinto sino al virtuosismo l’analisi della scissione dell’io, ha descritto il
prodursi di personalità sdoppiate o multiple, esercitando il dubbio iperbolico
nel trattare le fratture e le
deformazioni psichiche. Ha sperimentato le configurazioni della coscienza scissa
di un individuo simultaneamente o alternativamente sedotto dalla
tranquillizzante sicurezza di essere “uno” , dall’angoscia e dallo sconcerto di essere “centomila” e dal sollievo derivante
dall’ascetica decisione di azzerarsi per
essere “nessuno”.
Sai
Mercuzio, più che sperimentare "configurazioni" ho sperimentato "scofigurazioni spazio temporali" e ho trovato un sacco di persone che mi hanno detto una cosa che al dire il vero non mi convince molto: “la
coscienza non ci appartiene ma ci possiamo solo accedere” , e poi figurati
mi hanno pure detto che io non sono io, ma solo una parte della coscienza, e
che quando sto insieme ad un altro clown, e siamo uno più uno ma sempre uno fa, e
potremo alla fine anche essere mille clown, che sempre uno fa. Ma, allora io non
esisto, e non ho coscienza, e gli altri non esistono e non hanno coscienza, avevo ragione io a sconfigurarmi allora?
La confusione tra voi mortali è al massimo della sopportabilità ,ma quello che più mi preoccupa è che i ciarlatani , “i vù cumprà” e i sofisti del Logos nei momenti di crisi crescono a grappoli e non solo sugli alberi. Socrate ci ha rimesso le penne solo per cercare di farli ragionare confidando nella “ironia” come smascheramento dei paralogismi, dei sofismi, degli antilogismi……tutte forme errate del funzionamento cerebrale e linguistico umano. Un esempio: un clown è incosciente, Nanosecondo è un Clown……Nanosecondo è incosciente! Bisogna uscire dai labirinti delle parole e restare comunque nella realtà effettuale. Il mio “Masto”, sempre con rispetto parlando, perché ultimamente mi ha rivelato di essere in confusione o depressione proprio per i vostri comportamenti mentali e non solo politici, già ‘ab initio’ vi aveva liberamente dotati di una logica delle passioni distinta da quella della ragione e che ciascuno di voi è necessitato a oscillare liberamente e responsabilmente tra questi due poli della personalità. Riteneva che per un miglior uso della propria libertà l’umano doveva caratterizzarsi come Homo duplex piuttosto che come Homo siplex. Il tuo problema parafilosofico è di “essere indeciso …a tutto”.
Ma
a me mi avevano detto che dovevo essere "triplex" ...ora con questa vecchia storia del "duplex" mi potrei pure arrangiare.... ma ci staremo stretti... non credi? E, poi se non esiste la mia e la loro di coscienza quante ne esistono, una, due o tre oppure milioni di milioni?
..ancora “una, centomila……nessuna”? Ma
quel povero uomo almeno sapeva di essere
a teatro e di rappresentare una
“maschera”….. e il dramma superficiale della esistenza moderna“ come sopportare in
me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo?
Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in
me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?» Il tuo problema sei tu
che hai ancora questa infantile in genuinità di pensare che per “conoscere sé stessi” bisogna cercarlo nell’amore per
“altri” sia unica di genere
femminile sia tante
universalmente e metafisicamente
umane. E’ già un bel fardello cercare di aver coscienza noi stessi
il resto lasciamolo ai poeti che
non hanno l’obbligo conoscitivo ed etico di distinguere tra sogno e realtà, tra
finzione e verità .
Sai
mi sono chiesto a questo punto ma allora io insieme agli altri sono più
coscienza, ma se sempre è una la coscienza e allora anche io sono tutto...E di
che?
«Se l'uno sarà identico a sé stesso,
non sarà uno con sé stesso e così, pur essendo uno, non sarà uno. Ma questo è
certamente impossibile. Dunque è anche impossibile per l'uno o essere diverso
da altro o essere identico a sé stesso.» (Platone, Parmenide 139e1-4)
Come vedi già Platone in questo dialogo della vecchiaia si poneva il problema vecchio ed eterno , come usate dire voi mortali quando siete in ‘impasse esistenziale’, del “monos” uno e dei “polloi” molti. Molte sono le difficoltà incontrate nella discussione, io te ne riporto a mò d’esempio una. La prima difficoltà riguarda la partecipazione (mètexis) dell'idea con l'oggetto sensibile: «ciascun oggetto che partecipa [di un'idea] partecipa dell'intera idea o di una parte»? Socrate tenta un paragone con il giorno, che pur essendo uno illumina varie terre, e con un lenzuolo che copre molti uomini. Tuttavia, il lenzuolo non potrà essere per intero su ciascun uomo, ma solo per una sua parte. Se ne deduce che anche l'idea dovrà essere divisa in tante parti, quante gli oggetti che ne partecipano.
Come vedi già Platone in questo dialogo della vecchiaia si poneva il problema vecchio ed eterno , come usate dire voi mortali quando siete in ‘impasse esistenziale’, del “monos” uno e dei “polloi” molti. Molte sono le difficoltà incontrate nella discussione, io te ne riporto a mò d’esempio una. La prima difficoltà riguarda la partecipazione (mètexis) dell'idea con l'oggetto sensibile: «ciascun oggetto che partecipa [di un'idea] partecipa dell'intera idea o di una parte»? Socrate tenta un paragone con il giorno, che pur essendo uno illumina varie terre, e con un lenzuolo che copre molti uomini. Tuttavia, il lenzuolo non potrà essere per intero su ciascun uomo, ma solo per una sua parte. Se ne deduce che anche l'idea dovrà essere divisa in tante parti, quante gli oggetti che ne partecipano.
Senti
Mercuzio, a questo punto non ci capisco
più niente, ma se io sono io e sono tutto perché non vado d’accordo con tutti, e tutto mi sembra sfugge?
E meno male! Prova a metterti dalla
parte di “uno” di quel tutto che giustamente
e liberamente ti sfugge …il
problema si allarga all’infinito o
meglio “a spirale” come dice il nostro saggio amico fisico-filosofo napoletano.
Il tuo “scienziatissimo e micissimo Renatino. A spirale e non lineare o a cerchio come ancora il tuo pensare funziona. Ogni punto della spirale o della
vita non ha un fine o una fine o un ritorno eterno ed uguale ma ogni momento di
questo viaggio a spirale ha un senso in
sé sia che si vada all’insù, sia che si
vada all’in giù, e non ci è dato sapere o impaurirci se si allarga o si
ristringe nel tempo e nello spazio ….anche con la metafora del labirinto e del
bosco c’è un uscita da ricercare
e questo crea ansia e rinuncia …e
questo umanamente è male…..ma basta così per ora!
Figurati
che mi ero fatto pure la moto del tempo per cercare di acchiapparla la mia
coscienza, "sconfigurandomi nello spazio temporale" ma fino adesso mi ero solo illuso di esserci riuscito, e così mi sono venduto la moto del tempo!
Ecco il tuo errore ….la moto del tempo tu non te la dovevi vendere....e per quanto poi per un misero euro..... con i tempi che corrono.....sempre dettato dalla tua
benevolenza e assieme dalla tua
incostanza mediterranea. Certo lo so la tua moto del tempo tu l’avevi indirizzata in viaggio “nel tempo esterno”, poi ultimamente ti hai pure ….viaggiato nel ..”Regno del tempo all’incontrario”... degli uomini e delle
loro storie complicate e complesse. La
dovevi prima di tutto indirizzare “dentro di te…in interiore homini est veritas”! Sai quanti poeti e quanti
scrittori hanno raccontato questo
viaggio in pagine di una intuizione e
una intensità da restare senza fiato. Un mio amico, immortale come me, ha scritto “un viaggio nel tempo
immobile” E gli racconta, immaginando per educare i mortali,
di Alessandro Magno che viaggia
al contrario nel tempo rivivendo a rovescio la vita e sentendo sempre la stessa
ossessiva noia di vivere; di Ferdinand
De Saussure che risolve un intricato
caso di omicidio con l'ausilio della linguistica; di un uomo che dice di chiamarsi Sancho Panza
insegue e uccide Cervantes; Ulisse, dopo aver combattuto una guerra epica e
immensa, esita a piegarsi all'ordinaria felicità che ha a portata di mano... È
la voce del narratore atipico, un
immortale come sono gli angeli che
conosce segreti particolari e affascinanti, a raccontare queste storie,
svelandoci l'altra faccia delle cose, quella nascosta dietro i fatti, i miti,
gli infelici destini di uomini ormai leggendari. Dieci viaggi fuori dal tempo
scritti con un linguaggio veloce e denso, con un ritmo da ballata, dieci
vicende impossibili se misurate col metro della logica, ma attraversate da una
verità umana più intima e profonda.
E, va beh! Mo gli chiedo a Bullone se me la ridà la moto. Certo
dovrei inventarmi anche qualcos’altro adesso, per andare più veloce della luce più veloce del
pensiero. Un qualcosa che addirittura mi facesse staccare dai pensieri. Mi ha detto il mio scienziatissimo e
micissimo Renatino che solo l’amore riesce a fare questa cosa, ma pure questa mi sembra che mi scappi sempre? O mi
devo fermare e aspettare che passi, come diceva un amico mio di tanti anni fà...si chiamava Max?
Il nostro saggio e carissimo
“scienziatissimo e micissimo Renatino” fa bene a metterti in
guardia “dai pensieri” anche se poi
anche lui spesso si fa ammaliare dalla sua ninfa “partenope” scegliendo liberamente di
togliersi i tappi di cera dalle orecchie. Debolezza e forza che sono l’essenza dei mortali a cui va l’invidia degli stessi
Dei proprio per questa loro capacità, piacere e sofferenza di amare nello
stesso tempo. L’amore esiste ed è piacevole proprio per questo su vezzo di
scappare e tu te ne fai un cruccio?
Qual
è 'l geomètra che tutto s'affige
per
misurar lo cerchio, e non ritrova,pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
Ti ricordi agli inizia anche tu eri afflitto dall’ansia di “misurar lo cerchio” ed
io gentilmente cercavo di dissuaderti e poi da solo, dopo prove ed errori”, ti sei infilato nel “cul de sac” della realtà
effettuale e ti sei ritrovato “ab initio” e imballato nei problemi della “coscienza “ e
nella paura della sua perdita” che è nella intrigante,piacevole e dolorosa
posta in gioco della vita
dei mortali. Ma tutto qua…..
Insomma
io mi sono convinto che io la coscienza non la tengo e che devo perdere la
speranza di trovarla ma tutto poi se è vero che c’è e che tutto ciò che è, è
coscienza, allora la coscienza si muove ma se a volte mi è sembrata di
acchiapparla poi non me la sono più ritrovata.
La parola
“io”, cosciente o non , è un contenitore
multiforme, una specie di Proteo, divinità inafferrabile inafferrabile e
desiderabile, quando lo definiamo appunto “in toto” o riguarda i “tutto” di
uomini ,cose naturali e ideali. In realtà usiamo questa parola per cercare di
sbarazzarci di qualcosa che non ci piace, e che vediamo nell’altro o in noi
stessi. In sostanza, stiamo giudicando uno o più aspetti psichici che abbiamo
soffocato o rinnegato quando eravamo bambini. Può trattarsi dell’arroganza,
dell’egoismo, dell’espansività, del menefreghismo o del controllo… infatti
ognuno di noi crescendo ha messo da parte alcuni aspetti, a favore di altri,
con cui siamo identificati e che ci fanno sentire comodi. Se abbiamo fatto dei
percorsi di crescita, può essere che anche le nostre vecchie
identificazioni finiscano per essere giudicate “io ” cosciente : siamo
stati troppo nel controllo (e ora vogliamo imparare a fluire nella vita),
oppure siamo stati troppo razionali (e ora vogliamo scoprire la nostra
intuizione, creatività …..); siamo stati troppo cauti (e ora vogliamo scoprire
la fiducia nell’Universo mondo e nel Tutto Umano)… e così via. Siamo spinti a
pensare di essere “intrappolati nell’ io”, che non ne riconosciamo il
senso e che ora vogliamo vedere la luce
alla fine del tunnel, senza renderci conto che ci stiamo intrappolando… in
altre zone dell’”io” cosciente o alla
ricerca della coscienza! “C’est la vie …mon ami” ed è dolorosamente meravigliosa,
complicata e intrigante!
Tu,
angelo mio, che ne pensi di questa storia della coscienza? Io penso , e mi
hanno detto pure che fin quando penso non ho coscienza e che solo quando smetto
di pensare posso arrivare alla mia coscienza ma allora è un po’ quando penso
che è meglio stare davanti ad un tramonto, che nel traffico?Però poi penso che
pure il traffico di Napoli ha la sua bellezza. Che sia questa la mia coscienza,
un ingorgo? O essere capaci di testimoniare la bellezza sempre?
Anche un ingorgo psichico o materiale può essere bello o
brutto. Dipende dallo stato del tuo animo….Orazio rispetto alla
imprevedibilità e bellezza della vita
umana scriveva poeticamente “ Quid voles? Est hic ( ognuno mette la sua città e i suoi ingorghi) est Ulubris…….nisi deficias animo aequo” se
non ti manca l’ordine nell’animo…..un “ordo amoris” che non sia sempre diverso, provvisori…..mai definitivo ...
Ma
allora la mia coscienza non è un ingorgo universale ..una sconfigurazione spazio temporale....ma un granello di sabbia
che sta in un “ordine soggettivo” che è la spiaggia. Si “il centro dinamico di
me clown e mortale in mezzo ad altri mortali, come un granello di sabbia, sulla spiaggia! …..Mitica
sta storia Mercuzio, della coscienza mò ho capito, tutto ..o quasi, grazie Mercuzio, ti sono grato per il tuo richiamo ad “ordo amoris”, ....agli “ordini dell’amore”
.....si quello assoluto e universale di un granello di sabbia che sta li come una goccia sta al suo oceano, capace di strutturare l’intera realtà «dal
granello di sabbia, o goccia di mare fino ad arrivare a Dio, perchè ognuno di noi è una parte di esso»…....spero adesso di non cadere più in
contraddizione con il mio “io, anzi io, sono te!
Io sono un granello di sabbia sulla spiaggia, una goccia del mio ..mare.
Io sono un granello di sabbia sulla spiaggia, una goccia del mio ..mare.
(Dialogo
immaginifico tra l’angelo custode Mercuzio e il Clown Nanosecondo)
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