sabato 11 febbraio 2012

LA COSCIENZA DI NANOS dialoga con Mercuzio


Carissimo Mercuzio,

angelo mio, lo so è un po’ che non ti chiamo perché? Boh! Diciamo che ho tenuto un po’ da fare in questi “attimi” sono andato come al solito alla ricerca di me e mi sono imbattuto nella mia coscienza.


Beh ti è andata bene! Molti altri  più intuitivi di te  hanno  speso una vita di studi e di analisi e non hanno avuto l’onore o l’onere di averla incontrata .Il più di tutti che ci è andato vicino nel suo racconto  è stato un certo Pirandello  siciliano di nascita e di convinzione. Ha spinto sino al virtuosismo l’analisi della scissione dell’io, ha descritto il prodursi di personalità sdoppiate o multiple, esercitando il dubbio iperbolico nel trattare le fratture e   le deformazioni psichiche. Ha sperimentato le configurazioni della coscienza scissa di un individuo simultaneamente o alternativamente sedotto dalla tranquillizzante sicurezza di essere “uno” , dall’angoscia  e dallo sconcerto di essere  “centomila” e dal sollievo derivante dall’ascetica  decisione di azzerarsi per essere “nessuno”.

Sai Mercuzio, più che sperimentare "configurazioni" ho sperimentato "scofigurazioni spazio temporali" e ho trovato un sacco di persone che mi hanno detto una cosa che al dire il vero non mi convince molto: “la coscienza non ci appartiene ma ci possiamo solo accedere” , e poi figurati mi hanno pure detto che io non sono io, ma solo una parte della coscienza, e che quando sto insieme ad un altro clown, e siamo uno più uno ma sempre uno fa, e potremo alla fine anche essere mille clown, che sempre uno fa. Ma, allora io non esisto, e non ho coscienza, e gli altri non esistono e non hanno coscienza, avevo ragione io a sconfigurarmi allora?

La confusione tra voi mortali è al massimo della sopportabilità ,ma quello che più mi preoccupa  è che i ciarlatani  , “i vù cumprà”  e i sofisti  del Logos nei momenti  di crisi  crescono a grappoli e non solo sugli alberi. Socrate ci ha rimesso le penne  solo per cercare di farli ragionare  confidando nella “ironia” come  smascheramento dei  paralogismi, dei sofismi, degli antilogismi……tutte forme errate del funzionamento  cerebrale e linguistico umano. Un esempio: un clown  è incosciente, Nanosecondo è un Clown……Nanosecondo è incosciente! Bisogna uscire dai labirinti delle parole  e restare comunque nella realtà effettuale. Il mio “Masto”, sempre con rispetto parlando, perché ultimamente  mi ha rivelato di essere in confusione o depressione  proprio per i vostri comportamenti mentali  e non solo politici, già ‘ab initio’ vi aveva liberamente dotati di  una logica delle passioni distinta da quella della ragione e che ciascuno di voi è necessitato a oscillare  liberamente e responsabilmente tra questi due poli della personalità. Riteneva che per un miglior uso della propria libertà l’umano  doveva  caratterizzarsi come Homo duplex piuttosto che come Homo siplex. Il tuo problema parafilosofico è di “essere indeciso …a tutto”.

Ma a me mi avevano detto che dovevo essere "triplex" ...ora con questa vecchia storia del "duplex" mi potrei pure arrangiare.... ma ci staremo stretti... non credi? E, poi se non esiste la mia e la loro di coscienza quante ne esistono, una, due o tre oppure milioni di milioni?


..ancora “una, centomila……nessuna”? Ma quel povero uomo  almeno sapeva di essere a teatro  e di rappresentare una “maschera”….. e il dramma  superficiale  della esistenza moderna“ come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?» Il tuo problema  sei tu  che hai ancora  questa  infantile in genuinità  di pensare che per  “conoscere sé stessi”  bisogna cercarlo nell’amore  per  “altri” sia  unica di genere femminile  sia  tante  universalmente  e metafisicamente umane. E’ già un bel  fardello  cercare di aver coscienza  noi stessi  il resto lasciamolo ai poeti  che non hanno l’obbligo conoscitivo ed etico di distinguere tra sogno e realtà, tra finzione e verità .

Sai mi sono chiesto a questo punto ma allora io insieme agli altri sono più coscienza, ma se sempre è una la coscienza e allora anche io sono tutto...E di che?   

«Se l'uno sarà identico a sé stesso, non sarà uno con sé stesso e così, pur essendo uno, non sarà uno. Ma questo è certamente impossibile. Dunque è anche impossibile per l'uno o essere diverso da altro o essere identico a sé stesso.» (Platone, Parmenide 139e1-4)
Come vedi già Platone in questo dialogo della vecchiaia si poneva   il problema vecchio ed eterno , come usate dire voi mortali quando siete in ‘impasse  esistenziale’,   del “monos” uno  e dei “polloi” molti. Molte sono le difficoltà incontrate nella discussione, io te ne riporto a mò d’esempio una. La prima difficoltà riguarda la partecipazione (mètexis) dell'idea con l'oggetto sensibile: «ciascun oggetto che partecipa [di un'idea] partecipa dell'intera idea o di una parte»? Socrate tenta un paragone con il giorno, che pur essendo uno illumina varie terre, e con un lenzuolo che copre molti uomini. Tuttavia, il lenzuolo non potrà essere per intero su ciascun uomo, ma solo per una sua parte. Se ne deduce che anche l'idea dovrà essere divisa in tante parti, quante gli oggetti che ne partecipano.



Senti Mercuzio,  a questo punto non ci capisco più niente, ma se io sono io e sono tutto perché non vado d’accordo con tutti, e tutto mi sembra sfugge?



E meno male! Prova a metterti dalla parte di “uno” di quel tutto che giustamente  e liberamente  ti sfugge …il problema si allarga  all’infinito o meglio “a spirale” come dice il nostro saggio amico fisico-filosofo napoletano. Il tuo “scienziatissimo e micissimo Renatino. A spirale e non lineare o a cerchio  come ancora il tuo pensare  funziona. Ogni punto della spirale o della vita non ha un fine o una fine o un ritorno eterno ed uguale ma ogni momento di questo viaggio a spirale  ha un senso in sé  sia che si vada all’insù, sia che si vada all’in giù, e non ci è dato sapere o impaurirci se si allarga o si ristringe nel tempo e nello spazio ….anche con la metafora del labirinto e del bosco  c’è un uscita  da ricercare  e questo crea ansia e rinuncia  …e questo umanamente è male…..ma basta così per ora!

Figurati che mi ero fatto pure la moto del tempo per cercare di acchiapparla la mia coscienza, "sconfigurandomi nello spazio temporale" ma fino adesso mi ero solo illuso di esserci riuscito, e così mi sono venduto la moto del tempo!


Ecco il tuo errore ….la moto del tempo tu non te la dovevi vendere....e per quanto poi per un misero euro..... con i tempi che corrono.....sempre dettato dalla tua benevolenza e assieme dalla tua incostanza mediterranea. Certo lo so la tua moto del tempo tu l’avevi  indirizzata in viaggio  “nel tempo esterno”, poi ultimamente ti hai pure ….viaggiato nel ..”Regno del tempo all’incontrario”... degli uomini e delle loro storie  complicate e complesse. La dovevi  prima di tutto indirizzare  “dentro di te…in interiore homini  est veritas”! Sai quanti poeti e quanti scrittori hanno raccontato  questo viaggio  in pagine di una intuizione e una intensità da restare senza fiato. Un mio amico, immortale  come me, ha scritto “un viaggio nel tempo immobile”  E gli  racconta, immaginando per educare  i mortali,  di Alessandro Magno che  viaggia al contrario nel tempo rivivendo a rovescio la vita e sentendo sempre la stessa ossessiva noia di vivere; di  Ferdinand De Saussure che  risolve un intricato caso di omicidio con l'ausilio della linguistica; di  un uomo che dice di chiamarsi Sancho Panza insegue e uccide Cervantes; Ulisse, dopo aver combattuto una guerra epica e immensa, esita a piegarsi all'ordinaria felicità che ha a portata di mano... È la voce del  narratore atipico, un immortale  come sono gli angeli che conosce segreti particolari e affascinanti, a raccontare queste storie, svelandoci l'altra faccia delle cose, quella nascosta dietro i fatti, i miti, gli infelici destini di uomini ormai leggendari. Dieci viaggi fuori dal tempo scritti con un linguaggio veloce e denso, con un ritmo da ballata, dieci vicende impossibili se misurate col metro della logica, ma attraversate da una verità umana più intima e profonda.


E, va beh! Mo gli chiedo a Bullone se me la ridà la moto. Certo dovrei inventarmi anche qualcos’altro adesso, per andare più veloce della luce più veloce del pensiero. Un qualcosa che addirittura mi facesse staccare dai pensieri. Mi ha detto il mio scienziatissimo e micissimo Renatino che solo l’amore riesce a fare questa cosa, ma pure questa mi sembra che mi scappi sempre? O mi devo fermare e aspettare che passi, come diceva un amico mio di tanti anni fà...si chiamava Max?


Il nostro saggio e  carissimo  “scienziatissimo e micissimo Renatino” fa bene a metterti in guardia  “dai pensieri” anche se poi anche lui spesso  si fa ammaliare  dalla sua ninfa  “partenope” scegliendo liberamente di togliersi i tappi di cera dalle orecchie. Debolezza e forza  che sono l’essenza  dei mortali a cui va l’invidia degli stessi Dei proprio per questa loro capacità, piacere e sofferenza di amare nello stesso tempo. L’amore esiste ed è piacevole proprio per questo su vezzo di scappare e tu te ne fai un cruccio?


Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Ti ricordi  agli inizia anche tu eri  afflitto dall’ansia di “misurar lo cerchio” ed io gentilmente cercavo di dissuaderti e poi  da solo, dopo prove ed errori”, ti sei  infilato nel “cul de sac” della realtà effettuale e ti sei ritrovato “ab initio” e  imballato nei problemi della “coscienza “ e nella paura della sua perdita” che è nella intrigante,piacevole e dolorosa posta in  gioco  della vita  dei mortali. Ma tutto qua…..

Insomma io mi sono convinto che io la coscienza non la tengo e che devo perdere la speranza di trovarla ma tutto poi se è vero che c’è e che tutto ciò che è, è coscienza, allora la coscienza si muove ma se a volte mi è sembrata di acchiapparla poi non me la sono più ritrovata.


La parola “io”, cosciente  o non , è un contenitore multiforme, una specie di Proteo, divinità inafferrabile inafferrabile e desiderabile, quando lo definiamo appunto “in toto” o riguarda i “tutto” di uomini ,cose naturali e ideali. In realtà usiamo questa parola per cercare di sbarazzarci di qualcosa che non ci piace, e che vediamo nell’altro o in noi stessi. In sostanza, stiamo giudicando uno o più aspetti psichici che abbiamo soffocato o rinnegato quando eravamo bambini. Può trattarsi dell’arroganza, dell’egoismo, dell’espansività, del menefreghismo o del controllo… infatti ognuno di noi crescendo ha messo da parte alcuni aspetti, a favore di altri, con cui siamo identificati e che ci fanno sentire comodi. Se abbiamo fatto dei percorsi di crescita, può essere che anche le nostre vecchie  identificazioni finiscano per essere giudicate “io ” cosciente : siamo stati troppo nel controllo (e ora vogliamo imparare a fluire nella vita), oppure siamo stati troppo razionali (e ora vogliamo scoprire la nostra intuizione, creatività …..); siamo stati troppo cauti (e ora vogliamo scoprire la fiducia nell’Universo mondo e nel Tutto Umano)… e così via. Siamo spinti a pensare di essere “intrappolati nell’ io”, che non ne riconosciamo il senso  e che ora vogliamo vedere la luce alla fine del tunnel, senza renderci conto che ci stiamo intrappolando… in altre zone dell’”io” cosciente  o alla ricerca della coscienza! “C’est la vie …mon ami” ed è dolorosamente meravigliosa, complicata  e intrigante!


Tu, angelo mio, che ne pensi di questa storia della coscienza? Io penso , e mi hanno detto pure che fin quando penso non ho coscienza e che solo quando smetto di pensare posso arrivare alla mia coscienza ma allora è un po’ quando penso che è meglio stare davanti ad un tramonto, che nel traffico?Però poi penso che pure il traffico di Napoli ha la sua bellezza. Che sia questa la mia coscienza, un ingorgo? O essere capaci di testimoniare la bellezza sempre?

Anche un ingorgo  psichico o materiale può essere bello o brutto. Dipende dallo stato del tuo animo….Orazio rispetto alla imprevedibilità  e bellezza della vita umana scriveva poeticamente “ Quid voles? Est hic ( ognuno mette  la sua città e i suoi ingorghi)  est Ulubris…….nisi deficias animo aequo” se non ti manca l’ordine nell’animo…..un “ordo amoris” che non sia sempre  diverso, provvisori…..mai definitivo ...

Ma allora la mia coscienza non è un ingorgo universale ..una sconfigurazione spazio temporale....ma un granello di sabbia che sta in un “ordine soggettivo” che è la spiaggia. Si “il centro dinamico di me clown e mortale in mezzo ad altri mortali, come un granello di sabbia, sulla spiaggia! …..Mitica sta storia Mercuzio, della coscienza mò ho capito, tutto ..o quasi, grazie Mercuzio, ti sono grato per il tuo richiamo ad “ordo amoris”, ....agli “ordini dell’amore” .....si quello assoluto e universale di un granello di sabbia che sta li come una goccia sta al suo oceano, capace di strutturare l’intera realtà «dal granello di sabbia, o goccia di mare fino ad arrivare a Dio, perchè ognuno di noi è una parte di esso»…....spero adesso di non cadere più in contraddizione con il mio “io, anzi io, sono te!

Io sono un granello di sabbia sulla spiaggia, una goccia del mio ..mare.


(Dialogo immaginifico tra l’angelo custode Mercuzio e il Clown Nanosecondo)


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