Talvolta si incontrano persone con grande spessore nel dare alla comunità, e poi distanti emotivamente dai propri cari, non attenti magari all'esigenza del piccolo di farsi due tiri a pallone, della grande di andare per centri commerciali (!!!!), del medio di raccontarti che ha fatto a scuola e perchè ha litigato con l'amichetto. E così via.
I bambini vogliono presenza.
Capiranno dopo, forse, l'importanza dell'attività del genitore all'interno della comunità, ma al momento, nel loro qui ed ora,
accumuleranno molto desiderio insoddisfatto, e dunque mancanza, rabbia.
La mia personale opinione?
Che bisogna stare più tempo con i figli, anche facendo scelte importanti, come un part time lavorativo (quando lo si può sostenere economicamente), o la rinuncia a un ulteriore impegno.
Non c'è che da guadagnarci: i bambini ci fanno ridere, ci toccano, soddisfano alla nostra voglia di coccole, sedano i bisogni oblativi. Credo che si possa, al contempo, dare alla comunità anche se non si ha una posizione di attivista, ma con la consapevolezza e la capacità critica e di azione verso quello che succede.
L'impegno per il bene comune può essere perseguito anche nel proprio piccolo, perchè ogni volta che facciamo le piccole cose di ogni giorno con amore, noi stiamo mettendo il bene nell'esistenza. Quello che esce da noi lo diamo all'esistenza, e l'esistenza lo smista.
Con i nostri cuccioli dovremmo giocare e rotolarci un pò di più. L'esistenza ha bisogno anche di pozzanghere, di ginocchia sbucciate e di carezze.
Quello che non abbiamo risolto da bambini, i drammi a cui non abbiamo dato voce, il copione che abbiamo adottato inconsapevolmente perchè era quello che ci consentiva di raccogliere carezze (anche le percosse sono carezze, in questo caso negative, perchè ogni carezza dice all'altro: io ti riconosco. ci sei), ebbene, tutto questo ce lo portiamo inesorabilmente addosso in ogni momento.
D'altro canto non potrebbe non essere così: il centro dell'albero c'è e rimane, e gli altri cerchi si aggiungono via via. Così noi abbiamo contemporaneamente tutte le età, non solo quella attuale. Focalizzando l'attenzione sull'atteggiamento di chi dà solo alla comunità, misconoscendo i bisogni affettivi dei propri cari, è evidente che c'è qualcosa che non torna, a volte può essere un bisogno di potere sublimato, o un senso di inferiorità inaccettabile, o la paura di relazioni di intimità (intimus, vicino).
O può essere tanto altro. Ognuno nel fondo della propria interiorità ha nascosto il bambino che è stato, e tutto quello che non gli consente di dire, non lo può accettare neanche dai bambini che ha generato.
Ognuno sa qual è la propria esperienza, ognuno sa come sta al mondo, chi mai può sindacare sull'una o sull'altra posizione? Anche nella stessa psicoterapia, si costruisce piano piano una ricerca di senso, una narrazione che colori i gesti, le decisioni, le mancanze, gli slanci, spesso accettando di restare senza vincitori nè vinti.
Ho avuto gli ultimi due anni pieni di cose, esperienze, affetti cari con cui ho condiviso belle storie.Ma non è sempre stato così, l'anno precedente ho avuto mio padre che aveva bisogno di ogni cosa, e io sono felice di esserci stata fino a quando ho raccolto il suo ultimo respiro, che tramite me lui ha donato all'esistenza. Ho scritto tanto in quell'anno e ho partecipato a poche o nessuna manifestazione, iniziativa ecc., ma credo di aver ugualmente contribuito al bene comune, né più né meno di questi due anni pienissimi.
Quando bisogna fermarsi, bisogna fermarsi. E anche così esserci, dare, offrire anche i propri sacrifici all'esistenza.
L'esistenza sempre tutto smista, e ridà, e ricompone.
di Carmela Longo - donna, mamma e clown Caramella
http://www.giulemanidaibambini.org/stampa/glm_rassegnastampa__524.pdf
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